I Jaspers presentano il nuovo album, Come asini nel pozzo, il titolo prende ispirazione da una favola popolare
I Jaspers presentano il nuovo album, Come asini nel pozzo, disponibile in vinile, CD e su tutte le piattaforme digitali (NEEDA / Indaco / Altafonte Italia).
Dopo aver concluso l’esperienza televisiva che li ha tenuti impegnati tutte le domeniche su Quelli che il calcio (Rai 2) dal 2017 al 2021, i Jaspers (Fabrizio Bertoli Voce, Giuseppe Zito Voce, Francesco Sgarbi Tastiere, Eros Pistoia Chitarra, Erik Donatini Basso) si sono messi al lavoro alla composizione del terzo album, un processo lungo e sofferto durato quasi due anni. Un disco dal sapore particolare in quanto è il primo ad essere stato interamente prodotto dalla band.
Il titolo Come Asini Nel Pozzo prende ispirazione da una favola popolare che recita così:
“Un giorno l’asino di un contadino cadde in un pozzo. L’animale pianse fortemente per ore, mentre il contadino cercava di fare qualcosa per farlo uscire.
Alla fine, dispiaciuto, il contadino decise che l’asino era già vecchio. Il pozzo inoltre era ormai asciutto e non serviva più: era in ogni modo giunto il momento per il pozzo di essere tappato. Così invitò i suoi vicini ad aiutarlo per chiudere il pozzo.
Afferrarono una pala ciascuno e iniziarono a tirare la terra dentro al pozzo. Il povero asino rendendosi conto di quello che stava succedendo pianse orribilmente.
A un certo punto però, con sorpresa di tutti, l’asino si acquietò. Il contadino guardò in fondo al pozzo e si stupì di quello che videro i suoi occhi: con ogni badilata di terra l’asino stava facendo qualcosa di incredibile e inaspettato. Si scuoteva la terra di dosso e la faceva cadere sotto di sé.
Poi la calpestava appiattendola. Fu così che l’asino riuscì a salire fino alla superficie, dove il pozzo si apriva. Una volta raggiunto il bordo uscì libero e se ne andò via trotterellando.”
Una storia di crescita personale che parla della necessità di non smettere mai di lottare per uscire dalle difficoltà anche quando tutto sembra andare nel peggiore dei modi. Situazione questa che tutti prima o poi si trovano ad affrontare e in cui è facile immedesimarsi.
Anche i Jaspers si sono visti trasformare in asini e hanno trovato il modo di risalire la china grazie a dieci grossi e importanti gradini: le canzoni presenti nell’album.
La musica quindi vista come elemento salvifico e un disco che simboleggia per la band una rinascita e un nuovo inizio.
Musicalmente l’album è un concentrato di stili amalgamati con la classica ricetta che da sempre contraddistingue i Jaspers; una commistione di generi così ampia ed eclettica che li rende difficili da etichettare all’interno di un’unica definizione. Le radici sono indubbiamente quelle del rock alternativo indipendente, ma che è stato fortemente contaminato dalle influenze di ogni singolo membro del gruppo.
Tuttavia, questo nuovo lavoro rappresenta un ulteriore passo avanti nella maturità della band; qui i Jaspers sono riusciti a incanalare l’esuberanza e la follia frenetica degli esordi in composizioni più compatte e strutturate ma che al tempo stesso lasciano ampio spazio ad arrangiamenti creativi e inaspettati. Ogni pezzo rappresenta un mondo a parte, un messaggio diverso veicolato mantenendo una propria peculiarità e identità poetica.
Le tematiche affrontate nei testi sono anche varie ma principalmente ascrivibili in due macro-argomenti: uno riguarda i cambiamenti sociali e climatici che sta attraversando il nostro pianeta, visti attraverso uno sguardo ironico e autoironico; l’altro, più intimo e personale, riguarda quella che è la nostra continua ricerca di un modo per affrontare e attraversare indenni le stranezze e follie che ogni giorno incontriamo nel mondo e tra le persone.
L’album è stato registrato da Marco Barusso presso il BRX Studio di Milano, tranne le tracce Pianeta Terra, Rockstar e Dante registrate da Antonio Polidoro presso il blapstudio di Milano.
La batteria è stata suonata da Roberto Gualdi (PFM, Dolcenera) e registrata da Alessandro Marcantoni al Metropolis Studio di Milano, eccetto in Pianeta Terra, suonata e registrata da Antonio Polidoro. Il mixaggio è a cura di Marco Barusso mentre il mastering è di Marco D’Agostino presso il 96kHz Studio di Milano.
L’artwork e la copertina dell’album sono stati realizzati da Mister Thoms, nome d’arte di Diego Della Posta, artista romano che ha cominciato come street artist nel 1996 e che nel tempo ha ampliato il suo raggio d’azione anche come pittore, illustratore e graphic designer.
Questa la sua riflessione riguardo lo sviluppo del concept: «Un uomo che si libera della sua maschera da asino ormai usurata e logora, la fine di un ciclo, una morte ma al tempo stesso la rinascita di un nuovo sé, rappresentato da una fiamma che purifica e rinnova».
