Giulia Muti: “Perfetto” per ricominciare! Il brano diviene simbolo di rinascita e conferma come la musica liberi tutte le emozioni
Giulia Muti è una giovane cantautrice pop che nasce a Terni, dove fin dall’adolescenza comincia a seguire lezioni di canto. Esprime emozioni con un microfono in mano, una melodia in testa e un sogno nel cassetto: riuscire a vivere di musica, la sua fedele compagna di avventure.
“Perfetto”, l’ultimo singolo rilasciato a dicembre, è una ballad che racconta di un amore finito, un legame da cui si è usciti ma che continua a lasciare turbolenze. Per arrivare alla pace interiore è necessaria una rottura. Così, viene messo in evidenza il concetto di una perfezione imperfetta, evidenziando il percorso di consapevolezza e accettazione personale che ne consegue.
A Musica361 diamo il benvenuto a Giulia Muti, buongiorno e benvenuta tra noi! Come stai?
Buongiorno a voi tutti/e, è un piacere essere qui. Tutto bene grazie.
Apro questa intervista riavvolgendo il nastro del 2024. Cosa ti porti dietro da questo anno?
È stato un anno particolare, segnato da una rinascita personale e da tante esperienze. Dopo due anni di stop è uscita nuova musica, è stato un gran trampolino. Ho intrapreso nuovi percorsi lavorativi dal punto di vista musicale; il tutto viene sugellato dalla collaborazione con Alessio Bernabei in merito all’ultimo brano pubblicato a dicembre.
A cosa sono dovuti questi due anni di pausa?
Mi sono concentrata molto sullo studio, ho conseguito una laurea triennale in canto multi-stilistico. Ho rimesso a posto un po’ di pezzi, sia dal punto di vista personale che musicale. Nel frattempo, non ho smesso di creare, ci sono tracce accantonate nel cassetto che prima o poi riprenderò per la produzione.
Come te la immagini la musica? Che idea hai di lei?
L’ho sempre immaginata come una migliore amica, c’è sempre stata sia nel bene che nel male. Con lei ho attraverso tanti periodi della mia vita.
Com’è nata questa passione?
Mi sono avvicinata alla musica grazie alla danza, avevo circa tre anni. Successivamente ho iniziato con le sigle dei cartoni, i film e i musical.
Continui a praticare danza tutt’oggi?
No, perché all’età di 14 anni mi sono trovata davanti ad un bivio: fare danza o canto, ho scelto la seconda perché per me era il modo migliore per esprimere chi fossi.
Nel tuo percorso canoro ti sei affidata a una vocal coach?
Ho iniziato a studiare a Terni, ma a 19 anni ho intrapreso un percorso alla Percento musica di Roma, ho finito il triennio di canto multi-stilistico, sia pop che jazz, e adesso sto finendo lì il biennio master. Ho curato la mia voce sia attraverso l’accademia che privatamente.
Come te la vivi la tua città? Che rapporto hai costruito con l’Umbria?
È un rapporto ambivalente. Essendo una città molto piccola, non dà molto spazio per farsi notare, ci sono pochi locali in cui suonare. Ho partecipato a qualche iniziativa come il tributo a Sergio Endrigo che poi si è trasformato in tributo d’autore. Ho sempre portato la mia città nei videoclip, ambientati al Lago di Piediluco e alle cascate delle Marmore; si sono rivelati anche dei luoghi d’ispirazione.
Hai un modello di riferimento che segui come artista?
Se devo fare un nome ti dico Elisa, è il mio spirito guida e la mia costante. Per me è un esempio di come fare musica.
Svisceriamo un po’ il nuovo singolo, “Perfetto”. Qual è la storia di questo brano e di cosa parla?
“Perfetto” prende forma dalla collaborazione con Alessio Bernabei. Nasce tutto da un suo testo, abbiamo lavorato insieme alla creazione del brano. L’ho integrato a modo mio e gli sono grata per essermi sentita di libera di modificare e interpretare. Ho avuto la sensazione di due persone che non si conoscono ma che hanno avuto un vissuto simile e riescono a rinchiuderlo in un unico testo. Quando mi ha presentato la bozza del brano, ho subito sentito che fosse mio, mi ci sono immersa più facilmente.
Cosa ti ha lasciato collaborare con lui?
