Si intitola “L’altra metà” il nuovo disco di Francesco Renga, che ci regala un artista rinnovato, ma sempre se stesso.
Francesco Renga ha da poco pubblicato “L’altra metà”, un album che apre nuove porte musicali. Però il punto fermo c’è: le caratteristiche cristalline di Renga nelle nuove canzoni si ritrovano tutte.
Cosa rappresenta per te “L’altra metà”?
Ho capito che la musica stava cambiando, ho drizzato le antenne e aggiornato il linguaggio per tenermi connesso alla generazione dei miei figli. Sentivo la necessità di farlo.
Cambiare per un artista amato come te, e dalla carriera così lunga, significa affrontare qualche difficoltà.
Dovevo restare credibile rispetto alla mia storia, avere freschezza di linguaggio ed essere popolare, nel senso di continuare a parlare alla gente. È lontana da me la torre d’avorio in cui chiudermi per scrivere un disco; se vuoi condividere con chi ti ascolta devi trovare un linguaggio consono: questa consapevolezza è arrivata con questo cd.
Sembri particolarmente felice dell’album.
È uno spartiacque per me. Sono radioso perché non si è mai sentita una versione così di Francesco, ho in mano la situazione come mai prima d’ora; soprattutto lo penso se riguardo gli ultimi 5 o 6 anni.
Ma se non sentivi di avere la situazione in mano perché non hai abbracciato prima “l’altra metà” di te?
Se non sei padrone di un linguaggio temi lo scivolone, che è dietro angolo. Adesso mi diverto. Ho scelto tra 60 canzoni, si è trattato di un lavoro lungo due anni e posso dire che sono io – veramente io – dentro a questi brani. Ho messo a fuoco la mia personalità.
Sei veramente tu perché firmi le canzoni, ma hai scritto con molti autori.
Sì, perché avevo bisogno di trovare il linguaggio giusto per riuscire a parlare anche ai miei figli, come dicevo. Ci sono Gazzelle, Danti, Paolo Antonacci, Ultimo, Colapesce tra gli altri.
Insomma, in questo nuovo disco suoni moderno?
L’aggettivo moderno non mi piace. Preferisco contemporaneo.
[Gli faccio notare che “Bacon” e “L’odore del caffè” parlano di colazioni casalinghe: “È vero! Faccio colazione presto, devo portare i bambini a scuola”].