Con la musica si deve sempre sorprendere: questa era la filosofia di Giampiero Boneschi
Giampiero Boneschi è un genio, disse un giorno Ennio Morricone. E se lo asseriva il grande Maestro, c’è da crederci. D’altra parte anche tra Direttori d’orchestra c’è spesso una rivalità che impedisce di riconoscere i meriti dei colleghi. La definizione di “genio” non è mai banale per un musicista, che fa dell’arte e della voglia di sorprendere la propria vita. Già, sorprendere facendo giocare il pubblico con la fantasia a suon di note. Quante volte lo abbiamo visto, fin qui, a proposito dei Direttori d’Orchestra.
Ma chi era Giampiero Boneschi? La nuova puntata di Musica Maestro è dedicata proprio a lui.
Giampiero Boneschi proprio tra pochi giorni festeggerebbe il suo compleanno. Nacque infatti il 31 gennaio 1927 a Milano. Sì diplomó al Conservatorio in Cultura generale musicale e in pianoforte, dopo aver studiato ingegneria al Politecnico.
A fine anni ‘40 entró, giovanissimo, nell’Eiar suonando in trio con Gambarelli e Mojoli. Entrò così nell’Orchestra di Gorni Kramer. Nel frattempo venne ingaggiato da un locale, l’American Red Cross, con l’obiettivo di intrattenere e sorprendere i soldati americani in procinto di rimpatriare dalla guerra.
Dopo aver fatto parte di vari gruppi ed aver lavorato per diverse etichette discografiche, a metà anni ‘50 firmó un contratto di esclusiva con la Columbia. Realizzò quindi riviste musicali prodotte da Remigio Paone.
La sua voglia di sorprendere si espresse così al Festival di Sanremo, dove in qualità di orchestratore e direttore fu il primo a portare il Moog nell’ensemble della kermesse. Grazie agli studi in ingegneria, il Maestro poté realizzare anche molto materiale musicale.
La svolta, però, avvenne nel 1954 con la nascita della televisione.
Di lì iniziò la nuova carriera di Giampiero Boneschi che, nel giro di un decennio, creò le colonne sonore dei più importanti programmi dell’epoca. Sue le composizioni per Un, due, tre, Lascia o raddoppia, Campanile Sera, Cantagiro ma, soprattutto, di Canzonissima.
Direttore al Festival delle Rose, Giampiero Boneschi rappresentò l’Italia al Festival di Rio de Janeiro nel 1960 e nel 1968.
Iniziarono così anche le collaborazioni con molte case produttrici di film pubblicitari. Contemporaneamente, Boneschi si dedicò alla specializzazione del sistema di sincronismo per la realizzazione di disegni animati.
La musica, per lui, doveva potersi esprimere in diversi ambiti. Solo così poteva stupire.
Divenuto condirettore artistico della Ricordi, entrò sotto l’ala protettiva dei maggiori interpreti facendo loro da consulente. Suo il merito di aver saputo valorizzare e ottimizzare i lavori di Gaber, Vanoni, Paoli, Tenco, Endrigo e molti altri.
Giampiero Boneschi era un vero pittore della musica.
Spesso dimenticato, eppure tra i primi a fare tanti lavori con impareggiabile fantasia. Tra questi un LP per sola orchestra, ristampato in tutto il mondo. In quella orchestra suonò anche, tra gli altri, il grande Franco Cerri.
Riscrisse produzioni discografiche del folclore italiano, divenne direttore d’orchestra per il film West and soda.
Negli anni ‘80 e ‘90 incrementò la sua attività di musicista per la televisione, realizzando vari jingles per Rai e Mediaset.
Alcuni tra i più famosi hanno proprio la firma di Giampiero Boneschi. Tra questi ricordiamo Ok il prezzo è giusto, Tra moglie e marito, Il gioco dei nove, Stranamore e soprattutto Scherzi a parte. Quella ricca di jazz che ricorda, per capirci, La Stangata.
Insomma per il Maestro ingegnere ogni occasione era buona per stravolgere le regole della musica canonica. Ogni melodia deve anzitutto entrare in testa a chi ascolta. Con strumenti innovativi e giochi musicali mai provati prima, Boneschi riuscì quindi a realizzare tutto ciò che poteva sorprendere il pubblico.
Si, era un genio. Perché dirigeva ma, soprattutto, creava.