È andato in scena a Genova un festival hip hop che non si era mai visto, merito di un’organizzazione under 30, del Comune e della forza di un genere che continua a insegnare il rispetto per il prossimo e per l’arte.
Genova, città di mare, un porto europeo che ospita diversi sapori, odori e culture. Ad emergere oggi , anche a livello nazionale, è la passione per il rap, tanto da organizzare un festival che non si era mai visto in città, il Genova Hip Hop Festival, che si è svolto all’interno del RDS Stadium lo scorso 5-6-7 gennaio. Tutto merito di Blazers Crue, Blazeup Studio, Blazhype Events e della figura di Anis Tesh Hafaiedh , che non solo hanno portato a Zena il rap, ma tutta la cultura storica dell’hip hop. L’organizzazione, completamente under 30, è un segnale forte per i giovani, che hanno di fronte un mondo nuovo, dove solo loro possono destreggiarsi anche in ambito lavorativo. Grande visione del Comune di Genova nel vedere un’opportunità così e coglierla al volo.
Freestyle e breaking per partire dal basso, dalle radici, dai contest che servivano a unire quartieri, idee, persone. Poi spazio alla parola, con ospiti che in Italia hanno fatto la storia di questo genere, come Bassi Maestro, Dargen D’Amico, Ensi, Luchè, Kaos One, Colle Der Formento, e chi invece avrà il duro compito di mantenere alta l’asticella, ovvero Lazza, Giaime, Bresh, Vaz Tè, Disme e tutti gli emergenti.
Ma il risultato più importante è quello che si legge tra le righe. In un periodo storico in cui la musica rap, in Italia, ha un’importanza che non ha mai avuto, la cultura hip hop sembra non aver attecchito completamente, perché le giovani generazioni non sembrano incuriosite a conoscere la storia che c’è dietro lo “speak the truth”. Sono eventi come il Genova Hip Hop Festival a permettere la divulgazione di ciò che sono stati gli albori di un movimento culturale fondamentale per i neri in America. Proprio per questo motivo esiste un secondo significato dietro a manifestazioni di questo calibro, la libertà della cultura, l’antirazzismo, la lotta al pregiudizio e ai preconcetti. In un’epoca in cui le migrazioni sono frequenti e l’intreccio tra diversi punti di vista è qualcosa di comune, la musica, ancora oggi, è un vettore d’integrazione e l’hip hop può solo che insegnare il rispetto, la libera espressione e l’amore per l’arte. Aspettiamo la prossima edizione del Genova Hip Hop Festival, avanti così, la strada è quella giusta.