Henry Ruggeri: “Pictures of you” la mostra fotografica

Henry Ruggeri: “Pictures of you” incredibile mostra fotografica interattiva che sarà una festa per rendere omaggio a Massimo Cotto

Henry Ruggeri: "Pictures of you" la mostra fotografica
Henry Ruggeri

Per la prima volta a Milano il 22 e il 23 marzo arriva l’incredibile mostra fotografica interattiva “Pictures of you”, nata da un progetto di Henry Ruggeri e Rebel House e composta da più di 50 fotografie scattate dallo stesso Henry ad artisti iconici del mondo della musica, come Pearl Jam, Foo Fighters, Rolling Stones, Ramones, Madonna e tanti altri. La mostra però non si limita alle sole, magnifiche, foto realizzate in anni di carriera da Henry Ruggeri, ma anche all’indimenticabile voce di Massimo Cotto nei racconti e nei video realizzati proprio per l’occasione. Noi abbiamo raggiunto Henry Ruggeri per farci raccontare di questa idea, del suo rapporto con Massimo Cotto e la collaborazione di Chiara Buratti e delle fotografie che saranno rappresentate in questa mostra unica.

Ciao Henry e benvenuto tra le nostre pagine. Inizierei chiedendoti come stai?

Ciao a tutti! Tutto bene dai, non mi posso lamentare.

Anche perche immagino l’emozione di portare per la prima volta a Milano, il 22 e il 23 marzo, la mostra fotografica interattiva “Pictures of you”. Ma come nasce l’idea di questa mostra?

Sono emozionato e felice di arrivare finalmente a Milano dopo tanti anni di esposizioni in giro per l’Italia. Il progetto nasce da un’incontro che ho avuto con Massimo (Cotto ndr,) tanti anni fa, dove lui diceva di voler fare un progetto con me. Ci ho messo un po’ di tempo per realizzare un progetto all’altezza del personaggio, ma ce l’ho fatta.

Henry Ruggeri: "Pictures of you" la mostra fotografica 1
Massimo Cotto e Henry Ruggeri

All’interno ci saranno più di 50 fotografie scattate ad artisti iconici del mondo della musica, come Pearl Jam, Foo Fighters, Rolling Stones, Ramones, Madonna e tanti altri. È stata complicata la scelta per le foto? Come è avvenuta la selezione?

Purtroppo, la selezione è stata “forzata”, anche perché con Massimo avevamo scelto duecento artisti diversi e dovevamo fare duecento storytelling diversi. Però, per i motivi che purtroppo tutti conosciamo, ci siamo dovuti fermare a sessanta. Così nella mostra a Milano porto tutto quello che ho fatto con Massimo.

La musica attraverso le immagini, un modo per raccontare i live e gli artisti attraverso un’istantanea. Cosa volevate raccontare attraverso questi scatti?

Per Massimo avevo un modo particolare di fare le foto dal vivo. Diceva che tutte le mie foto erano dei ritratti e dunque siamo partiti da lì; fotografare la musica non è facile, ma spero di esserci riusciti con le mie immagini e i suoi storytelling.

 Oltre alla mostra, anche diversi eventi collaterali per un’esperienza a 360°, ma cosa ci dobbiamo aspettare in particolare?

Il punto di forza della mostra sono le foto che prendono vita tramite l’applicazione, applicazione di nostra proprietà e che si chiama Notaway®, dove, inquadrando le foto, come per magia, esce fuori Massimo con i suoi fantastici racconti.

Henry Ruggeri - Pictures of you - Locandina
Henry Ruggeri – Pictures of you – Locandina

Oltre le foto anche i contributi video realizzati da Massimo Cotto e con la collaborazione di Chiara Buratti. Un modo per raccontare quelle istantanee, ma anche per ricordare e rendere omaggio ad un personaggio che ha dato uno straordinario contributo alla musica…

Massimo è sempre stato un punto di riferimento per me. Così quando ho parlato con lui del progetto, lo ha accolto favorevolmente e io sono stato la persona più felice del mondo. C’eravamo ripromessi di fare qualcosa insieme, però portare a termine un progetto del genere dopo anni è stata molto gratificante.

