L’artista siciliano torna più forte di prima, scoprendo che l’amore esiste
Malandrino è diventato grande, oggi volta pagina e con uno spirito libero e maturo racconta la sua vita con gioie e dolori ma con lo spirito di costruire un futuro a colori; si guarda alle spalle ripercorrendo strade battute cogliendone il lato positivo.
Ha il desiderio di raccontarsi e seduto davanti a un caffè, inizia a farlo per i lettori di Musica361.
“Buon viaggio”… Malandrino.
Sei nato in Sicilia, cosa conservi e cosa non vorresti mai perdere della tua terra?
Conservo i profumi, inconfondibili, l’odore del mare, le vie strette, i balconi arruffati sulle strade in pendenza, le case rifinite a metà, la biancheria di ogni genere che ancheggia, le ringhiere cigolanti, l’arsura di agosto e poi quella sensazione di quando viene Settembre e le strade vischiose. Porto con me il modo in cui guardo il mondo, come quando stavo accovacciato su uno scoglio e fissavo oltre la linea; chi nasce dove son cresciuto io sa di cosa sto parlando. Spero di non perdere mai questa cosa.
Ami andare in moto e spesso vai ai raduni: come coniughi il mondo dei bikers con la tua Musica? Mi riferisco anche al tuo ultimo singolo “Una come te”. che parla dell’amore nelle sue mille sfaccettature.
Amo viaggiare: il sogno è sempre stato quello di partire, a bordo di una “scrambler”, per tanti mesi e potermi perdere in posti assurdi. L’ispirazione, la mia, nasce sempre da ciò che ho vissuto sulla mia pelle per la quasi totalità delle volte; ci sono passioni che in qualche modo si accomunano, tranne quando sto per iniziare il lavoro in studio e allora in quel coso debbo rinunciarci.
Sei autore di gran parte delle tue canzoni; come hai acquisito questa capacità?
Ho un gran bisogno di scrivere; qualsiasi cosa. Nelle canzoni riesco a dare forma e colore. “Sto ancora imparando” ma di solito è la notte che mi ispira.
Ti comunicano che devi partire improvvisamente e devi portare con te solo 1 persona e tre oggetti, chi e cosa porti?
In questo momento porterei una persona a me cara che non vedo e non sento da tanto tempo, troppo direi, per raccontarci oggi che siamo cresciuti. Non mi muovo senza il mio Eight and Bob (profumo), prenderei un costume e un bel libro.
Cosa cerchi in una storia d’amore? Quando ti accorgi di essere innamorato ci sono dei segnali che riconosci?
È veramente complicato rispondere a questa domanda, nel senso che non cerco nulla, non più e poi non finirei di scrivere (ride, ndr). Compirò 28 anni il 6 ottobre e un paio di anni fa per la prima volta mi sono trovato un gigante di fronte che non sapevo gestire, “un salto troppo grande “, una danza nello stomaco, come se avessi camminato in punta di piedi nella pienezza di quel sentimento, per come mi rendeva, per ciò che di me ho scoperto. È stato “un bel viaggio”… finito male. Posso solo raccontare questa mia esperienza, nonostante ci fossero state diverse storie prima; forse cerco l’unicità, la purezza, la magia, che ti fa stare in alto, un po’ come la storia di Icaro con le ali di cera che vola leggero nell’aria; se questa magia viene compromessa dalle debolezze in cui tutti cediamo, allora è come se quell’angelo volasse vicino al sole facendo sciogliere le ali per poi cadere a terra. A questo punto preferisco stare solo, si sta bene; la gente dovrebbe imparare a farlo, a conoscersi un po’ di più. Non puoi dire ti amo ad ogni storia che intraprendi, altrimenti qualcosa non va (sorride, ndr).
Il film che più ti ha emozionato, quello che hai visto più volte?
“Correndo con le forbici in mano”, sembra assurdo ma mi fu consigliato e quando lo vidi per la prima volta mi addormentai. L’ho rivisto altre due volte per capirne bene l’essenza: Un pugno in pancia.
Hai detto una volta che ti piacerebbe fare in moto la Route 69 on the road con un libro e la libertà. Quale libro porteresti e quale libertà senti di dover vivere.
Mi prenderei un tempo non determinato, in sella a una bella moto con quasi nulla dietro… Dormire in una tenda con un fuoco vicino in posti dove devi arrangiarti da solo; contemplare con i miei occhi tramonti infiniti, sentire l’odore dell’erbaccia, la natura che ti prende, fare un urlo immenso in cima a una montagna, vivere le culture diverse sparse per il mondo, per immedesimarmi nei loro stili di vita. Leggerei tutti i grandi “salvatori” della beat generation: Boudelaire, Rimbaud, Keruac… figo (ride, ndr).
Per tenerti in forma fisicamente vai in palestra, per tenerti in forma spiritualmente cosa fai?
Odio la palestra ma la faccio, come se ne fossi appassionato, perché fa bene: devi volerti bene. Per il resto il buon cibo è fondamentale.
Quando devi incontrare i tuoi fan, il tuo pubblico come ti prepari?
Chiamo la mia famiglia che mi dà forza.
Quale complimento a livello personale e professionale ti piacerebbe ricevere?
Sarebbe bello sentirsi dire che nelle mie canzoni la gente si rispecchia, che in qualche modo si sia sentita vicina condividendo una gioia o un dolore. Che la mia musica possa far sentire la gente meno sola.
In chiusura, raccontaci dei tuoi progetti futuri e del tuo prossimo progetto musicale.
Il mio progetto futuro, al momento, è tutto nel mio prossimo singolo. Voglio andare piano, non vedo l’ora di annunciare “Buon viaggio” che rappresenta la forza, la verità, la mia integrità nel quale racconto qualcosa che mi ha profondamente toccato e di cui ringrazio Dio di avermi fatto conoscere quel sentimento: ora so che esiste. Anche da un punto di vista artistico sono orgoglioso di questo album. Voglio dirlo, sono tornato, voglio dirlo con questo singolo, più forte di prima.
A cura di Juditta D’Arienzo