Gianni Ventola Danese: la Fisarmonica Diatonica incontra per la prima volta la musica classica

Gianni Ventola Danese: la Fisarmonica Diatonica incontra per la prima volta la musica classica 1
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Oggi noi di Musica361 siamo in compagnia del Maestro Gianni Ventola Danese per l’uscita di “Classico”, il suo ultimo lavoro. Da Shostakovich a Bach, passando per Puccini, la musica colta viene eseguita con la Fisarmonica Diatonica…

“Classico” è un album molto particolare perché la Fisarmonica Diatonica, conosciuta come Organetto, incontra per la prima volta la musica classica, come nasce questa idea sorprendente?

Anche se può apparire strano, il panorama della musica colta è sempre stato un territorio fertile per la realizzazione di rielaborazioni e di sperimentazioni musicali. In questo senso anche la musica classica è a modo suo musica popolare poiché diventa materiale da plasmare e da reinterpretare, seppur con una certa cautela dato che abbiamo a che fare con i padri nobili della cultura musicale di tutti i tempi. Posso fare alcuni esempi, come la formazione dei King Singers che ha rielaborato i capolavori della musica classica per ensemble vocale, o ancora il Quartetto Rastrelli capace di riplasmare pagine immortali, anche operistiche, nella inconsueta sonorità di un quartetto di violoncelli, o ancora, infine, la formazione vocale tedesca Slixs che ha dedicato a Bach un suo personale gramelot musicale per dare vita a vere e proprie orchestrazioni a cappella delle opere del maestro di Lipsia. Potrei continuare ma mi fermo qui perché per ogni strumento musicale esistono delle registrazioni in ensemble che ripropongo delle celebri composizioni classiche. Quindi perché non con i 21 tasti della Fisarmonica Diatonica? Forse perché non è molto semplice, è vero, ma qualcuno prima o poi avrebbe dovuto provarci.

Da Šostakovič a Bach, passando per Puccini, la musica colta viene eseguita con la Fisarmonica Diatonica che è stata tradizionalmente relegata alla musica FOLK, è una rivalsa per questo strumento che ha forti potenzialità? 

Non direi che è una rivalsa, anche perché non è la prima volta che affronto con la Fisarmonica Diatonica un repertorio lontano dagli stereotipi della musica folk. I miei ultimi tre lavori discografici riguardavano il tango argentino, da Villoldo a Piazzolla, le composizioni di Ennio Morricone, e una inedita antologia di canzoni del periodo sovietico in compagnia del soprano Ekaterina Barinova. Questo mio lavoro è solo la continuazione di un percorso di ricerca musicale su uno strumento la cui letteratura è per così dire congelata da almeno mezzo secolo in un repertorio dalla generica etichetta “world” o in un canone di musica di accompagnamento alle danze popolari.

Il motivo è molto semplice: non esiste un percorso di formazione musicale per questo strumento che sia strutturato come ad esempio quello che si riceve nei Conservatori, e persino i principali interpreti di questo strumento non sono altro che ammirevoli autodidatti, me compreso, ognuno con la sua peculiare formazione musicale alle spalle. Per questo la fisarmonica Diatonica, o organetto, ha sempre mancato quel salto di qualità che avrebbe potuto dare vita a un percorso musicale differente o alternativo, più improntato a una dimensione colta.

Ma ecco che veniamo al nocciolo della questione. Come ha detto il grande fisarmonicista francese Richard Galliano: “Non è mai lo strumento a essere limitato, semmai lo è l’Interprete”. Tuttavia nel mondo della Fisarmonica Diatonica, ovvero dello strumento con 21 tasti e 8 bassi, questa logica non ha attecchito e non è stata accolta, anzi, invece di veder crescere la cultura musicale, esecutiva ed interpretativa degli appassionati di questo strumento, si è optato per sopperire alle limitazioni dello strumento, e così oggi assistiamo a un anarchico florilegio di modifiche e di personalizzazioni, ci sono “organetti” a 12 bassi, persino uno a 16, e poi 18, 24, 32, al canto a 3, 4 o addirittura a 5 file seguendo la regola non scritta del “più pago, più note posso suonare e più facilmente”, e lo strumento e la sua tecnica in questi casi sono completamente snaturati. Ecco, questa è una logica che deriva proprio da un mondo musicale dove manca una tradizione conservatoriale e da una idea stessa della musica che potremmo quasi definire “hobbistica”. Per quanto mi riguarda, venendo dalla musica classica, non sono mai stato attratto da questo modus operandi e ho sempre lavorato per sviluppare la cultura musicale, la prassi musicale e il repertorio piuttosto che adattare lo strumento ai miei desiderata. Posso fare l’esempio della Balalaika, strumento popolare della musica folk russa e non solo russa che ha solo tre corde e nonostante questa sua evidente limitazione costruttiva è entrata a far parte della tradizione colta non solo grazie a grandi virtuosi che ne hanno rivoluzionato tecnica e repertorio (il più celebre è sicuramente Michail Rozhkov), ma anche all’attenzione di compositori di ambito classico che le hanno dedicato pagine concertistiche memorabili. Da oltre due secoli la Balalaika ha solo tre corde e nessuno ha mai nemmeno sognato di proporre l’aggiunta di una quarta corda. Quindi come ha detto lei, sì, ci sono grandi potenzialità nello strumento non solo al di fuori del solito repertorio, ma anche al di fuori di una certa logica consumistica dello strumento. E forse questo è uno dei messaggi impliciti in questo mio lavoro.

