Oronero il nuovo singolo di Giorgia, è un messaggio più che una canzone. Un invito a considerare il peso delle proprie parole.
È uscito il 30 di settembre il nuovo singolo Oronero di Giorgia, tratto dall’omonimo album. Un pezzo potente e partecipato, che porta l’impronta – e si sente! – della mente di Michele Canova, tra i maggiori produttori e arrangiatori della musica italiana moderna.
Oronero è l’avanguardia di un album di una cantante di razza come Giorgia. Una che – nel panorama italiano così come in quello mondiale – ha detto e ancora ha molto da dire.
La voce di Giorgia, potente ed espressiva, ci ha abituato a brani che trascendono il semplice valore di una canzone. I suoi pezzi sono messaggi semplici, diretti, eppur veicolati con una tecnica e un’empatia rara.
Ma quest’ultimo singolo, al di là del valore artistico, al di là della voce cristallina e potente, delle venature soul e dei jazzismi che emergono discreti, è qualcosa di molto più di un semplice brano. Oronero è una bomba sganciata sull’idiozia del nostro tempo. Un urlo, un appello rivolto a tutti, per scuotersi dal delirio di una rete sociale che trasforma le persone in vittime.
Si parla dell’abuso del giudizio, di parole che investono le persone come una marea nera e oleosa. Il titolo, Oronero, non è casuale. Il riferimento è proprio al petrolio, considerato da tutti una risorsa, che quando esonda e fuoriesce macchia indelebilmente la natura e la bellezza, inzacchera le piume e avvelena le acque. Si parla dei social, dei cellulari, del gossip maligno che investe tutto e tutti e che, come tragicamente abbiamo visto non più tardi di un paio di settimane fa, può uccidere.
La bellezza del brano risiede in un messaggio importante, veicolato con grazia, senza alcuna retorica. È un atto di ribellione musicale alla pochezza imperante dei leoni da tastiera, sempre pronti ad attaccare, giudicare e ferire per il solo gusto di farlo.
E, ironia della sorte vuole che questi stessi “leoni da tastiera” – queste “iene” – capaci con parole e gesti di ferire una ragazza fino a indurla al suicidio, ascolteranno Oronero, probabilmente senza capire la portata di tutti i piccoli gesti meschini che perpetrano ogni giorno, con le loro tastiere e i loro messaggi.
Il testo di Oronero, tuttavia, non vuole ferire. Vuole far capire: capire che un’altra direzione è possibile, che le parole sono strumenti e che sta a noi usarle al meglio.
Altrimenti, invece di una ricchezza, saranno sempre e soltanto un veleno per tutti.