Dentro la Canzone: Lorenzo Palmeri, “Nuvola” è il nuovo singolo dell’architetto- musicista. “Per me sono temi fondamentali cercare sé stessi e non danneggiare gli altri”
Da una parte il rigore delle linee, la proporzione degli spazi, la disciplina dell’architettura; dall’altra la musica con le sue regole matematiche sì, ma anche col suo flusso di emozioni capace di sollevarti da terra e trascinarti via come un fiume in piena.
Due mondi apparentemente lontani, sfere che sembrano destinate a non doversi toccare e dal cui incontro nascono invece universi bellissimi che vale la pena scoprire.
Lorenzo Palmeri, architetto e musicista milanese ha da poco pubblicato il quarto album “4 (crediti cosmici dance floor)” dove, a proposito di incontri, il ritmo della musica elettronica che conferisce al lavoro un’anima dance, si fonde perfettamente con la voce ed i contenuti cantautorali dell’artista.
Nell’album Palmeri parla della vita di tutti i giorni con profonda onestà e sguardo disincantato, e nel singolo “Nuvola” al di là della ricercatezza sperimentale del suono vi è la semplicità, almeno apparente, delle immagini del video.
L’auspicio cantato nel pezzo è che ciascuno possa trovare sé stesso, lottando, magari sbagliando, ma facendo tutto il possibile per riuscirci.
Nasce prima la passione per l’architettura o per la musica?
Ci ho pensato molte volte e sono giunto alla conclusione che per natura non può che nascere prima la passione per la musica. Intorno ai cinque anni ho incontrato una tastierina dimenticata in casa dai miei e così ho avviato un procedimento di consapevolezza in cui ho realizzato di amare la musica.
Quindi è arrivata prima la musica?
Sì, perché è legata ad una forma istintiva mentre l’architettura è un innamoramento culturale, più di tipo mentale. In effetti è molto difficile che quest’ultima ti commuova, è interessante, molto più influente sulle nostre vite di quanto si pensi, ma è comunque una costruzione che arriva dopo.
La musica invece ti travolge, e allora come far convivere queste due anime?
L’architettura è una disciplina e lo è anche la musica, ma la cosa che mi accende davvero è l’attitudine progettuale. Ho realizzato nel tempo che se devo trovare una definizione per descrivermi non è architetto, bensì progettista. Questa è la mia confort zone.
Alla fine, che cosa fa la differenza?
Non quello tecnicamente più bravo, ma colui che riesce a mettere l’anima in ciò che fa. Ecco, questa è per me l’attitudine progettuale che io continuo a coltivare perché mi interessa molto di più di tutte le altre cose.
È preferibile sbagliare secondo te purché lo si faccia col cuore?
Pensa che io sono diventato un cultore dell’errore, pur essendo un perfezionista (o forse proprio in virtù di questo) vado a caccia dell’errore, lo cerco, e da lì riparto. Oltretutto accontentarsi di ciò che si è raggiunto sarebbe tremendamente noioso.
In “Nuvola”, come nelle altre tracce, utilizzi moltissimo l’elettronica…
Sì, e poiché mi piace l’idea di avere dei suoni soltanto miei, molti sono frutto di un’elaborazione della mia voce.
Come ci riesci?
Prendo la mia voce e la lavoro, distorcendola, finché non diventa qualcos’altro. Alcuni suoni sembrano degli strumenti (un organo piuttosto che una chitarra) in realtà si tratta solo della mia voce campionata. Alla fine, è un gioco ma mi piace l’idea di attribuire un colore a ciò che faccio così che non possa essere riprodotto in modo identico da nessun altro.
Possiamo parlare di “concept album”?
In realtà c’è un doppio filo. Da una parte tratto la musica alla stregua di un nutrimento; perciò, ognuno di quei brani soddisfa una mia necessità vitaminica, lipidica, proteica come fosse un cibo e riascoltandoli cerco di trarne energia.
In secondo luogo, questo album racconta un momento complesso e l’uscita da questo momento, l’ordine delle canzoni è un messaggio, tanto è vero che c’è un brano preciso che rappresenta il passaggio da una zona all’altra. Credo che ascoltando il disco dall’inizio lo si possa percepire.
“Nuvola” di cosa tratta?
Della speranza che ogni persona riesca a riconoscersi e cercare sé stesso.
Perché cercare sé stessi?
Perché per me è una cosa prioritaria proprio come non arrecare danno al prossimo. Tutto il resto è periferia di questi due concetti.
Ma come ci si riesce, specie di questi tempi?
C’è sicuramente un’uniformità molto accentuata, poi dipende da come si sente una persona all’interno degli stereotipi, nell’attimo in cui inizia a starci male allora deve cercare di uscirne, al contrario se non si accorge che la stanno schiacciando rimane ferma dove si trova.
Ti è capitato di cercare te stesso?
È tutta la vita che lo faccio, per me la ricerca di sé è uno dei temi fondanti da sempre. Forse è una delle cose su cui ho lavorato di più.
E alla fine ti sei trovato?
È praticamente impossibile. Si tratta di qualcosa in costante movimento, si cambia cercando di diventare più intelligenti, ma non è detto che ci si riesca.
Perché il titolo “Nuvola”?
Perché nasce da un’immagine. A me la musica fa vedere forme e colori e quella canzone mi restituisce l’immagine di una nuvola.
Progetti?
Sono impegnato nella promozione dell’album, sto pianificando alcuni concerti, usciranno altri video e attualmente sto registrando un disco di musica sperimentale con un gruppo internazionale, poi più avanti arriverà un altro album. È già tutto sul tavolo, per fortuna non conosco la noia.