Chiuderà la prossima settimana, dopo 18 anni di attività, la Salumeria della Musica, storico locale milanese di via Pasinetti gestito da Massimo Genchi Pilloli. E poi?
Quel post pubblicato da Massimo Genchi su facebook la scorsa estate 2017, che inizialmente aveva stupito molti, pare purtroppo invece avere inequivocabile conferma dato che la programmazione de La Salumeria della Musica non è stata aggiornata dopo fine aprile. Sembra proprio che lo storico locale di via Pacinotti sia tristemente destinato a entrare nel novero di quei locali milanesi che come il Rainbow, La Casa 139, il Rolling Stone e Le Scimmie hanno chiuso i battenti negli ultimi 15 anni.
Il locale di Genchi è stato protagonista della riqualificazione della zona Ripamonti, quartiere caratterizzato da ex capannoni industriali, cortili e aree dismesse che hanno conosciuto dai primi anni del 2000 una nuova vita dal punto di vista artistico. In uno di quei capannoni, oggi l’attuale Salumeria della Musica, aveva sede una fabbrica di catene d’oro, i cui resti sono ancora evidenti nell’architettura odierna, scheletro dell’originale struttura ripresa anche nel logo del locale. E laddove si ascoltava prevalentemente rumore di presse, a partire dal 31 dicembre 1999, col primo concerto di Nicola Arigliano, ebbe inizio un’era di 18 anni di musica d’autore accompagnata da vini e salumi di qualità. Chi non ha mai messo piede nella Salumeria o non ne avrà più occasione deve immaginare un ambiente con un palco sul quale si esibiscono band dal vivo e un bancone con un “salumiere” che affetta per il pubblico ottime mortadelle, salami, coppe, prosciutti, accompagnati a formaggi, vini della fornita enoteca e altre specialità regionali.
Curioso considerare che, con la fondazione della Salumeria, tornò ad avere un nuovo fermento musicale quella zona milanese dove tra il 1958 e 1975, precisamente al civico 11 di via Barletta, si trovavano i mitici studi Fonorama di Carlo Alberto Rossi nei quali furono registrati alcuni dei più leggendari album della storia del pop-rock italiano e singoli di Mina, Lucio Battisti e la PFM.
La Salumeria è (stato) un locale piuttosto singolare, o comunque si può dire che abbia fatto scuola, grazie all’anima del suo gestore, Massimo Genchi Pilloli (50), da sempre amante di quei concerti jazz allestiti in posti angusti e fumosi ma dall’aria familiare. Per questo si può dire che il nome del locale magari “non suoni bene” ma sicuramente lo si ricorda proprio perché rispecchia chiaramente gli elementi che lo caratterizzano, quello musicale e quello casereccio. In quell’atmosfera hanno avuto luogo circa 4000 concerti, principalmente jazz da Pat Metheny, primo gran nome nel maggio 2000 al battesimo italiano di Norah Jones ma col tempo anche rock, funky, pop, soul e musica d’autore: da Joss Stone a Keith Emerson passando per Stefano Bollani, Gianna Nannini, Laura Pausini, Samuele Bersani, Gino Paoli, Fabrizio Bosso, ospitando pure Rock Files la trasmissione radiofonica di Ezio Guaitamacchi su LifeGate Radio e persino Enzo Jannacci e Diego Abatantuono, che creò nel 2002 una compagnia stabile di comici poi diventati protagonisti delle prime puntate televisive di Colorado Cafè. Un locale dunque apparentemente informale ma allo stesso tempo qualificato, nel quale poteva anche capitare di trovarsi accanto a personaggi del mondo musicale italiano come Fernanda Pivano od Ornella Vanoni.
A decretare la fine della Salumeria nessuno screzio con i proprietari e nessuna crisi ma solo stanchezza nel constatare quanto un genere come il jazz, che purtroppo fatica sempre più ad evolversi e imporsi, abbia inevitabilmente portato a modificare il palinsesto dovendo introdurre ben altri generi che sempre meno hanno incontrato i gusti di Massimo. La Salumeria, contro ogni logica modaiola, è nata come spazio per ascoltare jazz e musica di qualità almeno 5 sere a settimana, promessa sempre più tradita da necessità di mercato, come Massimo aveva sottolineato anche in un’intervista qualche mese fa: «Sono costretto a mettere in programmazione serate più lontane dal mio gusto, come i tributi a grandi del passato. Qui il pubblico viene, ma dieci anni fa non l’avrei mai fatto, preferendo di gran lunga un concerto di Renato Sellani. Anche per me c’è un limite a tutto» (da La Repubblica del 16/11/2017).
Prevista dunque la prossima settimana l’ultima data, sabato 28 aprile, con il concerto della Tom’s Family, repertorio di cover prevalentemente funk e soul di Stevie Wonder, Ray Charles, James Brown, Al Jarreau, Aretha Franklin, Otis Redding e Marvin Gaye, con incursioni nei repertori dei Brecker Brothers e di Maceo Parker. Con quei brani la Salumeria saluterà Milano. E così non solo verrà a mancare un altro importante riferimento in città dove poter suonare rispetto al numero di musicisti professionisti che elemosinano palchi per potersi esibire ma con la perdita della Salumeria, entrata a pieno titolo nella classifica delle 195 Great Jazz Venues mondiali stilata dalla storica rivista musicale Downbeat, tramonta un’altra epoca. Quando aprì in quel dicembre 1999, a solo un mese dalla chiusura del Capolinea, leggendario jazz club in zona Naviglio Grande nato nel 1968, la Salumeria venne subito accolta come una sorta di passaggio di testimone. La prossima settimana invece, a fronte del fatto che nuovamente si estingua un altro pezzo di storia milanese, purtroppo non si hanno ancora notizie di un eventuale subentro nello spazio di via Pasinetti.