Curiosità, aneddoti ed esperienze inedite nell’unica autobiografia scritta dall’Aquila di Ligonchio, meglio nota come Iva Zanicchi.
Ha cominciato cantando nella sua casetta sull’albero a Vaglia di Ligonchio e non ha più smesso.
Da quel paesino sull’Appennino tosco-emiliano Iva Zanicchi ha fatto tanta strada.
Dopo un’apparizione televisiva a Campanile sera con Mike Bongiorno, le lezioni di canto e una serie di esibizioni nelle balere romagnole, esordisce nel 1960, appena ventenne, al festival itinerante I due campanili di Silvio Gigli.
Da allora si susseguono Castrocaro, Canzonissima e ben dieci partecipazioni al Festival di Sanremo, comprese tre vittorie (1967, 1969 e 1974): sarà la cantante ad aver vinto più volte la manifestazione. Definita da Alighiero Noschese “il pollice della canzone italiana”, cioè una delle personalità musicali italiane più importanti insieme a Mina, Ornella Vanoni, Patty Pravo e Milva, porterà la canzone italiana persino al Madison Square Garden.
Le giovani generazioni la ricordano televisivamente per la conduzione di Ok, il prezzo è giusto senza sapere spesso quanto la Zanicchi abbia lasciato un segno indelebile nella storia dello spettacolo e della canzone italiana. Una carriera costellata da grandi incontri, da Lucio Battisti ad Alberto Sordi, dalla stima di Giuseppe Ungaretti, con la quale gira il clip della canzone Un uomo senza tempo, a Federico Fellini che le si inginocchiò davanti e non solo.
All’alba dei suoi 80 anni, la cantante ha deciso di prendere in mano la penna e raccontare (quasi) tutto. Senza però tradire le sue origini: negli anni, dal successo alla politica, è sempre rimasta una semplice ragazza di Ligonchio, “nata di luna buona”. Espressione che non a caso ha usato come titolo della sua recente autobiografia. Per approfondire la carriera di una delle voci che hanno segnato la nostra tradizione, attraverso tanti teneri ricordi, divertenti retroscena ed episodi inediti. E una galleria fotografica con tanti scatti privati.