Il calcio a volte sa interpretare grandi canzoni italiane: è capitato anche a Io amo
Quante volte avremo parlato della nostra squadra del cuore anticipandone il nome con due semplici parole: Io amo. In effetti il rapporto che abbiamo in Italia con il calcio è quasi paragonabile a quello di una relazione amorosa. I partner meno sportivi depositino pure le armi di guerra, stiamo parlando sempre in forma di metafora. Chi è appassionato di calcio, però, sa bene che il sentimento provato per la propria squadra è talmente viscerale da far sì che i risultati possano condizionare persino gli umori del fine settimana. Anche per questo non c’è da stupirsi, quindi, se parlando di calcio si senta spesso ripetere la frase “Io amo…”. In questa nuova puntata di MusiCalcio rivedremo quindi la storia di una canzone che, non a caso, è tornata alla ribalta negli ultimi mesi grazie ai tifosi della Sampdoria. Un altro di quei pezzi nati per i grandi palcoscenici e finiti, grazie alla loro popolarità, negli stadi.
Stiamo parlando proprio di Io amo, il brano portato al successo da Fausto Leali.
La Sampdoria, a maggio, era già retrocessa matematicamente, al termine di una stagione difficilissima. Non esisteva una società alle spalle e il rischio di fallimento era fortissimo. La tentazione per molti tifosi potrebbe essere, a quel punto, una sfiducia o persino un disamore nei confronti della squadra. Non così per i tifosi blucerchiati. Abituati a supportare la Samp nei momenti più complicati, come nei momenti più gloriosi dei successi dell’era Mantovani, i tifosi hanno continuato a cantare anche nell’ultima giornata di campionato. Anzi, in modo ancora più convinto e ad alta voce. “Tu solamente tu, non aver paura, non sarai mai sola, amo, io amo!”. Ritornello che ormai cantano da diversi anni.
Un ritornello che conosciamo tutti perfettamente quello di Io amo.
La canzone si classificò al quarto posto del Festival di Sanremo nel 1987 e segnò il grande ritorno di Fausto Leali al successo. Di lì a poco il negro bianco, come viene chiamato da sempre, interpretò poi Mi manchi e Ti lascerò. Tutte canzoni che, come Io amo, avevano la firma dello stesso compositore: Franco Fasano. Non a caso, il libro che racconta la sua carriera con le parole dello stesso cantautore, lo abbiamo intitolato, due anni fa, proprio Io amo. Non solo perché è una canzone famosissima in tutto il mondo. Ma anche perché racconta un sentimento costantemente ambito e dove nulla è mai scontato. Esattamente come la storia di questo brano.
Era il 1983. Franco Fasano e Italo Ianne si trovavano nel Pavese per una serata con amici.
Al rientro, mentre percorrevano chilometri di nebbia in macchina che avrebbero costretto a una sosta notturna, Ianne iniziò a intonare un paio di note del ritornello che oggi conosciamo tutti. “Non dimenticartele Franco”, ripeteva per tutta la notte l’autore di altri brani di successo di Iva Zanicchi, preoccupandosi che quella melodia inventata lì per lì dal nulla non scomparisse nella confusione della serata. Non c’erano ancora cellulari con cui registrare ogni istantanea: occorreva attendere il giorno dopo quando, dotati di registratore, Fasano e Ianne avrebbero potuto fissare quelle note su un nastro. Erano poco più che un accenno. Fasano ne intuì subito la portata internazionale e si mise in testa un sogno impossibile: fare cantare il brano a Billy Joel.
Fu lì che nacque l’idea di coinvolgere l’artista italiano più importante all’estero: Toto Cutugno.
Reduce del successo con L’italiano, Toto si mise quindi al pianoforte insieme a Fasano e Ianne e con loro proseguì la melodia completando la canzone. Anziché “Io amo”, il ritornello ripeteva “Io tremo”. Non vi è dubbio: la melodia è fondamentale, ma anche le parole hanno un senso importantissimo nella storia delle canzoni. Con “Io tremo”, probabilmente, in pochi avrebbero citato il titolo e il ritornello di quella canzone. Io amo è decisamente più solare e si propone meglio come una vera dichiarazione.
Cutugno e gli altri non si sentirono per altri tre anni.
Io amo rischiava quindi di andare in quel dimenticatoio scongiurato nella notte pavese. Fino a quando, a sorpresa, non arrivò la notizia che Fausto Leali, entrato a far parte della scuderia di Cutugno, sarebbe tornato a Sanremo. Bisognava scegliere tra due canzoni da fargli interpretare: Io amo, che nel frattempo aveva cambiato titolo, e Canzone d’amore. Il destino volle che quest’ultima sarebbe stata portata al successo dai Ricchi e Poveri (scritta sempre da Toto Cutugno). Io amo sarebbe diventata una hit di Leali. Mai scelte furono più azzeccate per destini fortunati di tutti.
Quattrocentomila copie vendute. Due dischi di platino: in quanto a vendite fu seconda solo a Si può dare di più. Chissà sè quella fortuna non aiuterà anche i tifosi della Samp che, senza cambiare alcuna parola, hanno intonato la canzone in quanto dà morale a un futuro senz’altro più roseo dopo l’acquisizione da parte della nuova proprietà. Una canzone che, d’altra parte, racconta un amore assoluto e incondizionato. Ancora una volta la musica unisce il calcio. E il calcio aiuta a non dimenticare poesie musicali. Ben venga il mondo del pallone così interpretato.