Come pensa che il mondo della Classica accoglierà questo suo importante lavoro?
Non ne ho idea, il disco è appena uscito e sto aspettando le prime reazioni. Spero che verrà apprezzato o almeno ascoltato e che la critica di questo settore non disdegni l’interpretazione di capolavori come le Variazioni Goldberg di J.S. Bach con la Fisarmonica Diatonica. Non è la prima volta che la musica classica viene suonata con la Fisarmonica, quella cromatica intendo, ma per la Fisarmonica Diatonica è un debutto assoluto, quindi il mio auspicio è che ci siano critici musicali in Italia che abbiano il desiderio di ascoltare nuove sonorità applicate a Bach, Puccini o Shostakovich. Sarebbe anche interessante ricevere delle critiche, per poterne fare tesoro e migliorare.

Cosa vede nel futuro della Fisarmonica Diatonica (introduzione nell’insegnamento al Conservatorio, avvicinamento dei più giovani)?
Cosa vedo e cosa spero purtroppo sono due cose diverse. Vedo un progressivo abbandono dello strumento a favore di strumenti personalizzati e adattati alle singole esigenze dei suonatori e purtroppo il rigetto di questo strumento tanto nobile quanto elegante nella sua semplicità è anche un segno dei nostri tempi. Spero invece che si realizzi una crescita generale della cultura musicale in Italia e non solo in Italia, che faccia capire ai giovani che con la Fisarmonica Diatonica possono suonare la musica popolare, ma anche l’Ave Verum di Mozart, e l’organetto in questo senso potrebbe essere un potente motore dello sviluppo delle competenze musicali dei più giovani, proprio perché la musica classica offre una infinita varietà di stili, di modalità, di forme, di complessità, di strutture musicali che la musica folk da sola non potrà mai offrire.

Se crescerà anche la cultura del pubblico della Fisarmonica Diatonica, crescerà anche il suo repertorio in qualità e quantità. Per questo motivo mi auguro che come già avvenuto per la Fisarmonica Cromatica, anche l’organetto sia ufficialmente inserito come strumento di Conservatorio con un programma di studio che spazi dalla musica popolare, alla composizione, all’armonia fino al repertorio classico. Questo è il mio personale punto di vista, cioè che una formazione musicale classica sia propedeutica e fondamentale per poter capire profondamente tutta la musica e i suoi infiniti linguaggi.

Ed è anche per questo motivo che insieme all’uscita dell’album il progetto comprende anche la pubblicazione di tutti gli arrangiamenti per organetto da me scritti per la realizzazione di questo disco, un primo mattone per la creazione di una letteratura classica per organetto che potrebbe entrare nei programmi didattici di un possibile Corso di Conservatorio, ma mi auguro che possa anche essere l’occasione per molti suonatori di cimentarsi autonomamente con questo tipo di repertorio e il fatto che in molti abbiano acquistato la raccolta di partiture insieme all’album è per me un segnale molto positivo.

Parlando di lei e della sua solida formazione musicale, quali sono i suoi punti di riferimento artistici?
Ho avuto la fortuna di ascoltare molta buona musica fin dalla tenera età avendo avuto come maestro delle elementari un diplomato in pianoforte che ci suonava in classe, a cinque anni, la trascrizione di Liszt della Nona di Beethoven, fu un imprinting, prendendo in prestito un termine dall’etologia, che io auguro a ogni bambino di quella età, forse si venderebbero più dischi di Classica e meno di trap e pop.

Per questo i miei punti di riferimento sono sempre stati i grandi compositori del passato, anche recente, come Shostakovich e Morricone, ma se vogliamo parlare specificatamente di Fisarmonica, allora il mio punto di riferimento è sicuramente il percorso che ha fatto Richard Galliano con la Fisarmonica Cromatica, provenendo dalla musica popolare, dalla splendida atmosfera musette francese, passando per il tango, fino al jazz per approdare a Bach e ultimamente addirittura a trascrizioni per Fisarmonica di Chopin e Satie, autore quest’ultimo che compare anche nel mio album.

Non solo, anche nel bandoneon ci sono interpreti che seguo con molto interesse, come ad esempio Claudio Costantini che per la prima volta ha pubblicato qualche giorno prima di me il suo disco di musiche bachiane interpretate al bandoneon, e questa è una casualità significativa perché entrambi non eravamo a conoscenza dei nostri progetti, ciò significa che nel mondo della Fisarmonica, e ci metto dentro anche il Bandoneon, si sta aprendo una nuova fase dove la musica classica scritta due o trecento anni fa torna a rivitalizzare la prassi musicale e il repertorio di questi strumenti.

