Frances Alina: “La musica per me è un rifugio e uno sfogo”

A tu per tu con la giovane artista romana, impegnata con la promozione del suo ultimo singolo “Nomentana”, composta a quattro mani con Zibba

Frances Alina:
Spazio Emergenti: Frances Alina si racconta ai lettori di Musica361, approfondiamo la sua conoscenza

Racconta le sue fragilità e il modo in cui ha superato le proprie difficoltà Frances Alina Ascione, talentuosa artista nata negli Stati Uniti ma cresciuta nel nostro Paese. Una passione per la musica trasmessa per via materna, espressa con grande determinazione in tutte le sue esperienze professionali, tra cui la partecipazione alla quarta edizione italiana di The Voice e la presenza fissa nel programma Radio2 Social Club con Luca Barbarossa. In occasione del lancio discografico di “Nomentana” (distribuito da Believe Digital per la label Platonica), abbiamo incontrato per voi la giovane cantante per scoprire le sensazioni e il suo attuale stato d’animo.

Ciao Frances, partiamo dal tuo nuovo singolo, com’è nato e cosa rappresenta per te?
Ciao! “Nomentana” nasce dall’incontro alquanto casuale con Zibba, il quale si è rivelato un grande artista con cui collaborare e da cui imparare, ma sopratutto un amico. Ci siamo incontrati con l’intento di fare tutt’altro e a sorpresa in poche ore è uscita fuori questa canzone. È nata in modo molto naturale perché è partito tutto da una chiacchierata sincera e confidenziale, che abbiamo poi messo in musica.

C’è una veste precisa che avete voluto donare al pezzo a livello di sound?
A dire il vero non ci abbiamo pensato molto. Sicuramente siamo partiti entrambi con l’idea di rimanere nel mondo “Black” e di fare qualcosa che fosse molto minimale, però il mood e il sound un po’ scuro sono venuti fuori da sé, man mano che scrivevamo strofe e ritornello.

Quale stato d’animo esprime il testo della canzone?
“Nomentana” esprime un chiaro senso di disagio e inadeguatezza. Stato d’animo che personalmente provo un po’ da sempre in molte circostanze, da quando sono bambina, essendo piuttosto timida e riservata. Negli ultimi anni questa sensazione si è decisamente accentuata, specialmente da quando lavoro nel mondo dello spettacolo, dove le aspettative sono alte e l’apparenza e la sicurezza giocano un ruolo importantissimo. In una società che si misura in “like”, dominata dall’ostentazione e dalla fame di approvazione, essere interessanti è diventata una regola, una cosa assolutamente normale. Ora tutti, principalmente tramite i social, riescono a sembrare quotidianamente “speciali”. Ecco, spesso in questa situazione sento di non avere nulla di importante da dire.

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Frances Alina Ascione

Con quale spirito ti affacci al mercato e come valuti il livello generale dell’attuale settore discografico?
Sinceramente dopo varie peripezie che ho avuto nel mio percorso e diversi errori commessi, sono alquanto disillusa ma fortunatamente serena. Voglio solo fare cose che mi divertono e che mi rappresentano, con persone che mi stimolino, senza grandi aspettative. Sto lavorando molto ultimamente e mi sento fortunata nel mio piccolo. Per quanto riguarda il panorama discografico italiano attuale, posso dire che mi fa molto piacere constatare che la musica e le produzioni indipendenti stiano facendo da contraltare al meccanismo dei talent (che da anni domina e monopolizza la discografia italiana) e si stiano creando uno spazio stabile e strutturato nel settore, che diversamente sarebbe alquanto arido.

Nonostante la tua giovanissima età, di palchi ne hai calcati veramente tanti. Quanto conta davvero la parola “gavetta” oggi?
Ovviamente penso sia fondamentale. Da subito ho iniziato a fare molti live nei club e nelle piazze, che sono stati la mia scuola e la mia palestra. Però, posso dire di aver trascurato per molto tempo il lavoro in studio e su me stessa, o meglio non ci ho creduto molto. Al giorno d’oggi i ragazzi sono molto fortunati perché con la tecnologia e i mezzi di comunicazione che esistono possono esprimersi al massimo ed esporsi facilmente. Ovviamente tutto questo deve essere coniugato al lavoro e al contatto fisico con le persone e il pubblico.

Tra l’esperienza televisiva di The Voice e quella radiofonica di “Radio 2 Social Club”, in quale ti sei sentita maggiormente a tuo agio?
Sicuramente il mio lavoro a Radio2 è fantastico! È un ambiente bellissimo. Davvero. Il programma è avanti anni luce, valorizza al massimo una cosa che a volte sembra quasi antica: la musica live. So per certo che tre anni fa non sarei stata capace di affrontare questa esperienza. C’è un tempo per tutto. Per quanto riguarda The Voice posso dire che mi ha dato tanto, l’ho apprezzato tantissimo e mi sono divertita. È stata un’esperienza molto formativa, che mi ha dato anche visibilità. Tornando indietro lo rifarei, anche se non ho mai amato i talent e penso che a volte potrebbero essere molto pericolosi.

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L’artista è attualmente in rotazione radiofonica con il singolo “Nomentana”

Qual è la lezione più grande che hai appreso dalla musica?
È una domanda difficile! (ride, ndr). Probabilmente non so ancora dare una risposta. La musica per me è sempre stata un rifugio e uno sfogo, non un luogo sicuro, questo no. Quando sei davanti alle persone a esibirti o quando fai sentire a qualcuno la tua musica sei assolutamente nuda e vulnerabile e devi essere forte. Non è stato facile per me e a volte non lo è tuttora perché, come ti ho già detto, sono sempre stata molto timida e insicura ed è un lato di me che credo rimarrà sempre.  Forse la musica mi ha insegnato ad essere, per forza di cose, meno suscettibile e a fare quello che voglio per me stessa e non sempre e solo per gli altri.

Se ti guardi allo specchio, oggi, quale immagine vedi?
Domanda ancora più difficile e più imbarazzante (ride ancora, ndr), non lo so proprio. In questo momento non sto lì a guardarmi allo specchio e a chiedermi cosa vedo… Sicuramente una donna ansiosa e sempre a 300 all’ora!

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Nico Donvito
Nico Donvito
Appassionato di scrittura, consumatore seriale di musica italiana e spettatore interessato di qualsiasi forma di intrattenimento. Innamorato della vita e della propria città (Milano), ma al tempo stesso viaggiatore incallito e fantasista per vocazione.
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