Kaufman: niente è più “Heavy Metal” dell’amore

Kaufman: “Heavy Metal” il nuovo singolo della band racconta, in un amore tormentato, la presa di coscienza e la consapevolezza che a volte sbagliare è la meta del viaggio

Kaufman: niente è più “Heavy Metal” dell’amore
Kaufman: niente è più “Heavy Metal” dell’amore

Nati per le strade del Nord d’Italia, i Kaufman hanno come segno di riconoscimento un indie pop super emotivo e nei testi evidenziano una consapevolezza che sfugge al vizio del piacere. “Heavy metal” è un brano che accetta lo schianto annientando la paura del decollo, e insegna che la prerogativa dell’errore, a volte, è essa stessa la meta del viaggio.

Lorenzo benvenuto tra noi! Come nasce la vostra band e cosa vi ha spinto a fondarla?

La musica è un bisogno, almeno parlo per me che sono l’autore. È indispensabile, fin dall’adolescenza la scrittura è stata un’esigenza parallela alla vita in cui includo tutte le emozioni; ha anche una funzione calmante rispetto a tutti i problemi della quotidianità. Noi suonavamo tutti in altre piccole realtà locali e ci conoscevamo e ci stimavamo a vicenda. Sembrava che avessimo un po’ le stesse idee e gli stessi progetti per la musica quindi abbiamo optato per una fusione.

Da quante persone è composta?

Siamo 4 persone, un chitarrista, un batterista, un tastierista che si occupa anche di elettronica e poi ci sono io che canto.

Kaufman - Heavy Metal - cover
Kaufman – Heavy Metal – cover

Il vostro nome d’arte, i Kaufman, da dove viene?

Viene da Andy Kaufman, un comico della New York degli anni ’70, un personaggio particolarissimo che ci ha davvero colpito, sul quale poi è stato fatto anche un film, “Man on the Moon”. In fase di scelta del nome, abbiamo deciso di fare un tributo a lui. Era un personaggio sopra le righe che provava a fare sicuramente qualcosa di diverso rispetto al tipo di televisione, questo elemento di rottura che prevaleva a noi è piaciuto moltissimo.

C’è una band alla quale vi ispirate di più?

Noi siamo abbastanza eclettici, cerchiamo di muoverci e spaziare tra i vari generi. Le sonorità indie pop sono il nostro marchio di fabbrica.

Brescia, Bergamo e Verona sono le città dalle quali provenite. Quanto vi sentite legati alle vostre origini?

Geograficamente la nostra posizione oggi è a Brescia, città in mezzo alle altre due e per questo ci siamo sempre ritrovati qui da me. Ci siamo appoggiati poi a Milano per questioni relative ad etichette e tutto ciò che concerne. Ci sentiamo legati alle nostre terre ma allo stesso tempo siamo anche scissi dalle loro realtà musicali locali, che rimangono un po’ chiuse.

Kaufman: niente è più “Heavy Metal” dell’amore 2

All’inizio del vostro percorso che ambiente musicale avete trovato a Brescia?

È una città molto particolare Brescia, quando siamo esplosi nel 2018 ci ha accolto bene perché eravamo una realtà locale che era emersa a livello nazionale, pur non avendo una scena It-Pop. Questa è una tipica caratteristica della provincia, ti dà pace e tranquillità intorno quando sei nel momento creativo, è un rifugio dalla frenetica vita di tutti i giorni. Quando passi alla fase successiva rimane povera dentro.

Ora voglio accendere i riflettori sul vostro nuovo singolo, “Heavy Metal”: qual è la storia che c’è dietro?

Come nella maggior parte delle nostre canzoni, anche questo brano parla di un rapporto di amore tormentato di inizio estate. Qui l’idea era di trovare un corrispettivo con il genere musicale, in questo caso l’heavy metal, con tutto l’immaginario che ne viene fuori. Il genere non c’entra niente con la canzone perché è un pezzo pop, il titolo funge da elemento contrastante. Nel testo sono presenti anche giochi di parole presi dal rap.

Il contrasto del titolo si collega anche al tipo di relazione affettiva?

Si esatto, c’è l’idea che sia finita eppure si ritorna, è come se non si riesce a staccarsi dalla tossicità ma si prende coscienza che è finita.

Volete comunicare qualcosa di specifico?

Mostrare una situazione contraddittoria, prenderne atto e acquisire maggiore consapevolezza.

Che effetto vi fa portare a casa un pezzo?

Le canzoni sono un po’ tutte come figli, dentro c’è sempre tanta emotività. Tanti mesi prima di partorirla e poi con un battito di ciglia la lasci andare e diventa di tutti. In quel momento sei orgoglioso che abbia preso il volo.

Oltre alla musica avete altre passioni? Come trascorrete il vostro tempo libero?

Leggo tantissimo e frequento spesso il cinema. Anche lo sport non manca, seguo il calcio, mi piace guardarlo più che giocarlo.

Tra le diverse collaborazioni che avete stretto con il mondo indie ce n’è che vi ha regalato più emozioni di altre?

Può sembrare banale ma sono state tutte bellissime. Per un periodo della nostra discografia abbiamo pubblicato solo singolo con featuring. Sono tutte persone che abbiamo conosciuto, girando in tour per tutta Italia, siamo diventati molto amici. Galeffi è stato il primo, abbiamo condiviso tantissimi palchi con lui. Fare una canzone insieme mi è sembrato un ottimo modo per coronare un’amicizia.

Heavy Metal

Che tipo di sinergia si è creata tra di voi?

Parliamo la stessa lingua, questi anni sono stati caratterizzati dallo stesso genere musicale che aveva delle linee comuni, un’emotività molto comune, sono scritture che nascevano in pochissimo tempo, uno o due giorni al massimo. Nasce davvero in modo spontaneo questo feeling. Prima abbiamo deciso tra di noi di collaborare insieme e poi lo abbiamo comunicato all’etichetta, è come un patto tra fratelli, un accordo musicale in tutti i sensi.

Ricordi un momento o un episodio significativo della vostra carriera?

Siamo enormemente legati al fattore scatenante che ha fatto iniziare tutto. Nell’estate del 2017, prima dell’uscita del disco, è stato lanciato “L’età difficile”, il nostro primo pezzo che è esploso subito, è andato in cima a Indie Italia, è entrato nel circuito radiofonico e ha aperto la nostra carriera.

Il palco penso sia la vostra casa. Che emozioni vi dà suonare live?

È una grande emozione, la musica si traduce tutta in quel momento lì, la condivisione con le persone che sono venute ad ascoltarti. In linea di massima, le nostre sono canzoni che il pubblico canta, si prestano ad un canto collettivo, sono proprio da concerto.

 

Vi è capitato di aprire concerti di qualche big?

Sì, abbiamo fatto diverse aperture nei palazzetti a Francesco Gabbani, poi a Levante e Cosmo; abbiamo suonato anche con gli Zen Circus.

Qual è il vostro sogno musicale più grande?

Ti direi partecipare a Sanremo, il punto più alto della musica pop italiana.

A cosa state lavorando adesso?

C’è in programma un nuovo disco che stiamo ultimando in studio. Faccio anche l’autore per altri artisti quindi di base ho tanti testi nel cassetto, scrivo per Luca Carboni e tanto per Max Gazzè. Cerco sempre di dividere quelle che faccio da autore e quelle dei Kaufman. In studio arrivano tanti pezzi, stiamo selezionando quelli che hanno un filo conduttore che li lega.

Quando uscirà più o meno?

Penso per inizio autunno.

Articolo a cura di Simone Ferri

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