Francesco Cannadoro, “A me non è successo mai” una canzone che va oltre il semplice concetto di brano e che si apre a un messaggio e un progetto ben più importante e significativo
Può una canzone salvare il mondo? Ovviamente no, ma in alcuni casi ci può andare molto vicino ed essere utile in altro modo. Può aiutare a lanciare un messaggio, a raccontare una storia, a rappresentare un istante e un’emozione o a fotografare un incontro particolare. L’esempio di tutto ciò è quello che riguarda la canzone di Francesco Cannadoro e Luca Durgoni dal titolo A me non è successo mai, una canzone che va oltre il semplice concetto di brano e che si apre a un messaggio e un progetto ben più importante e significativo.
A me non è successo mai è una canzone simbolo, nata d’impulso, dopo la lettura di un libro ed è anche il titolo di un libro che, insieme al brano, fa parte di un progetto trasversale a scopo benefico.
Il brano, scritto e composto dallo stesso Luca Durgoni, nasce dal mettersi nei panni di Francesco Cannadoro, autore del libro che lo ha ispirato e padre di Tommaso, un bambino di nove anni gravemente disabile.
Un brano di amore, di cura e di futuro. Quel futuro che non è garantito a nessuno, ma che ad alcuni sembra negato alla nascita. Il brano oltre a toccare un tema delicato, contribuirà a garantire un pizzico di futuro a chi, un futuro, se l’è visto negare.
Un progetto corale e di beneficenza, a cui hanno partecipato anche Luca Trapanese e altri cinque padri più o meno noti per il loro impegno in prima persona sui temi della famiglia e della disabilità.
Così, parte dei proventi derivanti dalla vendita del brano, del relativo videoclip e del libro, saranno destinati a La Casa di Matteo, una comunità sociosanitaria per bambini e neonati affetti da patologie ad alta complessità assistenziale in attesa di adozione o di affidamento, gestita dall’associazione A RUOTA LIBERA ONLUS di cui Luca Trapanese è il fondatore. Perché quando un bambino è in difficoltà, è figlio di tutti.
Ciao Francesco, com’è nato questo incontro tra te e Luca Durgoni?
Il tutto è partito da Luca, una persona speciale e in gamba, che, quando ha finito di leggere uno dei miei libri, ha preparato subito una bozza di un brano. Poi, ha provato in tutti i modi a contattarmi sui social per farmi leggere questo testo, ma senza riuscirci. Luca però non si è dato per vinto e quando ha scoperto che avevamo amici in comune, ha battuto insistentemente quella pista. Così, alla fine, ci siamo incontrati. Non è stata una cosa studiata, ma un incontro naturale e che ha fatto nascere un brano, scritto di getto, nato da un’emozione e messo in musica.
Cosa hai provato quando hai sentito il brano?
Quando ho ascoltato questa canzone, ho riconosciuto le frasi, i significati e il senso dei miei libri, ho ritrovato i miei pensieri e mi sono emozionato. Così ho voluto conoscere Luca e insieme abbiamo deciso di inciderla, ma senza nessuna velleità particolare. L’idea era di inciderla per fare un qualcosa insieme. Alla fine, ho chiesto a Luca di poter apporre anche un mio piccolo contributo al testo, non ho fatto chissà che, ma Luca ha accettato senza problemi. Ho aggiunto così solo 2-3 cose più personali, più mie.
A me non è successo mai ad esempio, è una frase, ma è anche la mia storia. Sono cresciuto senza una famiglia e con la nascita di mio figlio mi sono trasformato, sono diventato padre. Io sono nato effettivamente con mio figlio e visto che a me non è successo mai ecco il titolo del brano. Comunque, anche se la canzone fosse rimasta con il testo originale di Luca, sarebbe stata perfetta.
Un brano che però va oltre il semplice concetto di canzone, infatti, avrà una ragione importante e uno scopo nobile…
Con Luca ci siamo detti: “se provassimo a fare del bene?”. Certo non abbiamo due nomi rilevanti a livello musicale. Però, potevamo fare un qualcosa di importante anche nel nostro piccolo. Io, ad esempio, ho un canale importante con l’editoria e così, con altri papà che hanno poi partecipato, abbiamo deciso di allargare il progetto. Poi, ci sono anche i miei follower, che sono abituati ad un certo tipo di progetti e così abbiamo deciso di dare una mano. Abbiamo deciso di ampliare il progetto e destinare i proventi a La Casa di Matteo, una comunità sociosanitaria per bambini e neonati affetti da patologie ad alta complessità d’assistenza e in attesa di adozione o di affidamento, gestita dall’associazione A ruota libera onlus fondata da Luca Trapanese. Ci è sembrata la destinazione più giusta. Poi conosco personalmente Luca (Trapanese ndr.) ed è una persona fantastica.
Quanto è importante parlare di queste tematiche anche attraverso canali diversi come la musica o l’editoria?
È fondamentale passare per tutti i canali, ma è più importante il come se ne parla. Anche perché, in realtà si parla di ciò, ma se ne parla male. Sale in cattedra il sociologo o l’esperto di turno, ma non si ascoltano mai i diretti interessati. Così, con i social – perché i social fanno anche cose buone – le nostre voci sono ascoltate e si parla di questi temi nel modo giusto.
Chi ne parla può eliminare quell’insopportabile retorica e quel pietismo talvolta inutile. Anche perché, noi genitori, le persone affette da queste patologie o i vari caregiver, sono e siamo persone normali e affrontiamo quello che ci capita. Non siamo supereroi o guerrieri, ma siamo normali, abbiamo il nostro tempo e soprattutto siamo persone. Quindi, passare per la musica, i libri o attraverso qualsiasi altro mezzo, diventa importante se usato bene. Con la conoscenza si abbattono i muri e gli stereotipi.
Un brano e un video che possono essere utili anche per l’inclusione verso un tema così delicato come la disabilità?
La società deve diventare inclusiva, la disabilità è ciò che necessita l’inclusione. L’inclusione passa per la conoscenza e la conoscenza passa dal vedere, dal sentire e dal mostrare. Anche il videoclip può quindi essere un veicolo di conoscenza. Il brano è una canzone d’amore, ma un amore raccontato nel modo giusto, senza essere falsi o sdolcinati. Luca ha azzeccato perfettamente il tono della canzone e si vede che l’ha scritta finito di leggere il libro.
Per conoscere e capire certe cose, è una fortuna che ci siano progetti come questo?
Sicuramente! È importante che ci siano certi progetti, purché non siano confezionati a tavolino soltanto per avere successo. Anche perché, così facendo, si cadrebbe solamente negli stereotipi e si farebbe un tipo di narrazione sbagliata. L’arte è fondamentale per lanciare un messaggio, ma bisogna fare un passo indietro per capire le cose e andare oltre la solita retorica. C’è bisogno dell’aiuto di tutti per far passare il messaggio giusto.
Articolo a cura di Francesco Nuccitelli