Perchè La Voce del padrone di Franco Battiato è l’album dei record della musica italiana?
Uno tra i pochi album ad aver superato il milione di copie in Italia è “La voce del padrone” di Franco Battiato. L’artista siciliano che non ha bisogno di presentazioni, raggiunge una delle vette commerciali e artistiche con questo “piccolo” album del 1981.
“La voce del padrone” conta infatti solo sette canzoni, sette goielli pop della musica italiana rimasti ancora oggi ben cementati alle nostre orecchie. Come non ricordare anche solo qualche frase, qualche verso di “Bandiera bianca”, “Cuccurucucù” o “Cerco un centro di gravità permanente”.
Battiato negli anni precedenti aveva già sperimentato la musica classica (vinse il Premio Stockhausen nel 1978) e la musica elettronica. I dischi precedenti avevano già ricevuto ottimi riscontri, ma è solo con queste semplici ed astutissime sette canzoni pop che fa centro per davvero.
I testi traggono riferimenti dalla musica, dalla letteratura, dalla politica e, ovviamente, dalla religione. Battiato si avvicinerà sempre più nei suoi dischi (e nella vita privata) al misticismo, alle religioni del mondo e alle filosofie orientali.
Musicalmente l’album spazia fra suoni elettronici (ottime le tastiere del fidato Filippo Destrieri) e gusto orchestrale in chiave pop. “Segnali di vita” medita sullo scorrere del tempo e anticipa il Battiato riflessivo che verrà. “A Beethoven e Sinatra preferisco l’insalata” canta il poeta siciliano in “Bandiera bianca”, poi chiama a cantare la “Diva” di Omero nella spaccaclassifiche “Cuccurucucu”. Cita codici di geometrie esistenziali nella celestiale “Gli uccelli”; canzone che all’epoca non fu singolo ma che oggi è considerata tra i suoi capolavori assoluti (giochi di aperture alari che nascondono segreti di questo sistema solare).
Altro brano di punta è il tormentone “Centro di gravità permanente”, canzone basata sulle teorie psicofisiche del filosofo Georges Ivanovic Gurdjieff, sulla difficoltà dell’essere umano a trovare il “proprio centro interiore”.
Oggi il disco è inserito al secondo posto, dalla rivista Rolling Stones, nella lista dei 100 album italiani più belli di ogni tempo. Il grande pregio di “La voce del padrone” fu di piacere a tutti: piaceva alla critica e al pubblico, agli ascoltatori casuali e ai musicofili più esperti, piaceva ai grandi e ai bambini, ai “poppettari” anni ’80 e ai “radical chic” dell’epoca. Vi dò un consiglio: se non lo avete ancora fatto, ascoltatelo almeno una volta e capirete il perché.
Curiosità: l’album fu inciso anche in spagnolo con il titolo “La voz de su amo”.
TRACKLIST:
1 Summer on a Solitary Beach
2 Bandiera bianca
3 Gli uccelli
4 Cuccurucucù
5 Segnali di vita
6 Centro di gravità permanente
7 Sentimiento nuevo.