Ha anche un account Facebook molto seguito, come si trova a usare i social, soprattutto considerando che i suoi contenuti non sono frivoli, ma molto importanti?
I social possono aiutare a farsi conoscere ma bisogna investirci molto tempo, oppure avere un team di professionisti che lavorano per te, e nel mio caso non ho entrambe le cose. Non pubblico molto, non registro storie e video giornalieri, la mia pagina Facebook va avanti un po’ in modo artigianale ma nonostante questo, con mia grande sorpresa, sembra che sia seguita, e almeno nel mondo dell’organetto è tra le più seguite forse anche per il mio modo di lavorare un po’ fuori dagli schemi.

Lei ha detto bene, oggi in rete i contenuti frivoli sembrano avere la parte del leone e i social purtroppo da questo punto di vista hanno contribuito al decadimento culturale di ciò che oggi si può trovare su queste piattaforme, ed è anche e soprattutto per questo che non sono mai andato alla ricerca del “like”.

Se possiamo considerare anche Spotify come un social, chiedo venia per questa licenza poetica, allora ci tengo a dire che io per scelta non sono su Spotify, per due motivi precisi. Il primo è che Spotify ha raso al suolo la produzione dei dischi e ha causato la scomparsa dei negozi dove questi si vendevano e dove si andavano a cercare e ad ascoltare le cose nuove, togliendo ai musicisti una delle loro principali fonti di guadagno e di fatto impoverendoli, oggi la maggior parte degli artisti deve “regalare” la propria musica a Spotify per incassare qualche decina di euro ogni sei mesi per gli ascolti.

In secondo luogo, per me che suono in acustico, dove l’elemento sonoro e la sua qualità sono fondamentali e per i quali lavoriamo in studio e missaggio per salvaguardare le pur minime sfumature del suono, non è accettabile che la musica venga distribuita ed ascoltata su queste piattaforme nei formati cosiddetti “Lossy”, come ad esempio il formato mp3, che impoveriscono e degradano il suono finale in modo irrimediabile.

Nella sua intensa attività artistica è sicuramente molto rilevante la ricerca musicale, in Italia ha trovato delle difficoltà in questo senso? In generale quali sono le criticità per chi vuole fare musica nel nostro Paese?
Direi che non ho trovato difficoltà, ho la fortuna di fare ciò che mi piace e in modo assolutamente libero, quindi oggettivamente nessuno potrebbe crearmi delle difficoltà, poi ovviamente il panorama musicale che sta intorno alla Fisarmonica Diatonica è abbastanza conservativo e ciclico, ovvero si tende a ripetere sempre le stesse cose in forme leggermente diverse e quindi alle volte faccio fatica a trovare interlocutori che condividano uno sguardo più ampio sulla ricerca musicale per questo strumento e sul suo repertorio, per questo quasi sempre registro i miei dischi all’estero e collaboro con musicisti che provengono dal mondo della musica classica o del jazz piuttosto che dalla musica popolare.

Le criticità come le chiama giustamente lei per chi vuole fare musica in Italia sono molte, ci vorrebbe uno spazio che ora non abbiamo per spiegarle tutte, ma sicuramente esiste un problema di budget o politico, ovvero lo Stato non investe abbastanza in musica, teatri, orchestre, scuole di musica, Conservatori, la musica è un lavoro duro che richiede fatica, tempo e sacrifici e oggi anche i più bravi faticano a trovare prospettive concrete.

In Italia sembra che esista solo La Scala e la sua Prima del sette dicembre, ma io vorrei una diretta televisiva per la Prima di ogni teatro d’opera in Italia, vorrei ascoltare più concerti alla televisione perché questo farebbe sentire a chi lavora di musica che la sua attività è comunque degna di attenzione e al centro della vita sociale e culturale, ma purtroppo non è così, e a chi voglia fare musica in Italia consiglio di non perdere l’entusiasmo nonostante le tante difficoltà, di lavorare sempre al servizio della musica, prima di tutto.

Prima di salutarci può anticipare i suoi prossimi progetti lavorativi?
Essendo l’ideatore del più seguito Corso Online di Fisarmonica Diatonica al mondo – www.organetto.name – e avendo allievi in tutta Italia e nel mondo, ciò rappresenta uno dei miei principali progetti lavorativi, sempre in movimento e in aggiornamento. I progetti musicali che ho in mente sono molti, in un prossimo futuro vorrei tornare a scrivere degli arrangiamenti per organetto e voce per un nuovo disco, magari di musica popolare questa volta, ma sicuramente anche il discorso sulla musica classica non è chiuso, ho in mente un progetto molto ambizioso che forse mi occuperà per molto tempo e spero un giorno di poterlo presentare con lei in una nuova intervista con Musica361! Ricordo ai lettori che vogliano conoscere meglio la mia discografia e/o acquistare i miei lavori discografici, anche in formato Digital Album High Quality, la mia pagina 

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Ruggero Biamonti
Ruggero Biamonti
Autore con esperienza decennale presso importanti realtà editoriali quali Rumors.it (partner di MSN), Vivere Milano, Fondazione Eni e Sole 24 Ore Cultura, si occupa di temi che spaziano dall'intrattenimento al lifestyle.
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