Pianista, compositore e direttore d’orchestra (quest’anno al Festival di Sanremo ha diretto l’orchestra per Alessandra Amoroso), Francesco Maria Mancarella ha appena pubblicato il progetto discografico “Nord” composto da due EP registrati in Islanda negli Syrland Studio di Reykjavík dove il musicista si è immerso per settimane in un silenzio irreale, a contatto con la natura.
Ciao Francesco, dato che è un argomento abbastanza fresco, puoi parlarci dell’ultimo Sanremo dove tu hai diretto l’orchestra per Alessandra Amoroso?
Un’edizione molto interessante, Amadeus ha dato il massimo prendendo anche l’attenzione di un pubblico giovanile, con artisti in gara interessanti e brani belli e moderni, con grande coralità perché l’orchestra ha suonato tutti i brani ed è molto bello avere due versioni dello stesso brano, una orchestrale e una per la radio da ascoltare tutti i giorni. Per me era la prima volta, ma sono sempre stato un fan del Festival, l’ho visto da quando ero piccolo. Per quanto riguarda il mio lavoro: sicuramente la musica al centro del tutto, ho lavorato in questo senso cercando di trarre il meglio di quello che l’orchestra poteva dare, cercando anche di dare un grande supporto all’artista che era sul palco, per riuscire ad arrivare tutti insieme al cuore del pubblico.
Ora finisce l’era Amadeus, chi potrebbe prendere il suo posto?
È una domanda difficile, non saprei proprio chi poterti dire. Tra di noi, in maniera estemporanea, posso dirti che mi piace molto Bonolis, ma mi piace come presentatore, non per abbinarlo necessariamente al Festival.
Hai appena pubblicato Nord, vuoi parlarcene?
È un disco che ho registrato in Islanda, in questa terra magica, ancestrale, dove l’uomo diventa tanto piccolo di fronte alla grandezza della Natura; noi siamo abituati a distruggerla questa Natura che ci ha fatto diventare quello che oggi siamo, ma in questo paesaggio la prospettiva cambia totalmente per cui questa riverenza nei confronti della Natura si trasforma in una introspezione personale che la mia musica vuole raccontare con i suoni, con i colori dell’aurora boreale, di questo mare che crea scompiglio e spero che la mia musica possa suscitare nelle persone che l’ascoltano proprio questa sensazione di pensiero rivolto a se stessi, dove il Nord non è solo un punto geografico, ma un punto di arrivo personale: Nord visto come orizzonte di vita. “Cosa voglio fare della mia vita?” Se qualcuno prendesse un momento di pausa per pensarci bene, dato che oggi abbiamo questa grandissima velocità, potremmo avere anche una risposta. L’Islanda è scelta per questo, ho registrato al Syrland Studio di Reykjavík ed è un disco con un approccio molto live, io sono arrivato con dei bozzetti per pianoforte, poi ho fatto questo viaggio di una settimana e alla fine ho registrato quelli che erano i bozzetti riadattati con tutto quello che avevo vissuto in questa settimana.
Oltre la Natura quali sono le tue altre fonti di ispirazione?
Quando ero piccolo ho studiato Musica Classica al Conservatorio, successivamente Musica Jazz e poi mi sono diplomato in Musica da Film, poi in Composizione Classica. I miei pianisti di riferimento sono Michel Petrucciani, che io adoro, ma anche pianisti di Musica Classica come Glenn Gould, per tutto quello che ha fatto con Bach, o John Williams per le colonne sonore, ma anche Danny Elfman, insomma cerco di prendere ovunque ci sia qualcosa di interessante, come Bill Evans. Non mi do mai dei limiti tutto quello che mi interessa cerco di studiarlo e provarlo. In più i viaggi che mi portano sempre lontano per lavoro sono una grande fonte di ispirazione perché mi portano a raccontare i posti che visito e le persone che incontro e per me questo è un privilegio.
Sei spesso lontano da casa ma la testa è sempre alle tue radici, il Salento terra alla quale hai dedicato anche alcune composizioni…
All’interno dei dischi porto sempre qualcosa della mia Terra, quando sono fuori e suono utilizzo questo stratagemma per sentirmi più a Casa, ecco perché c’è sempre qualcosa di salentino all’interno di un disco che comunque è registrato a tanti chilometri lontano da casa.
Molto interessante è anche il pianoforte che dipinge…
La pittura si fonde alla musica nello stesso istante e permette di far comprendere al pubblico, che è lì a guardare, cosa è la sinestesia perché può vedere nello stesso istante la pittura insieme alla musica. È un pianoforte che è stato brevettato da me nel 2013 e che mi ha permesso di girare in tutto il mondo, l’ultima esibizione è dello scorso anno negli Stati Uniti a Miami. Sono molto contento di questo perché le opere che ne vengono fuori le utilizzo per creare delle mostre d’arte e chiunque ne acquisti una ha l’opportunità di portare a casa non solo l’opera fisica ma anche il brano. Dipingo un’opera per un brano (tutti miei originali), pertanto è una cosa che è nata per dare forma alle mie composizioni.
Approfittiamo quindi della tua professionalità per chiederti com’è lo stato della musica in Italia?
I miei punti di riferimento sono sempre stati l’impegno e la ricerca: non mi accontento mai! Mi sono abituato a non ascoltare le cose che non mi interessano ed è un consiglio che vorrei dare a tutti: se c’è qualcosa che non piace è meglio non ascoltarla. In linea generale oggi non c’è un approccio metodico nello studio, soprattutto nell’andare oltre a quello che può essere la composizione un po’ più frivola: tutti cercano di fare le stesse cose, si cerca di fare una canzone che possa “funzionare”, non qualcosa che possa rappresentarci, come risultato abbiamo una rappresentazione generale di una società che diventa una società mediocre e abbiamo poche persone che cercano di essere davvero se stesse; la beffa è che quelli che riescono a essere se stessi vengono considerati diversi e talvolta esclusi
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