Marco Ferazzi il cantautore di testi, debutta e racconta “Cosmonauta”, un album costruito in viaggio
Autore di canzoni e Cantautore italiano di Cardano al Campo, in provincia di Varese, Marco Ferazzi si diploma al Centro Europeo di Toscolano di Mogol come Autore di testi ed Interprete di musica leggera.
Al CET è anche assistente ai corsi, affiancando Giada Amadei ed Oscar Prudente nelle lezioni.
Inizia a proporre i suoi brani e nel 2012 con il testo della canzone “Tonno in scatola” vince il 2° premio nella categoria “Autori di testi di canzoni” al premio nazionale di narrativa “Ioracconto” tenutosi a Firenze.
Sempre con la stessa canzone raggiunge le semifinali del Festival dei Castelli Romani e la finale del “Premio Donida”.
Raggiunge nuovamente la finale del “Premio Donida” nel 2013 con la canzone “PRIMULE” e partecipa al Reset Festival di piazza Vittorio a Torino.
Inizia nel 2015 la collaborazione con l’etichetta indipendente Sottotetto Lab di Fabrizio Sparta con il suo primo singolo, “L’AFA”.
Nel 2016 vince il Mestolo d’Argento come primo classificato al “Festival del Brodino” di Torino.
Esce nel 2017 il suo primo album, con la formazione dei “Monicavitti” (-in onore della leggendaria attrice – con Renzo Varetta alle tastiere e Stefano Iuso al basso) che si intitola, appunto, “Tonno in scatola”.
Nel 2018/19 i tre cambiano il nome della formazione in “FITZROVIA” e lavorano ad un nuovo progetto che purtroppo, a causa dello stop pandemico, non vedrà la luce.
Nel 2020, sempre per Sottotetto_Lab e con la Produzione di Stefano Iuso decide di iniziare a lavorare al suo primo progetto come solista, che si intitolerà “COSMONAUTA” ed uscirà nel corso del 2023.
Il primo singolo esce nel giugno del 2021 e si intitola “BABELE” Sempre nel 2021, con Babele, è in finale nella “Sezione Testo Canzone” al Concorso Letterario Nazionale “Premio InediTO – Colline di Torino”.
Nel novembre 2021 esce come podcast un suo progetto parallelo, “Jelly Beans Caramelle di Spoken Word”, ovvero brevi componimenti poetici su base musicale.
Scopriamo Marco Ferazzi a bordo del suo “Cosmonauta”
Ascoltando le tue canzoni si viene colpiti dalla tua scrittura molto particolare, ricercata e a tratti onirica. È una tua estrazione quasi poetica oppure una visione del mondo che porti in musica?
Io nasco come Autore di testi. Le parole nelle canzoni per me hanno sempre avuto un’importanza particolare. Le “vedo”, letteralmente, prima di percepire la musica. Nel tempo ho poi scoperto anche l’importanza della musica e della melodia, poiché, ovviamente, si tratta di canzoni.
Ma io mi sento principalmente un “illustratore di testi”, mi piace disegnare e comporre immagini con le parole. Le parole però hanno anche il compito di decodificare il mio mondo interiore.
Negli anni ho ricercato una cifra stilistica che potesse soddisfare la mia necessità di raccontarmi in modo onesto e non scontato.
È una ricerca che è ancora in divenire, ma finalmente riesco ad essere abbastanza soddisfatto di quello che scrivo e di come lo presento.
Nei miei testi includo avvenimenti del mio passato, sensazioni attuali oppure sperimentate, però c’è anche spazio per il sogno ed il subconscio, ecco perché mi fa molto piacere che tu abbia utilizzato la parola “onirica” nella domanda.
Nella mia scrittura, cerco di trovare un equilibrio tra tutti questi elementi
Ci racconti il singolo “Totem”. Cosa significa?
Il Totem è il guardiano delle mie radici, la sentinella di un tempo lontano, che però è contemporaneamente presente dentro di me.
È il simbolo dell’universo umano e culturale nel quale sono cresciuto. È un entità/ guida che io evoco; sebbene a me piaccia “contaminarmi” e perdermi per il mondo, mi ricorda da dove vengo, e mi aiuta a restare saldo, mi orienta.
Neon Monnalisa è un altro singolo molto particolare, dove nel video compare una donna in quadro al neon. Nella canzone si parla di un viaggio in taxi. Cosa rappresentano i neon in questo singolo?
La scena di Neon Monnalisa si svolge di sera in una grande città europea. È un incontro realmente accaduto, perciò nella mia memoria sono rimasti questi neon, queste luci che ci giravano intorno in continuazione.
Il viaggio in taxi per arrivare a destinazione, e lei che veniva continuamente illuminata e cambiava continuamente colore. Da tempo avevo in mente di utilizzare la parola “Monnalisa” in una canzone, partendo dal titolo.
Quando mi sono ricordato di questo episodio, tra l’altro, ho pensato anche che “Neon” e “Monnalisa” fossero due parole che si sposassero bene assieme, proprio come suono, come immagine.
A tal proposito vorrei approfittarne per citare l’Autore della bellissima copertina, che si occupa anche della produzione dei miei brani e non solo, Stefano Iuso.
Neon Monnalisa è una canzone che parla di transitorietà
L’album Cosmonauta che uscirà nel 2023 come è nato? Perchè questo nome? Sarà un album sussurrato o ci sono anche pezzi rockeggianti?
Ci sono diverse ragioni che mi hanno portato a voler chiamare il nuovo album “Cosmonauta”. Innanzitutto, io mi sento un po’ un esploratore in transito.
Nella canzone “Pleiadi” esprimo chiaramente il mio pensiero: “Siamo Cosmonauti in viaggio/ siamo sfumature di passaggio”.
Poi, come sai, faccio l’Assistente di Volo da vent’anni oramai; quindi, il fatto di stare quasi quotidianamente a 12.000 metri di altezza ha certamente contribuito.
Il suono della parola stessa mi piace molto: mi piace ripeterla, mi piace pronunciarla e il mondo della Cosmonautica è un mondo che mi ha sempre affascinato.
L’album sarà un album pop cantautorale, che lascerà più spazio all’introspezione. La mia anima musicale ha però anche robuste gradazioni rock; quindi, in futuro potremmo dare risalto a quest’ altro genere di sfumature.
Hai dei live prossimamente?
Stiamo organizzando ora alcune date per la primavera e la prossima estate. La prima data in programma sarà allo “Sciurus” del Parco Bassetti di Gallarate sabato 22 aprile 2023 in occasione della “Giornata Mondiale della Terra”, dove, dalle 16.00 in poi, presenteremo in versione acustica i brani di “Cosmonauta” ed anche alcune “Jelly Beans”, cioè l’altro mio progetto di Spoken Word, ovvero piccoli componimenti poetici su base musicale (già presenti come podcast su Spotify).
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Articolo a cura di Raffaele Specchia