L’artista palermitano al suo debutto discografico con un brano dal testo futuristico e una melodia che rievoca i grandi cantautori del passato.
Cinque regole possono bastare a Giuseppe Anastasi per raccontare l’amore, sentimento irrazionale per antonomasia, declinandolo con consapevolezza all’epoca che stiamo vivendo, con uno sguardo proiettato in un futuro meccanico, privo di logiche umane e sentimentali. “2089” è il titolo del brano che segna la svolta della carriera dell’artista, che all’età di quarantuno anni può già vantare ben due vittorie al Festival di Sanremo come autore di Arisa, con “Sincerità” tra le Nuove Proposte nel 2009 e con “Controvento” tra i Big nel 2014.
Dopo Ermal Meta, Roberto Casalino, Federica Abbate e Davide Petrella, anche il cantautore siciliano scende in campo come interprete delle sue stesse canzoni, con un brano versatile che rappresenta il suo battesimo discografico, dopo aver prestato per anni la firma ai più grandi successi di Arisa, oltre ad aver collaborato con altri nomi importanti della scena musicale italiana, da Emma a Noemi, passando per Anna Tatangelo, Michele Bravi, Valeria Farinacci, Amara, Mietta, Alexia, Francesco Baccini, Mauro Ermanno Giovanardi, i Tazenda, Mario Lavezzi, Mogol, Cheope, Mauro Pagani, Adriano Pennino, Tony Bungaro, Cesare Chiodo e Ferdinando Arnò.
Autore di intense ballate come “La notte” e “Il diario degli errori”, Giuseppe Anastasi ha scelto un pezzo scanzonato e futurista per mettersi in gioco in questa veste inedita, che rispolvera un cantautorato d’altri tempi, poetico e riflessivo, melodico e per certi versi tagliente. Parole semplici e dirette, valorizzate dall’elegante arrangiamento curato da Roberto La Fauci, che analizzano la società e i rapporti interpersonali attraverso la complessità dell’epoca in cui viviamo, inevitabilmente frenetica e fortemente competitiva.
Un brano d’autore dalle sfumature pop, impreziosito dalle immagini del videoclip ufficiale diretto da Mirta Lispi e Paolo Cammillucci. «Una canzone prima di tutto onirica e poi nichilista – racconta l’artista a tal proposito – per quasi la sua totalità il protagonista vede decadere tutti i valori costruiti in tanti anni di lotte per la democrazia, per la giustizia sociale. Tutto finisce dentro lo schermo di un cellulare, in una continua corsa alla competitività che porta la società alla nevrosi, all’ansia. L’ultima regola è quella della speranza, di continuare a vivere pensando ai valori fondamentali, il primo tra tutti: la famiglia».
Un interessante debutto discografico che potrebbe rappresentare l’inizio di un importante nuovo percorso artistico per Giuseppe Anastasi, uno degli autori più ispirati dell’odierno scenario italiano, attualmente impegnato con la lavorazione del suo primo disco di inediti, in uscita nel corso nel 2018, settantuno anni prima del tanto atteso “2089”.