Massimo Zoara, leader dei B-Nario, ha pubblicato il 25 marzo un disco con una doppia anima: le canzoni dei primi album che raccontano il passato e gli inediti che parlano di attualità con una prospettiva rovesciata, come l’inquietante “Lettera di un serial killer”.
«Luca mi ha fatto una sorpresa sul palco, mi ha messo un cappellino, mi ha sfidato “Vediamo se sai ancora fare rap”, è stata una festa». A parlare è Massimo Zoara riferendosi a Luca Abbrescia, che fino al 1998 è stata l’altra metà del duo B-Nario. Poi, i due di comune accordo hanno preso strade diverse – Abbrescia in ambito televisivo – mentre Zoara ha continuato con la musica, anche come produttore. Il legame sereno con il passato caratterizza anche il nuovo disco di Massimo, che il 25 marzo ha pubblicato il doppio album “Le cose che restano – Le cose che cambiano”, presentato live ai Magazzini Generali a Milano: dodici inediti e diciotto canzoni tratte dai precedenti cinque album dei B-Nario.
Partiamo subito da questo doppio album, tra passato e presente.
L’idea è quella di una parte dedicata agli inediti, quello che una volta era il lato A, “Le cose che cambiano”, mentre il retro sono “Le cose che restano”, perché è vero che le cose cambiano e fare musica nel 2016 non è come negli anni’90, ma i ricordi restano. Non potevo raccontare il nuovo disco, con gli 8 anni di stop e le collaborazioni con altri artisti, senza fare riferimento del passato.
L’album arriva dopo una pausa lunga, l’ultimo disco è il greatest hits “La raccolta” nel 2008.
Tra il ’93 e il 2006 sono stati 13 anni intensi, ci sono stati tanti cambiamenti nella musica: da vinile a cd, da analogico a digitale. Erano gli anni del Festival, del Disco per l’estate, gli anni del progetto B-Nario di Cecchetto fino al terzo album. Poi ha prevalso la mia anima di produttore, ho voluto prendere una piega più musicale, ho chiesto a Ramazzotti di seguire una produzione internazionale e il quarto album insieme, che era un pop più immediato. Arrivati al 2004-2005, mi sono detto che era arrivato il momento di fermarmi, con i B-Nario aveva raccontato tutto.
Cosa è successo durante questa pausa?
Ho aperto gli studi di registrazione a Milano, ho collaborato con altri artisti e ho avuto la possibilità di fare un disco con i tempi che volevo io. È stata una forza, per fare un disco nuovo ho messo tanto tempo perché avevo voglia di un cambiamento: con lo stile classico B-Nario, mi sarebbero bastati un paio d’anni ma ho fatto un discorso al contrario, in controtendenza con il mercato discografico per cui si fa un disco ogni 2 anni, spesso è uno sbaglio.
Sono tante, le cose che sono cambiate…
Il mondo è cambiato, è paradossale, paranoico e violento. La violenza che arriva dal telegiornale entra anche nello studio: uno scrive anche di quello.
E così si arriva al singolo “Lettera di un serial killer”, che tratta della violenza contro le donne da una prospettiva inedita?
Ho la sensazione che spesso la voce delle vittime non venga ascoltata, così ho voluto catturare l’attenzione in modo diverso. La scintilla è scattata leggendo “Io uccido” di Giorgio Faletti: il narratore è il killer. Un giorno mi sono messo al pianoforte e mi sono chiesto come potevo scrivere una canzone d’amore, ma non la solita cui sono abituato, ma un amore malato: il serial killer dice con arroganza all’ispettore “Quelle donne le conoscevo bene e le ho amate tutte quante per davvero”».
Qual è un’altra canzone per lei forte, tra “Le cose che cambiano”?
“Il figlio che non ho” per me è bellissima perché esco da me stesso: spesso i cantanti quando diventano padri scrivono una canzone per i figli. È più difficile raccontare qualcosa che non hai. Non ho ancora avuto la fortuna di avere bambini e mi manca. So che arriverà, però scrivere “Il figlio che non ho è stata una botta, mi commuovo ancora un po’ troppo, me ne sono accorto durante il concerto. Perché sono proprio quell’uomo lì, che il bambino non ce l’ha e lo aspetta.
Le cose che cambiano, appunto…
Tutto il disco parla di cose che cambiano e di cose che spero che arrivino. Le cose cha cambiano sono le emozioni, anche se a volte ho la sensazione che le cose che cambiano sono le cose belle destinate a partire. Su questa suggestione ho scritto “Le cose che cambiano”, la canzone che dà titolo all’album.
Le cose che restano – Le cose che cambiano: le Tracklist del disco:
LE COSE CHE CAMBIANO
“Le cose che cambiano”; “Non sono Cenerentola”; “Il figlio che non ho”; “Come mio amore”; “Soltanto un’idea”; “Lettera di un serial killer”; “Mai”; “Mentre ti stavo aspettando”; “Uno di noi”; “Scusate il ritardo”; “Una frase scontata”; “Appena posso”.
LE COSE CHE RESTANO
“Milly”; “Metto su un cd”; “C’è”; “Tra me e te”; “Nuova generazione”; “Sono fatte così”; “Stanotte”; “Senza soldi”; “Meglio da soli”; “Battisti”; “Dal cuore alla testa”; “Notte senza donne”; “Passeggiando col mio cane”; “Non cambieremo mai”; “Fosse per me”; “Splendida così”; “Quando sarò grande”; “La musica che piace a noi”.