Il Babbo dei fan club e delle fanzine in Italia…
Sul profilo Twitter di Giancarlo Passarella, trovate scritto: ”Il babbo dei fan club in Italia … Il biografo della saga dei Dire Straits… Il re del gancio… Lo speggio… L’assessore rock alle cantine d’Italia… “: sarebbe bello avere il tempo di analizzare la storia che sta dietro ad ognuna di queste qualifiche. Nel frattempo, collegatevi a Musicalnews per scoprire “Le notizie che gli altri non hanno”.
Qual è il percorso che ha portato Musicalnews a diventare quello che è oggi?
Difficile riassumere in qualche battuta un percorso di ben 4 lustri; diciamo che anche oggi (come ai nostri inizi) manteniamo fede allo spirito che ci muove. Infatti Musicalnews.com è l’emanazione comunicativa di tutta la nostra casa madre ovvero l’associazione culturale (senza scopo di lucro) Ululati dall’Underground, fan club & fanzine meeting of Italy.
Nella nostra pagina redazionale compare infatti l’atto notorio che sancisce ogni nostra iniziativa, oltre ovviamente i recapiti dei nostri associati che scrivono su questa realtà comunicativa assai anomala. Infatti non abbiamo pubblicità…
Notizie in tempo reale o approfondimenti?
Entrambe le realtà! Cerchiamo di essere aggiornati sia con le news (ma queste le possono avere anche altre testate), sia con articoli che vanno a fondo su uno specifico aspetto musicale. Per questo le rubriche di maggior successo sono le interviste e le recensioni.
Attorno a Musicalnews, quali azioni si muovono?
Di solito l’indotto diventa evidente con le media partnership, quando il nostro logo compare su iniziative che riteniamo interessanti, come i festival, le tournée o anche gli incontri ed i workshop.
Quale spazio hanno gli emergenti su Musicalnews?
Con orgoglio ti dico, quasi il 50%: cerchiamo di trattare un artista famoso accanto ad uno che ci sembra meritorio anche se giovane, alternativo o sconosciuto.
Sei il precursore dei fanclub e delle fanzine: come si è modificata la loro azione nel tempo?
Essendo espressione della comunicazione, anche loro hanno seguito/anticipato il modus operandi di ogni nuova generazione, ma purtroppo è andata svanita la scintilla iniziale e lo spirito underground.
Un esempio…
Nei bei tempi andati, chi voleva costituire un fan club lanciava l’appello e sperava che qualcuno rispondesse, costituendo così il nucleo iniziale di un fan club.
Poi ci si cominciava a muovere, si stampava una fanzine e si sperava che l’artista trattato ti considerasse e volesse incontrarti.
Ora il termine fan club, al 90% è una misera operazione commerciale che nasce dallo staff dell’artista e che concede ai fan veramente poco margine di manovra e di amore reciproco.
Essere dentro un fan club con questa tipologia ed avere solo la possibilità di entrare prima ad un concerto, mi sembra veramente poca cosa.
Un tempo i fanclub si riunivano in veri e propri raduni: oggi?
Purtroppo siamo sullo stesso terreno della risposta di prima! Sono pochi i raduni istintivi, fatti da fan e che non siano invece da classificarsi come operazioni commerciali.
Quali sono oggi, secondo te, i fanclub più attivi?
Trovo ancora interessante il lavoro di Bar Mario (dedicato a Ligabue), ma soprattutto i ragazzi de I Lupi di Ermal mantengono ancora vivo lo spirito primordiale del nostro movimento. Non è stata la Mescal (la casa discografica di Ermal Meta) ad organizzarli, ma sono nati spontaneamente.
Conosci realtà di fanclub attivi e operativi anche su realtà artistiche più piccole?
Qualcosa c’è, ma ahimè non a sufficienza per poter dire che il movimento sia ancora qualcosa di interessante sul fronte aggregazione o che possa interessare (come ai tempi andati) studiosi di sociologia.
Cosa vuol dire per te essere un punto di riferimento nel mondo della musica?
Beh, la cosa mi inorgoglisce, ma contemporaneamente mi responsabilizza! Io però continuo a vivere a Firenze, fuori dai “giri” importanti romani e milanesi e quindi un po’ sono penalizzato.
Ma allora esisti fisicamente? Il racconto…
Voglio raccontarti un episodio recente: parte il tour nuovo di Claudio Baglioni e alla tappa fiorentina (che rappresentava l’inizio di tutto) viene accreditata qualche decina di giornalisti, con tanto di cena pre concerto ed incontro con l’artista a fine show a notte inoltrata.
Un’esperienza interessante e nei due momenti ho notato che tutti gli altri giornalisti facevano gruppo, perché si vedevano costantemente, dal Festival di Sanremo ai vari showcase. Quando mi sono presentato, qualcuno mi ha salutato (perché eravamo in contatto telematicamente, ma non ci eravamo mai visti prima) mentre altri hanno fatto delle battute dal retrogusto agrodolce del tipo ”Ma allora esisti fisicamente? Non ti vediamo mai! …Ragazzi, venite qui: vi presento un’istituzione del nostro mondo!”
