Jimmy, “Schegge di 66”: una notte per ricominciare!

Jimmy “Schegge di 66” il suo album d’esordio, un racconto di più storie nella stessa storia, avendo l’amore unico comune denominatore

Jimmy, “Schegge di 66”: una notte per ricominciare!
“Schegge di 66” il nuovo disco di Jimmy

Jimmy, nome d’arte scelto in omaggio alle passioni della sua famiglia, è un giovane cantautore e musicista nato a Voghera e cresciuto con la musica nel sangue. Egli crede che quest’ultima possa ancora essere un potente veicolo di emozioni e riflessioni, un ponte che unisce anziché dividere. Il suo primo disco rappresenta sia un punto d’arrivo che di partenza in cui non si limita solo a raccontare ma anche ad infondere un messaggio di speranza e di coraggio. “Schegge di 66” funge da monito e celebra i sentimenti in ogni loro forma ed espressione. Nonostante tutte le ferite che l’amore può causare, la capacità di emozionarsi e di amare di nuovo è una forza che tutti possediamo.

Jimmy com’è nata l’idea del tuo nome d’arte?

Il mio nome viene da un cantante che seguivano i miei genitori, si chiamava James William Buffett, in arte Jimmy Buffett, e loro hanno voluto chiamarmi James William. Iniziando il mio percorso artistico ho voluto fare un omaggio al cantante preferito dei miei e quindi per questo ho scelto “Jimmy”.

La passione per la musica te l’hanno trasmessa loro fin dalla nascita quindi?

Assolutamente sì, tra l’altro io con le mie sorelle cantavamo sempre insieme con nostra nonna e seguire il festival di Sanremo era una tradizione di famiglia.

Durante questo cammino hai preso spunto da qualche artista per approcciare alla musica?

Principalmente io mi rifaccio ad artisti come Marco Mengoni, Ultimo, Tiziano Ferro, tutti molto contemporanei. Prima ancora prendevo spunto anche da Paolo Meneguzzi, avevo portato una sua cover a “Una voce per la poesia”, un evento musicale che organizzava la mia scuola, in cui arrivai secondo e fu una bellissima esperienza. A livello di look, mi piace essere un po’ stravagante, portare il cappello alla Michael Jackson per esempio.

In merito all’esperienza che hai avuto nella scuola, ci racconti le tue sensazioni?

Tantissima emozione mischiata con un po’ di paura, perché era la prima volta che salivo sul palco davanti a tutta la scuola. È stato veramente bello iniziare a fare quello che amavo di più, ed è stato il mio primo approccio in una dimensione live.

Adesso sposto l’attenzione sul tuo primo album “Schegge di 66”. Da dove viene la scelta del titolo e cosa è contenuto al suo interno?

Insieme alla canzone è nata anche l’idea dell’album, ho voluto raccontare un’esperienza vissuta che mi ha toccato profondamente in modo negativo. Per un amore non corrisposto ho esagerato nel bere ad una festa e sono finito in coma etilico. Da tutto quel miscuglio fatto quella sera sono rimasti un po’ di strascichi; ho voluto far capire a chi lo ascolta che da tutto questo male provocato da quella persona mi rimangono nelle vene delle schegge di questa bottiglia da 66 cl.

Jimmy - Schegge di 66 - Cover
Jimmy – Schegge di 66 – Cover

Cosa ti ha insegnato quella notte? Cosa hai metabolizzato dopo aver realizzato quello che era successo?

Non ho ricordi di quella sera ma ho molta consapevolezza su cosa non bisogna più fare. Questo episodio lo tratto come un qualcosa di personale che mi ha insegnato ad andare avanti, ad essere la persona che sono ora. Da lì infatti è nato tutto, ne ho fatto tesoro.

Questo disco che tipo di comunicazione vuole lanciare a chi lo ascolta?

In questo disco ho voluto raccontare l’amore sotto otto sfaccettature diverse. Non bisogna chiudersi in questo sentimento, ma trovare sempre qualcosa di positivo per poter andare avanti e cercarlo, il famoso bicchiere mezzo pieno. Il disco si apre con “Solo io”, l’elogio alla persona amata, si passa all’amore passionale, la delusione, poi c’è la ripresa e infine questo invito a non rassegnarsi mai e lasciarsi andare a qualcosa che potrebbe essere.

