Un autore a 360°: Luca Laruccia
37 anni e definito un autore d’impatto, Luca Laruccia è un artista la cui missione è creare il brano perfetto per il suo interprete: canzoni che vivono di emozioni. Opera a Bari e la sua etichetta si chiama Lula Records. Frontman dei “Radiosuoff” è in uscita con il singolo “Scrivimi…” rivisitato in chiave elettropop, in attesa della pubblicazione in inverno del cd completo di inediti scritti da lui.
Quali sono le qualità di un autore?
Di sicuro l’umiltà, il saper ascoltare ma non inteso come ascolto musicale: è necessario osservare con attenzione l’interprete, capire come vestirlo del tuo brano; in fondo “Nel blu dipinto di blu” se l’avesse cantata Vasco…
Come costruisci una canzone per un interprete?
La costruzione di un brano varia in base al genere ma la maggior parte delle volte parto da una melodia; quando capisco di averla trovata cerco i giusti accordi che possano risaltarne l’intensità, poi procedo con i tagli che la musica italiana di solito impone (ritornello entro un certo minutaggio ecc..) ed infine con l’arrangiamento partendo dal pianoforte per poi passare alla batteria, basso, chitarra e violini per il pop.
Quali tematiche toccano le tue canzoni?
Le tematiche variano in base all’interprete: le canzoni che canto per me trattano maggiormente il tema dell’amore nelle sue mille sfaccettature, ma scrivo anche della vita e del saper guardare ed apprezzare quello che si ha.
Quando capisci di aver trovato il cantante giusto per la tua canzone?
Capisco quasi sempre di averlo trovato: la canzone è come un vestito ed io ne sono il sarto, pertanto, osservando il cantante ciò che vado a creare scende sulla sua pelle e sulle sue forme, nel caso specifico, sulle sue corde vocali.
Che percorso ha fatto Luca per diventare l’autore di oggi?
Ho iniziato a suonare da solo quando ero piccolissimo, a 5 anni, poi riproducevo le sigle dei cartoni. Crescendo ho studiato molto per poter apprendere le tecniche di scrittura creativa, ed in ultimo ha segnato molto la mia formazione la vicinanza del mio produttore Marco Falagiani, autore di canzoni immense come “Gli uomini non cambiano” di Mia Martini.
Quali le collaborazioni più importanti e significative della tua carriera?
Ho collaborato a livello artistico e come autore con tanti professionisti: Marco Falagiani, Nino Buonocore, Haiducii, Enrico Ruggieri, Silvia Salemi, Luca Di Risio, Anna Tatangelo; l’esperienza più bella però è stata aprire il concerto di Peter Cincotti, artista statunitense protagonista del successo “Goodby Philadelphia“.
Quali figure professionali completano la realizzazione di un tuo brano?
Per completare un brano servirebbero: autore, compositore, arrangiatore, fonico e musicisti. Ho studiato e approfondito negli anni tutte queste caratteristiche e competenze, quindi ora faccio tutto da solo. Per la finalizzazione di un brano invece mi rivolgo a studi di registrazioni più completi del mio per utilizzare macchine più potenti.
Esiste la formula per “la canzone vincente”?
In passato avrei risposto: Intro-strofa-bridge-ritornello. Oggi invece è tutto diverso poiché chi ascolta musica lo fa in maniera distratta, in macchina perlopiù. Bisogna essere subito incisivi, non avere nemmeno un secondo di vuoto; la canzone deve essere un treno: parte e finisce velocemente, tanto velocemente che ti vien voglia di riascoltarla.
C’è un autore che stimi particolarmente e che ritieni essere un valido esempio?
In primis il mio maestro Marco Falagiani perchè è autore insieme al compianto Giancarlo Bigazzi delle più belle canzoni del panorama musicale italiano; poi Nino Buonocore perchè ritengo “Scrivimi” uno dei 10 migliori brani della storia della musica Italiana, ma apprezzo anche autori come Pacifico e Bungaro.
A cura di Roberto Zampaglione