Il layout dell’album, le grafiche e le foto sono stati realizzati da Chiara Sardelli, fotografa ufficiale della band, da sempre legata al progetto riesce a interpretare e sviluppare con efficacia il pensiero dei Jaspers visivamente.
Per approfondire ulteriormente tutto ciò che riguarda gli asini, la band ha passato un intero pomeriggio presso l’asineria “La Casetta Verde” di Porlezza (Como).
Ospitati dall’allevatore Piergiuseppe Mazza e dai suoi cinque asini di diverse razze, i nostri hanno imparato caratteristiche e curiosità su questo fantastico animale che hanno poi raccontato in una serie di Reels/Shorts/TikTok in stile documentaristico.
Al termine di questa esperienza l’allevatore ha insignito il gruppo di una simpatica laurea ad honorem in “Asineria teorica ed applicata”.
“Riscaldamento Globale” è l’ultimo singolo estratto dall’album.
Un pezzo dal titolo inequivocabile parla di noi e di quello che ci aspetta nel futuro a seguito dei cambiamenti climatici; tuttavia non è una visione tragica o apocalittica mondo, la band affronta questo tema così discusso e complesso senza moralismi, ma tramite uno dei suoi espedienti preferiti, ovvero l’ironia.
La canzone si apre con un coro angelico, registrato deliziosamente dalle bambine del Piccolo Coro San Paolo ONLUS di Milano, che in maniera paradossale, quasi grottesca, canta allegramente quanto sarà bello potersi abbronzare tutto l’anno grazie agli effetti del riscaldamento globale.
Voci innocenti e inconsapevoli, caratterizzate dalla tipica giocosità dei bambini, che intonano un inno per glorificare il difficile futuro che tutti noi stiamo preparando per loro.
Musicalmente il pezzo è un mix esplosivo di synth e vocoder anni ’80 e ritmi incalzanti che ricordano il più scanzonato surf rock, il tutto arricchito dal coro di voci bianche che riporta alla mente le atmosfere tanto di Another brick in the wall dei Pink Floyd quanto di Stare bene di Caparezza.
Il videoclip (in uscita prossimamente) è stato realizzato da Elio De Filippo dello Studio Nubes di Sarno, che aveva già collaborato con la band per i singoli Rockstar e Le laid c’est beau.
Nel video siamo alle prese con un personaggio eccentrico, bizzarro, una sorta di giullare metropolitano che potrebbe ricordare un artista di strada o uno dei tanti emarginati sociali.
Questo soggetto, interpretato con grande naturalezza e personalità dall’attore teatrale astigiano Eugenio Fea, si aggira per la città con fare sbarazzino portando con sé un piccolo televisore vintage dove si vede proiettato il coro di voci bianche.
Camminando e ballando con aria spensierata e ingenua, ma allo stesso tempo sicuro di sé, simboleggia metaforicamente una società che, distratta dalle infinite tentazioni del mondo odierno, rischia di sottovalutare o a volte finge di non vedere gli effetti dei grandi cambiamenti climatici che sta affrontando il nostro pianeta.
I Jaspers nascono nel 2009 dall’incontro tra diversi musicisti che si sono conosciuti presso il CPM Music Institute di Milano.
Il gruppo è certamente una rock band, ma di difficile catalogazione. Ha al suo interno tantissime influenze artistiche e musicali che spaziano appunto dal rock, pop, alternative, progressive, reggae, funk fino alla musica classica.
Comparati per ecletticità e ironia ad artisti quali Frank Zappa ed Elio e le Storie Tese. Il nome è ispirato al filosofo e psichiatra Karl Jaspers, nome che meglio rappresenta e unisce la follia artistica e personale di ogni singolo componente.
Vengono spesso definiti una concept band in maschera, che porta sul palco una sorta di Opera Rock Theatre. Durante i loro concerti, infatti, ognuno dei componenti mette in scena il personaggio di un manicomio immaginario che prende vita sul palco, gli show sono ironici e molto coinvolgenti.
Vengono notati inizialmente da Franco Mussida, chitarrista e fondatore storico della PFM, per poi continuare a collaborare con tantissimi produttori e musicisti italiani nel corso degli anni, oltre che a fare tour in tutta Italia.
La band ha all’attivo tre album: Mondocomio (2012) Etichetta Talking Cat / Distribuzione Ammonia Records; Non ce ne frega niente (2019) Etichetta Talking Cat / Distribuzione Universal Music Italia;
Come asini nel pozzo (2023) Etichetta Indaco & NEEDA / Distribuzione Altafonte Italia
Tra le varie produzioni e dischi, escono con due singoli in chiave rock: “In fondo al mar”, cover della celebre canzone Disney tratta dal film “La sirenetta” e lo storico brano “Il cielo in una stanza” di Gino Paoli.
Nel 2016 volano a Londra per collaborare con Cass Lewis, bassista degli Skunk Anansie.
Dal 2017 al 2021 i Jaspers sono stati la band ufficiale della trasmissione televisiva di Rai 2 “Quelli che il calcio”, condotta da Luca e Paolo con Mia Ceran.
Video intervista a cura di Domenico Carriero