Si intitola “Camilla” il convincente singolo del giovane cantautore salernitano, brano che affronta la delicata tematica del femminicidio
Tra i giovani cantautori più interessanti dello scenario musicale italiano, troviamo sicuramente Pasquale Battista, in arte Hale, ispirato poeta urbano della nuova generazione, con alle spalle un ottimo disco d’esordio, intitolato “Il giardino degli inconcludenti“ e pubblicato lo scorso anno, dal linguaggio adulto e contemporaneo.
“Camilla“ è il singolo che anticipa il suo nuovo progetto, un brano che tocca la tematica del femminicidio. Se quella di Marinella era una storia vera, come decantato nel lontano ’68 dall’immenso Fabrizio De Andrè, questa di Camilla continua ad essere una piaga sociale terrificante e quantomai attuale che, a distanza di cinquant’anni, dovrebbe spronarci a delle riflessioni importanti.
Di cosa parla esattamente “Camilla”?
Di un tema delicato come il femminicidio. Ho scritto il testo ispirato dai fatti di Macerata, l’episodio di cronaca nera che ha avuto come vittima la giovane Pamela Mastropietro, ho voluto raccontare la sua storia che, purtroppo, è la stessa di tantissime altre donne, per cercare di sensibilizzare l’attenzione su questa terribile problematica che affligge la nostra epoca.
In che direzione sta andando la nostra società?
Bella domanda, non saprei cosa risponderti. Ognuno di noi può fare la differenza, l’arte ha una grande responsabilità, in particolare chi fa musica e si rivolge ad un pubblico giovane e facilmente influenzabile. Oggi tutto questo è sempre più raro, basta andare indietro anche solo di vent’anni, un tempo c’erano i cosiddetti “cantautori impegnati”, che ti spingevano a pensare e a soffermarti sul significato delle canzoni.
Qual è la tua speranza?
La speranza è che questi episodi non si ripetano più, ma parliamo comunque di un’utopia, perché il male nel mondo esiste e l’unica cosa che possiamo fare, nel nostro piccolo, è sensibilizzare quante più persone possibili su questo tema, con i mezzi che più ci sono consoni, tipo io componendo una canzone e tu scrivendo un articolo.
Cosa raccontano le immagini del videoclip?
Con il regista Simone Barbetti abbiamo voluto veicolare il messaggio espresso attraverso il testo con una coreografia, perché la musica e la danza sono due tra le forme d’arte più immediate e poetiche. Attraverso i passi dei due ballerini protagonisti si è cercato di evocare l’episodio crudo della violenza, senza raffigurarlo direttamente per non rischiare di urtare la sensibilità degli spettatori ma, allo stesso tempo, lanciando un contenuto importante.
Cosa rappresenta per te la musica?
La musica per me è una missione, dobbiamo tornare a soffermarci sui contenuti e non sull’apparenza dettata dalla moda di un momento. Sono certo che la meritocrazia esista e che, prima o poi, la costanza e i sacrifici verranno ripagati con gli interessi.
Quanto è importante la gavetta?
La gavetta è fondamentale, per circa tre anni ho suonato nei locali e so cosa significa esibirsi per poche persone, avevo una tribute band di Cesare Cremonini, poi ho avvertito l’esigenza di scrivere e di esprimere le mie idee attraverso la musica.
Come valuti l’attuale settore discografico?
Secondo me ci sono artisti validi, ma non sempre riescono a emergere i più talentuosi. Oggi come oggi, credo siano due i giudici insindacabili: il tempo e il pubblico, se sfrutti la musica unicamente per la notorietà, prima o poi, qualcuno ti sgama. L’arte va rispettata, o fai il cantante o fai l’influencer, le due cose non possono coesistere.