Cosa ha rappresentato Massimo Cotto per la realizzazione di questo evento?

Massimo è stato fondamentale, perché una volta avuto l’idea, sono poche le persone a cui mi sono rivolto; da una parte c’era Massimo e dall’altra parte, il mio partner Mattia Priori di Rebel House. Insieme abbiamo concordato che sarebbe stato figo portare a termine questo progetto di realtà aumentata. Poi, dopo che Massimo è venuto a mancare, è stata fondamentale la parte di Chiara (Buratti ndr.), perché per nostra volontà il progetto non sarebbe continuato e invece lei ha voluto che il ricordo di Massimo fosse portato avanti tramite quello che avevamo fatto fino a quel giorno. Mi sento di mandare un grande ringraziamento e un forte abbraccio a Chiara.

Ci puoi raccontare un ricordo o un aneddoto che hai su Massimo Cotto?

Il primo aneddoto con Massimo che mi viene in mente è sulla scelta del nome del progetto. Inizialmente doveva chiamarsi in un altro modo, avevamo portato avanti l’idea con quest’altro nome per diversi mesi e poi un giorno, all’improvviso, mentre eravamo ad Asti, a mangiare in un autogrill, Massimo si rivolse verso di noi e dal nulla disse: “ragazzi, il nome che avete scelto non mi piace, magari potremmo usare il titolo di una canzone di uno degli artisti che stiamo rappresentando. Non so, tipo Pictures of You (brano dei The Cure ndr.) e lo mettiamo come titolo”. All’inizio io e Mattia siamo scoppiati a ridere, ma alla fine abbiamo scelto immediatamente questo titolo e tutti insieme abbiamo continuato a mangiare.

Mattia Priori
Mattia Priori

La tua è una carriera lunghissima, ma c’è un momento al quale sei particolarmente legato?

Sono molti i momenti a cui sono legato. I primi che mi ricordo sono quelli con David Gilmour dove ho bevuto un bicchiere di vino nel backstage con lui durante un intervista a Verona o quando ho mangiato una pizza con Ben Harper al Festival di Vigevano o quando ho scambiato quattro chiacchiere con Tom Yorke poco prima del concerto degli Atom for peace a Roma. Sono le prime cose che mi vengono in mente, ma sono tanti i momenti a cui sono legato.

C’è invece una foto o un artista a cui sei affezionato?

È difficile scegliere una singola foto tra le centinaia, le migliaia e forse anche milioni, di foto che ho scattato in carriera. Forse però dico i Ramones perché è iniziato tutto grazie a loro. Nel 1988 ho fatto finta di essere un fotografo solo per conoscere loro e per puro caso, da quel giorno lì, non ho mai smesso. Una di quelle foto l’ho portata anche nella mostra.

In conclusione: ci vuoi dire perché le persone dovrebbero venire a vedere questa mostra?

I motivi per venire a Milano sono tanti: intanto non sarà una semplice mostra, ma sarà una festa di tre giorni e sarà un bel tributo per ricordare Massimo con tutti i suoi amici e poi sarà anche l’occasione per mostrare al mondo le funzionalità della nostra applicazione Notaway® che abbiamo creato e costruito non solo per i nostri progetti, ma anche per coloro che vorranno approfittare di questa applicazione. Poi, penso che fotografi e artisti dovrebbero passare anche solo per la semplice curiosità.

Condividi su:
Francesco Nuccitelli
Francesco Nuccitelli
Nato a Roma e cresciuto a pane e musica, oggi è uno speaker radiofonico e un blogger. Laureato in Scienze della Comunicazione alla Sapienza, ama vivere la musica in tutte le sue forme e incontrare artisti sempre diversi per raccontare le loro passioni e le loro grandi storie. Un motto? «Posso resistere a tutto tranne che alle tentazioni» cit. Oscar Wilde.
Top