Sono stata accolta benissimo in studio, nonostante io sia abbastanza timida. Mi sono trovata subito a mio agio, ecco perché per me questo brano significa rinascita.
Cosa speri che arrivi all’ascoltatore con questo brano?
Continuare a credere nell’amore, anche se ha fatto male. Amare anche e soprattutto se stessi.
Nel testo parli spesso di una perfezione imperfetta. Questo concetto come lo affronti nella tua vita personale e professionale?
Mi reputo una persona perfezionista, senza però cadere nell’ossessione e nella maniacalità. Noi siamo belli e perfetti nelle nostre imperfezioni, sono i nostri punti di forza; siamo fatti di pregi e difetti ed è questo che ci rende unici.
Il videoclip del brano testimonia di quanto tu inserisca l’Umbria nel tuo vivere quotidiano. Mi ha colpito perché è come se fosse diviso in più momenti, evidenziati dagli scenari in cui sono state girate le immagini. Che rapporto hai con la natura?
È sempre stata parte di me, l’Umbria è il cuore verde d’Italia, ho un contatto diretto. L’ho portata in questo videoclip perché simboleggia l’emblema delle tre fasi raccontate nel brano: nella prima parte domina una scena solare, colori caldi e accesi, siamo in mezzo al bosco, chiamiamolo la quiete prima della tempesta. Nella seconda ci spostiamo più in una cava di marmo, grigia e buia, è il momento a metà tra lo stare bene e il dolore. L’ultima location è in mezzo a un canneto, in cui ci sono i colori del tramonto, a significare una rinascita interiore.
Rispetto alla Giulia quattordicenne che ha iniziato con il canto, in cosa ti vedi cambiata oggi?
A volte non mi sembra di essere cambiata, però se mi fermo vedo la strada fatta finora, le decisioni prese, le esperienze fatte. La mia costante è sempre stata l’ambizione e mi ha aiutata a crescere.
Qual è la frase o la strofa che hai scritto a cui sei più legata?
Una è sicuramente contenuta in “Opera d’arte”, ovvero siamo registi della nostra vita, mi rappresenta tantissimo in questo momento.
Ad oggi hai fissato qual è stato il momento più significativo della tua carriera?
Ce ne sono stati due in realtà: a 16 anni ho iniziato la mia prima collaborazione con uno studio di Modena, ho scritto un brano da zero senza sapere come si facesse. È stato il trampolino che ha fatto scatenare tutto. Il secondo momento ovviamente è la collaborazione con Alessio Bernabei, l’apice raggiunto fin qui.
Oltre alla musica e al canto, quali passioni porti avanti?
Ho frequentato il liceo artistico, mi piaceva passare del tempo a disegnare e a dipingere. È un hobby che porto avanti ancora oggi, meno rispetto a prima però è presente.
Cosa ti dona e cosa riesci a comunicare con l’arte in generale?
Sia la pittura che il canto sono forme di libertà, riesco a esprimere nel migliore dei modi come mi sento. È un momento di sfogo, quando non arrivano le parole riesco a tirarle fuori attraverso l’arte. Al tempo stesso, sono cresciuta in una famiglia artistica, quindi, è una passione di sangue ereditata, l’arte l’ho sempre sentita vicina.
Hai mai fatto caso all’evoluzione che c’è stata nei temi che affronti nei testi?
Ho sempre cercato di toccare temi più o meno importanti. L’amore può essere un argomento scontato ma dipende sempre da come lo si tratta a seconda del proprio vissuto che è diverso dal prossimo. Ho parlato di equilibrio in “Shangai”, o di come noi giovani siamo chiusi nella nostra bolla nella società in “Opera d’arte”.
Quali sono state le esperienze dal vivo più belle che conservi nel tuo cuore?
Il primo anno che ho partecipato al tributo a Sergio Endrigo a Terni, ho condiviso il palco con tutti miei amici, ci siamo divertiti.
Che aspettative hai per questo 2025?
Mi aspetto di avere un seguito di quello che è stato il 2024, sto lavorando su nuovi brani.
Progetti in cantiere che vorresti realizzare?
Vorrei portare sempre di più la mia musica in giro, partecipare a qualche contest per espandere le mie conoscenze. In previsione c’è anche un possibile EP ma è ancora tutto in lavorazione.