Nuovi dischi, nuovi artisti, tanti concerti. Stiamo andando verso una nuova età d’oro?
Spesso si legge di quando i dischi si vendevano, le radio trasmettevano nuova musica, nascevano sempre nuovi artisti promossi dalle etichette e le persone andavano a sentire i concerti. Ma perché usare l’imperfetto per descrivere questa situazione? La crisi della discografia è finita, sono già stati scritti alcuni articoli a proposito, e a confermarlo sono i dati dell’International Federation of the Phonographic Industry (IFPI), che evidenziano quanto il business della musica sia cresciuto nel 2015 e nel 2016. Per capirci meglio, raramente vi sono stati dati così positivi dal 1977, anno in cui questo organo ha iniziato a monitorare il mercato musicale.
Certo, non si vendono più milioni di copie fisiche (almeno in Italia), ma il mondo è completamente cambiato, la tecnologia non è più la stessa, persino registrare un disco non costa più come negli anni ‘70/’80.
In più, ad oggi, non c’è più il negozio di dischi come unico venditore del prodotto, ci sono tanti e differenti digital store, dove si può comprare la copia fisica e digitale. C’è lo streaming, c’è Youtube, c’è la possibilità di guadagnare dalle pubblicità e dai click del proprio video musicali. Risolvendo la problematica del value gap aumenterebbero ancora di più le possibilità di guadagno online. Non dimentichiamoci dei talent, dei Festival nazionali e internazionali di musica e del ritorno in auge del vinile. E Mtv? Anche se non presente sul digitale terreste, è stata in parte soppiantata dalla radiovisione e attenzione a VH1, canale 67 del DTT, che passo dopo passo si sta avvicinando proprio allo storico modello della televisione musicale. Chissà se torneranno in voga i VJ e se il giornalismo musicale, da sempre creativo, riuscirà a sopravvivere rispetto al giornalismo classico, insediato dalla possibilità di bot intelligenti per la redazione delle notizie di cronaca.
La discografia major ha gli artisti più solidi e intelligentemente ha capito che può sfruttare le proprie risorse per gestire la distribuzione degli artisti delle etichette indipendenti. La scena indie è sempre più florida di nuovi artisti, le piccole etichette vanno alla scoperta di nuovi talenti e il movimento dei giovani emergenti è sempre più forte.
Se stavate rimpiangendo un periodo storico, potete anche fermarvi di farlo. Questi anni, molto probabilmente, saranno quelli che citeremo in una prossima, eventuale e lontana crisi della discografia. Godiamoci quello che abbiamo e che verrà, avremo molto da ascoltare.