Intervista al giovane cantautore bresciano, in gara tra le Nuove Proposte di Sanremo 2020 con “Nel bene e nel male”
“Nel bene e nel male” comunque vada sarà un successo, non soltanto un modo di dire nel caso di Matteo Faustini, artista classe ’94 che impareremo a conoscere nel corso della 70esima edizione di Sanremo e che, a giudicare da quel bel biglietto da visita musicale, sembra essere arrivato per restare. Subito dopo il Festival uscirà per Dischi dei Sognatori con distribuzione Warner Music Italia, il suo primo album di inediti “Figli delle favole“, disponibile dal 7 febbraio.
Che messaggio ti piacerebbe lanciare tra le righe della tua canzone?
Vorrei che il pubblico percepisse l’amore con cui ho scritto questo pezzo. I legami sono difficili da costruire, spesso sono instabili e trovare un equilibrio è davvero complicato. Le cadute nella vita capitano, l’importante è avere delle basi solide, dei rapporti e delle certezze che ti aiutino a rialzarti. Non conta quante siano, meglio poche ma buone. Esserci prima per noi stessi e poi per gli altri, nel bene e nel male.
Hai altre passioni oltre la musica?
Il cibo, in particolare il sushi, poi amo Netflix con tutto me stesso (sorride, ndr). Sono un appassionato di scienza, molto affascinato dallo spazio, e poi mi piace pensare. Mio padre scrive di filosofia, mi ha trasmesso un po’ questa attitudine che mi spinge a ragionare su vari temi, anche sugli errori che servono a migliorarci. Certo, a volte mi faccio troppe domande, ma mi trovo bene tra i miei pensieri.
Quali sono gli aspetti che più ti affascinano di questo mestiere?
La cosa che mi piace più della musica è che riesce a comunicare dei messaggi, dare delle visioni diverse, può far piangere o sorridere, oppure semplicemente anche solo far ballare. Una delle cose più belle che mi sono successe dopo l’annuncio del mio passaggio a Sanremo riguarda la mia famiglia. In tutte le parentele ci sono degli screzi, dopo anni di allontanamenti e divergenze, la cosa che mi ha commosso è che tutti i Faustini si sono riuniti per tifare per me.
C’è qualcosa che invece ti piace di meno?
Sì, ovvio, dico sempre di essere fatto per la musica ma non per il mondo che le ruota attorno. Ho avuto esperienze molto negative, sono successe tante cose, brutte e pesanti. Ho incontrato tanti vampiri energetici, persone che hanno finto di credere in me per doppi fini. Dopo tanto vagare, ho finalmente trovato persone di cui potermi fidare, un team straordinario e questo non ha prezzo.
Hai una canzone di Sanremo a cui sei particolarmente legato?
Sì, “Di sole e d’azzurro” di Giorgia, ancora adesso tra le mie preferite. Durante quel Festival avevo sei anni e mi ricordo che è stato il primo pezzo che mi ha letteralmente folgorato, ogni volta che l’ascolto mi sento davvero bene.