Laboa: un giro into the wild! La natura è il quadro giusto per il loro chiodo fisso e fa il giro di boa con l’uomo, in un rapporto logoro di amore e odio
Laboa, band torinese, esordisce nel panorama musicale con “Fiumi”, il primo EP, composto da cinque tracce nate dall’esigenza di portare a galla tutte le emozioni nascoste che bloccano il normale fluire delle proprie vite. Le loro canzoni sono concepite come dei pezzi che sgorgano dalla parte più profonda di noi stessi e come un fiume che si porta via tutto ciò che non va, senza guardarsi indietro.
Vorrei partire proprio dalla base: come nasce il vostro gruppo?
Laboa è un progetto che viene da lontano, dopo circa dieci anni che suoniamo insieme abbiamo deciso che era arrivato il momento di dare un nome all’identità di band che in questi anni abbiamo creato.
Da dove deriva il nome Laboa?
Laboa è frutto di due concetti: da una parte un punto fermo e di appoggio in mezzo alla vita in continuo mutamento e dall’altra un modo per andare in profondità nei nostri sentimenti. Il punto fermo nelle nostre vite è sempre stata la musica, scrivere canzoni invece è un modo per scendere in profondità nelle nostre vite e riemergere con testi di canzoni in cui riconoscersi. Abbiamo pensato ad un oggetto che potesse rappresentare questo concetto ed ecco la boa, che per comodità abbiamo deciso andasse fosse scritto legato.
Quando avete iniziato a fare musica?
Insieme da circa dieci anni e negli ultimi tre a noi si è unito Andrea. Individualmente, invece, abbiamo iniziato tutti da adolescenti.
Vi ispirate a qualche artista in particolare?
Sicuramente ci ispiriamo a tutto il rock di matrice inglese e americana, con uno sguardo alla musica italiana soprattutto per quanto riguarda i testi. Nelle nostre canzoni ci sono i Ministri e gli Zen Circus ma anche Foo Fighters e Royal Blood.
Quale messaggio vuole trasmettere “Fiumi”?
Fiumi parla alla nostra generazione ovvero i trentenni che combattono ogni giorno per trovare il proprio posto nel mondo. Ogni canzone racconta relazioni o episodi che accadono a noi o a chi ci sta intorno, spesso sono riflessioni sul nostro mondo, ma siamo sicuri che siano simili alle esperienze che fanno molti nostri coetanei.
È il vostro primo EP: come vi sentite dopo l’uscita di questo progetto?
Entusiasti! Siamo felici di poter condividere la musica che descrive i nostri ultimi tre anni di vita.
La natura è parte integrante delle tracce. Vi ha ispirato in fase di scrittura? Come concepite il rapporto tra uomo e natura?
La natura ci circonda da sempre, veniamo tutti dalla provincia, quindi, è normale per noi avere un contatto diretto con la natura. Sicuramente, come dici tu, è parte integrante delle tracce ma questo è un ragionamento che abbiamo fatto a posteriori: una sera abbiamo ascoltato le canzoni una di fila all’altra e ci siamo accorti che erano tutte accomunate dalla presenza di elementi naturali. Chiamare l’Ep “Fiumi” ci è sembrato un modo coerente di chiudere il cerchio.
C’è un brano al quale siete più legati?
Credo che ognuno abbia il suo, è normale. Personalmente la mia preferita è Guerra Fredda perché è la prima che abbiamo scritto in quattro ma con ogni canzone c’è un legame particolare.
Qual è il significato della copertina del disco?
Una barca in mezzo al fiume che nonostante tutto, come la musica, ti permette di rimanere sempre a galla.
I testi sono autobiografici?
Quasi sempre, sì. E quelli che non lo sono direttamente partono sempre da un’esperienza successa a qualcuno di noi o a qualche conoscente. Spesso partiamo da un episodio e ci lasciamo trascinare in riflessioni più ampie, sembra una specie di terapia di gruppo. Un esempio è “Diventare Grandi” in cui non parliamo di un qualcosa successo veramente a qualcuno di noi ma è una sorta di riflessione circa il timore di crescere.
“Ero cieco davanti allo specchio
ho messo a fuoco i miei difetti
brucia il fegato perché non sono perfetto,
anche tu sei come me, siamo stronzi a modo nostro
funzioniamo galleggiando sullo stesso compromesso”
Questa strofa mi ha colpito particolarmente: potete spiegarci il significato?
Questo ritornello e in generale tutta la canzone parlano di quel momento in cui ti specchi nel partner e ti metti nei suoi panni. In quel momento ti rendi conto di non essere sempre nel giusto come pensavi, ma di essere anche un po’ stronzo, forse riconosci i difetti che non vedi più o che pensavi di aver cancellato. E invece, sono lì.
Ho visto che siete molto attivi su Youtube: lo usate solo nell’ambito professionale?
Siamo grandi fan di YouTube e da sempre lo usiamo per imparare cose o seguire personaggi che ci piacciono. Nel 2020 volevamo documentare la nascita di questo Ep e abbiamo deciso di farlo attraverso un racconto settimanale che documentasse man mano la registrazione dei pezzi. Pubblicando un video a settimana potevamo raccontare quasi in tempo reale il susseguirsi dei lavori e quest’idea ci attirava molto.
Peccato che fosse febbraio 2020, e dopo i primi tre video siamo rimasti chiusi in casa per tre mesi. A quel punto ci siamo detti: “ci fermiamo o andiamo avanti?”. Non potendo proseguire i lavori in studio sono nati altri format (ad esempio le interviste) che potevamo affrontare anche a distanza. Oggi il nostro canale YouTube ha più di 170 video che raccontano il dietro le quinte della nostra band, ma non solo. Dentro ci sono interviste, riflessioni, blog!
A proposito dei social: mi è piaciuto molto il tema del brano “Posti”, lo trovo molto attuale e interessante. Al giorno d’oggi i social quanto influenzano le nostre vite? E voi come li usate?
Influenzano le vite in maniera totale. Il punto, però, è sempre quello: il social è un mezzo, la differenza la fai tu in base a come lo utilizzi. Se lo utilizzi bene può essere uno strumento di conoscenza e promozione straordinario.
Condividete anche qualcosa di personale o di vita privata oltre alla musica?
Si certo. Enrico, Nicholas ed io ci conosciamo fin da bambini, siamo sempre stato amici oltre che compagni di band. Andrea è arrivato dopo ma abbiamo avuto la fortuna di trovare una persona incredibile, con cui sai di poter condividere tutto anche fuori dalla band. E a proposito di social, Andrea l’abbiamo conosciuto proprio tramite Facebook!
Che rapporti avete con il vostro pubblico?
Conosciamo quasi tutte le persone che ci ascoltano o a cui piacciamo, d’altronde il primo giudice sono gli amici. Grazie a YouTube la community si sta allargando e non vediamo l’ora di far ascoltare le nostre canzoni a nuove persone.
Avete già fatto delle esperienze in qualche live o vi è mai capitato di partecipare a dei festival?
Certo, come dicevo prima Laboa è una band che nasce dopo molti anni di musica scritta insieme e di concerti suonati in giro. Inoltre, parteciperemo il 15 di dicembre al Break Front Fest a El Barrio di Torino. Siamo stati contattati dagli organizzatori e non vediamo l’ora di suonarci!
“Diventare grandi” è un brano che descrive lo slancio verso il domani. Quindi vi chiedo: quali programmi avete per il futuro?
Scrivere nuove canzoni, macinare km e fare concerti in giro oltre che far crescere la community di persone che ci ascolta e ci segue su YouTube.
Articolo a cura di Simone Ferri