Tra queste otto tracce qual è quella a cui sei più legato?

A parte Schegge di 66, ti direi “Saltami addosso”, che parla dell’amore rivolto ai nostri animali da compagnia. Io l’ho dedicata alla mia gatta e spero che chiunque l’ascolti la possa dedicare al proprio animale domestico. È un tema che non viene spesso trattato nelle canzoni e mi è sembrato giusto affrontarlo in questo progetto inclusivo.

In questo album c’è un verso o una strofa che ti identifica e ti rispecchia maggiormente?

Mi piace molto la frase che ho messo come voce telefonica in “Via amore lasciati emozionare”, che non è proprio una frase mia ma è presa da un film che mi piace molto che si chiama “Vi presento Joe Black”. Quando dico Lo so che può sembrarti troppo dolce, ma l’amore è passione, ossessione, quella persona senza cui non vivi…perché non ti regali…

Una volta che hai terminato di lavorare al disco cosa hai provato nel vedere il prodotto finito?

All’inizio non mi è sembrato vero, rimane sempre quello che è un po’ un sogno nel cassetto, poi quando esce e diventa realtà quasi non ci si crede. È stato emozionante stamparlo e poterlo avere in mano, non solo a livello digitale ma anche e soprattutto fisico. Poterlo condividere con tutti gli altri e sentire tutti i riscontri. Adesso voglio sperimentarlo anche durante i live per inquadrarlo anche in questo tipo di contesto.

Quanto hai lavorato sul tuo timbro vocale?

Ci sto lavorando tanto anche adesso, sono molto autodidatta in questo, ho preso già diverse lezioni. Nel nuovo contratto con il mio studio ho inserito anche un vocal coach per essere seguito e spronato al meglio perché voglio migliorarmi sempre di più. È un progetto che sto portando avanti in questi mesi.

Se dovessi collocare i tuoi brani in un genere quale sceglieresti?

Mi piazzerei nel pop cantautorato, ma mi piace molto sperimentare perché vengo da un’influenza country e vedere come viene accolto.

Jimmy, “Schegge di 66”: una notte per ricominciare! 2

In che modo cerchi l’ispirazione per scrivere?

Quando mi metto a scrivere di solito lo faccio su un determinato argomento e comincio a buttare giù tutte le idee che riguardano quel tema, faccio una sorta di brain storming.

Oltre alla musica, cos’altro ti piace fare? Come organizzi il tuo tempo?

Faccio tante attività. Oltre a lavorare in un supermercato, studio storia all’università di Genova, sono molto impegnato sotto questo punto di vista. Faccio parte anche di un coro in Val Curone, sto iniziando a prendere lezioni di chitarra acustica per riuscire a suonare più strumenti possibili.

Come mai hai scelto proprio storia all’università?

È una materia che mi è sempre piaciuta fin dai tempi del liceo. Mio padre è laureato in storia e mi ha trasmesso questa sua passione fin da quando ero bambino. Mi sono voluto buttare su questo indirizzo.

Hai mai pensato di inserire questa tua passione per la storia in un tuo brano?

Sì, l’idea ce l’ho avuta a dir la verità. Ma dato che siamo all’inizio di un percorso voglio essere sicuro di ciò che dico. Parlando dell’amore eterno, avevo anche pensato di utilizzare la figura di Marcantonio e Cleopatra, mi sarebbe piaciuto molto. Magari in futuro la tengo in considerazione perché è un mio pallino.

Programmi per il futuro?

Stiamo lavorando su nuove canzoni, la prima dovrebbe uscire tra aprile e maggio e stiamo aspettando la copertina. È scritta e prodotta da Alessio Bernabei, è stato fantastico collaborare con un artista che ho visto in televisione. Entro la fine dell’anno dovrebbero uscire altri 2 o 3 singoli. Poi in questi giorni mi sto occupando di organizzare qualche data tra ottobre e novembre con l’obiettivo di portare la mia musica in giro.

Come lo descriveresti il tuo più grande sogno?

Partecipare al festival di Sanremo portando la mia musica.

Se non avessi fatto il cantautore cosa ti sarebbe piaciuto fare nella vita?

Si collega a quello che sto studiando, mi piacerebbe insegnare o lavorare nei musei o nelle biblioteche. Anche come guida turistica non mi dispiacerebbe.

Articolo a cura di Simone Ferri

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