La musica mi aiuta tantissimo, sia durante le prove che in scena, durante lo spettacolo. È una parte insostituibile, ti regala tempi ed emozioni preziose
Luca Pala ha studiato recitazione con Faro Teatrale, Campo Teatrale, Linguaggi creativi e Generazione teatro, specializzandosi in teatro di narrazione. Ha seguito seminari di approfondimento su lettura interpretativa e improvvisazione. È stato in scena con That’s Amore per la regia di Luca Stano, Accura (testo e regia di Manfredi Pedone), “Al telefono con Pirandello” diretto da Daniele Chiesa, e ne “L’uomo che cadde sulla terra” con la Compagnia Altrimondi.
Ha lavorato per Sky per la promozione della serie TV Zero zero zero. Ultimamente sta interpretando in scena, con finissima immedesimazione e particolare struggimento, il fratello di Grazia Deledda in Deledda’s Revolution di Antonio Mocciola, spettacolo a cui ho avuto il piacere di assistere. È appassionato attivista in temi di diritti civili.
Come e quando ti sei innamorato del Teatro e hai pensato di diventare attore?
Il palco, il pubblico, il silenzio… Fino a dieci anni fa ero terrorizzato dal teatro. Poi, quasi per caso, decisi di iscrivermi ad un minicorso alla scuola Il Faro Teatrale di Milano, con insegnante Manfredi Pedone. Mi innamorai di tutto. Cominciai a scoprire un mondo nuovo, a conoscere meglio me stesso. E così il palco è diventato consapevolezza, il pubblico adrenalina e il silenzio parte essenziale dello spettacolo.
Hai studiato musica, canto? Pensi sia importante per un attore?
Ho fatto dei corsi di musica prima di fare teatro, ma non ho mai sviluppato abbastanza il canto. Penso che per un attore la musica sia indispensabile. La musica è parte della drammaturgia, aiuta il pubblico e l’attore ad essere lì, presente. Io sono un attore che ha, come si dice in gergo, bisogno di “entrare in temperatura”. La musica mi aiuta tantissimo, sia durante le prove che in scena, durante lo spettacolo. È una parte insostituibile, ti regala tempi ed emozioni preziose.
Nei tanti laboratori che hai frequentato la musica veniva utilizzata? In che modo?
Nei laboratori la musica è stata utilizzata con due obbiettivi: da una parte per sviluppare l’ascolto, soprattutto nel lavoro di gruppo, dall’altra per improvvisare, la musica come input per movimenti e interazione.
Hai fatto parte di qualche spettacolo in cui la musica aveva un ruolo particolare?
Assolutamente si, in quasi tutti i miei lavori la musica è stata parte integrante. Mi viene in mente Accura, uno dei miei primi spettacoli. Un testo sulla mafia con musiche della tradizione calabrese e siciliana. Non posso però non citare Deledda’s Revolution, scritto da Antonio Mocciola con la regia di Diego Galdi, spettacolo nel quale ho avuto la grande opportunità di scoprire e poi regalare al pubblico un pezzo di Nuoro, della mia città.
La storia speciale del premio Nobel Grazia Deledda, interpretata da Valeria Bertani, e di suo fratello Santus, che ho avuto il privilegio di portare per la prima volta in scena. Nello spettacolo le canzoni sarde aiutano a ricreare l’atmosfera della Nuoro dei primi del ‘900, e in un momento di rabbia e tristezza, Santus intona un pezzo de Su Nugoresu (Il nuorese), celebre pezzo nuorese della tradizione del canto sardo.
Ti piace il musical? L’opera lirica? O preferisci altro genere?
Non riesco ad apprezzare ancora la lirica, ma mi sono ripromesso di andare ad ascoltarla più spesso. Nei musical rimango sempre affascinato del grande lavoro in scena: essere contemporaneamente attori, ballerini e cantanti richiede davvero una grande dedizione. Ho una predilezione per il teatro di Narrazione.
Raccontare storie, con qualunque scelta stilistica, è probabilmente la necessità più grande che sento e uno dei mezzi più potenti che ha il teatro per arrivare al pubblico. Incuriosire e far scoprire la storia di una mia concittadina così importante come Grazia Deledda e, al contempo, quella sconosciuta anche ai nuoresi, di suo fratello Santus, è per me una grande emozione.
Scegli tre compositori (tra tutti i generi) (o cantautori) che preferisci in assoluto e tre autori teatrali che per te sono fondamentali.
Sono cresciuto ascoltando la voce e i testi di due cantautori molto diversi tra loro: Fabrizio De André e Luca Carboni. Al contempo mi piace sempre ricordare Valentina Giovagnini, un’artista che purtroppo ci ha lasciati prematuramente. Rimasi sin da subito colpito dalla sua bellissima voce nel Sanremo 2002.
Tra gli autori teatrali non posso non citare maestri della narrazione come Marco Paolini e Marco Baliani, oltre a Laura Curino con la quale ho avuto il privilegio di frequentare un interessantissimo laboratorio sul teatro narrazione. Dal punto di vista drammaturgico trovo che Stefano Massini e Yasmine Reza siano un autore e un’autrice eccezionali.
Che cosa stai facendo ora e come possiamo seguire la tua attività?
Ho scritto il mio primo testo teatrale, spero davvero che in tempi brevi riesca a portarlo in teatro (incrocio le dita). Ma già da settembre le mie energie saranno dedicate a Deledda’s Revolution, dopo l’ottimo riscontro del pubblico nelle prime tre serate Milanesi, lo riporteremo in scena, prima nuovamente a Milano, poi a Reggio Emilia e Roma. Spero davvero che possa arrivare in tanti teatri di tutta Italia!
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Grazie Luca. A presto!