La tua partenza professionale è stata con la Radio: quali i tuoi ricordi?
Devo alla radio l’occasione che mi ha fatto vincere la timidezza, ma sono grato alla radiofonia perché da quella strada sono entrato (a gamba tesa) nello showbiz.
Il 20 Giugno del 1976 (a soli 17 anni) ho fatto il mio esordio all’allora Radio Sondrio, mentre in Rai ho esordito (grazie a Luca De Gennaro e Serena Dandini) il 14 Febbraio 1986, parlando su RadioUno ovviamente di fan club, fanzine e demotape.
Sei anche autore di libri: quale il tuo capolavoro ad oggi?
Ho scritto 7 libri musicali, di cui uno sulle migliori 30 canzoni di Ligabue e gli altri sui miei amati Dire Straits e spero che tu sappia che era logico che lo facessi, dato che dall’Ottobre del 1983 dirigo Solid Rock, il fan club a loro diretto.
Negli ultimi 4 anni invece ho pubblicato due libri sul legame tra mondo medico e musica, tra i benefici che crea una canzone e la nostra vita sociale.
Tutto questo partendo da quell’intuizione del filosofo C.G.Jung che è la sincronicità, poi fatta proprio da Sting con l’ultimo disco dei Police.
Pensi di aver scoperto qualche artista in particolare?
Nel mio secondo anno a RadioUno, mandavo in onda dei brani tratti dai demotapes che gli artisti mi mandavano: li citavo anche nei resoconti che davo alla Siae e quindi qualche soldo gli è pure arrivato.
Tra i tanti che il pubblico voleva risentire, c’erano i Goppions (con una 17enne Irene Grandi a cantare), i rodati ORAZERO (ed il Liga in primo piano) e gli E.S.P. ed i Crazy Mama, dove si muovevano quelli che adesso sono conosciuti come Bandabardò: mi piace poi ricordare che in quelle trasmissioni erano molto apprezzati Lino e i Mistoterital, con i quali poi ho collaborato nel loro demenziale esordio discografico, intitolato Bravi.. ma basta.
Oltre al biennio 1986/87, con RadioUno ho collaborato più recentemente: come presidente della giuria che operava nei vari tour in giro per l’Italia a sostegno del programma “Demo” (con Michael Pergolani e Renato Marengo), ho conosciuto,apprezzato e sostenuto un buon numero di giovani artisti che ora fortunatamente hanno un po’ di visibilità come Ermal Meta, Tenedle, Marydim, Simone Cristicchi, Katres, Nathalie, Puntinespansione. Due di loro hanno sfondato, ma anche gli altri meriterebbero…
Progetti futuri?
Il mio problema è riuscire a vivere di tutto quello che faccio. Infatti, ore ed ore al giorno sono dedicate ad Ululati dall’Underground (compreso Musicalnews.com) e quindi sono non profit.
Non ho mai avuto uno stipendio e quindi ogni giorno devo crearmi consulenze che mi diano la possibilità di contribuire al bilancio familiare… sennò le bollette le paga solo quella santa donna di mia moglie!
Su cosa sono basati i workshop con cui giri l’Italia?
Raccontano i vari aspetti del nostro mondo, così da far capire ai giovani come si muove la discografia, la radiofonia e la stampa in genere: riuscire ad intuire come lo showbiz lavora, può fortificare un cantante esordiente nel fare i giusti passi e non perdere tempo (e soldi) in strade e persone inutili.
Sei notoriamente critico verso realtà famose…
Apprezzo il fatto che tu abbia usato il termine “critico” e non quello di polemico, perché la critica porta dentro anche la disponibilità a collaborare per migliorare. Per questo sono orgogliosamente critico verso alcune fiere dove si millanta l’aiuto ai giovani musicisti; non apprezzo alcuni talent show e sono veramente arrabbiato nei confronti di certe programmazioni tv e radiofoniche…
Cos’è Il Re del Gancio?
Prodotto sempre da Ululati dall’Underground, è un format radio che conduco dall’Ottobre 2007 e che regalo alle piccole radio che me lo chiedono: 10 minuti quotidiani in un cui aggancio una rockstar ad un esordiente. La gente canticchia il primo brano (da Vasco Rossi ai Pink Floyd, dai Led Zeppelin ad Emma Marrone) e poi ascolta il brano dell’artista giovane che voglio segnalare: così agendo, il programma non va in onda in orari impossibili, ma in prime time. Attualmente le radio che lo mandano in onda sono un centinaio, di cui 5 all’estero.
U.d.U. Records: cos’è?
U.d.U. è l’acronimo di Ululati dall’Underground ed è l’etichetta discografica della nostra associazione: è ovviamente non profit e quindi noi facciamo promozione a quel disco, dando gli utili esclusivamente all’artista giovane coinvolto. Ovviamente la usiamo solo quando una bella produzione non trova sfogo in una vera etichetta e quindi decidiamo di pubblicare il disco come U.d.U. Records facendo così girare l’artista che altrimenti resterebbe sconosciuto.