Max Croeg: a pochi mesi dal suo album di esordio torna con “Hypnotic pathway”

Max Croeg: a pochi mesi dal suo album di esordio torna con "Hypnotic pathway"

Oggi noi di Musica361 siamo in compagnia di Max Croeg che, a pochi mesi dall’uscita del suo album di esordio “Amore, ragione e orizzonti sfuocati”, pubblica il singolo “Hypnotic pathway“. Un passato da avvocato per questo autore che spazia tra vari generi e che ha seguito infine la vocazione di compositore musicale.

Ciao Max, innanzitutto ti chiedo di presentarti agli amici di Musica 361…

Ciao, per prima cosa voglio ringraziarti per il tuo invito, che mi dà l’opportunità di far conoscere la mia musica ad un pubblico numeroso qual è quello di Musica361. Max Croeg è il mio nome d’arte. L’ho scelto non solo perché Massimiliano Greco, che è il mio vero nome, mi sembrava inadatto come nome artistico, ma anche perché ho scoperto di avere diversi omonimi, credo anche nell’ambiente musicale. Così ho scelto un alias che evitasse di ingenerare confusioni e che riprendesse comunque il mio vero nome (Croeg è l’anagramma di Greco).

Ho studiato pianoforte, senza tuttavia conseguire il diploma, e ho imparato, da autodidatta, a suonare la chitarra, il basso e la batteria.

Vivo in provincia di Firenze e la voglia di dedicarmi alla composizione musicale è tornata dopo molti anni. La abbandonai in favore degli studi universitari. Così mi sono laureato in giurisprudenza, ho superato l’esame di Stato e ho esercitato fino a poco tempo fa la professione di avvocato, sospendendo poi l’attività, non solo per la difficoltà di sostenere le enormi spese che la professione comporta, ma anche e soprattutto perché è un lavoro che non si adatta alla mia personalità (ahimè) decisamente e irrimediabilmente schiva.

La voglia di fare musica è rinata appunto in questo contesto per così dire esistenziale. Ma non si tratta di un ripiego. In realtà è un desiderio da sempre latente, che sarebbe in ogni caso riaffiorato prima o poi. Ammesso che io abbia una vocazione, quella è senz’altro la composizione musicale, perché tra le cose che riesco a fare, è quella che si adatta meglio alla mia personalità e che mi dà un grande senso di appagamento.

Dal punto di vista musicale quali sono i tuoi punti di riferimento, a chi ti ispiri in particolare?

Non è facile dirlo. Come ascoltatore ho avuto molti “innamoramenti”. Allorché mi appassionavo ad un musicista o ad una band, non c’era spazio per altri. Così c’è stato il periodo dei Byrds, dei Beatles, dei Traffic, degli Smiths, dei R.E.M. Naturalmente anche il cantautorato italiano, soprattutto della scuola romana. Il jazz classico di Charlie Parker, Count Basie, Lester Young. Ma anche l’hip hop old school.

Quando ho ripreso a comporre, non ero in un momento di particolare innamoramento, per cui non ho avuto ispirazioni consapevoli, ma la musica assimilata come ascoltatore avrà sicuramente influenzato quella che ho realizzato e anche quella che realizzerò in futuro.

Tornando al tuo ultimo lavoro, vuoi introdurci il singolo “Hypnotic pathway”?

Se c’è un genere con cui si identifica il ritmo, quello è il funk e le sue derivazioni, come l’hip hop. Ti fa avvertire delle vibrazioni nel corpo alle quali è difficile resistere, e volente o nolente devi muoverti in qualche modo. Ecco, ho sentito una grande voglia di creare brani che potessero indurre queste vibrazioni e Hypnotic pathway è un tentativo, spero riuscito, di realizzare questo obiettivo.

Esce pochi mesi dopo l’album di esordio, “Amore, ragione e orizzonti sfuocati”, ci sono delle differenze?

Sicuramente sì. L’album “Amore, ragione e orizzonti sfuocati” è un disco che si inserisce nel solco della tradizione cantautorale, anche se in qualche brano emerge il mio bisogno di “ritmo”, come per “Cento falsi miti” o per “Delirio da amore tossico”. In ogni caso Hypnotic pathway è un brano strumentale, per cui, anche da questo punto di vista, esprime un percorso differente.

Come definiresti il tuo genere musicale?

In realtà non credo di poter vantare l’appartenenza ad un genere, perché ne amo tanti e voglio cimentarmi con tutti. Nel mio caso credo che si adatti meglio la classificazione più radicale: quella tra buona e cattiva musica. Naturalmente spero che la mia sia buona.

La tua tematica principale è sicuramente l’amore, ma c’è spazio anche per i contenuti sociali?

Sì. Nell’album c’è qualche riflessione sulla difficoltà di individuare dei valori morali solidi nella società liquida in cui viviamo, in cui il materialismo ha ormai preso un deciso sopravvento, difficile da sradicare. L’auspicio è che, per qualche miracolo, le generazioni future riescano nell’impresa. E’ questo il tema di “A chi verrà” e del brano “Dove l’orizzonte è più blu”. Ma anche “Cento falsi miti” fa riferimento alle ripercussioni che le mete imposte dal materialismo imperante (i cento falsi miti, appunto) hanno sui rapporti di coppia, rendendone difficoltosa la tenuta.

Una canzone sicuramente molto importante è “Il futuro in una valigetta” che contiene un messaggio utile per i giovani, cosa ti ha portato a scrivere questa canzone e come vedi le nuove generazioni?

Per fortuna non è ancora il momento per me di fare un bilancio della mia vita, di cui sono comunque, fin qui, molto soddisfatto, avendo una moglie e una figlia che amo molto e da cui sono (così almeno mi sembra) ricambiato. Ma certamente la canzone nasce da una riflessione sulla mia personale esperienza. Da adolescenti è molto difficile capire qual è la propria vocazione, che cosa si vorrebbe fare da grandi: per capirlo, più che di una riflessione credo che ci sia bisogno di un’illuminazione.

Così accade che si disperda il proprio tempo in cose inutili, in bravate, qualche volta in esperienze estreme, che denunciano quasi sempre un disagio. Intanto il tempo passa senza che ce ne accorgiamo, e così ci troviamo, ammesso che quelle esperienze non siano sfociate in tragedie, a dover fare delle scelte, necessarie per il proprio sostentamento, e dunque a svolgere attività lavorative che mortificano i talenti che forse avevamo e che sono destinati ad un oblio definitivo. Ecco, il brano si riferisce a questo e all’importanza, direi alla fortuna, di scoprire al più presto la propria vocazione e spendere energie per darle concretezza, per non avere rimpianti quando non sarà più possibile fare scelte diverse.

Vai un po’ in controtendenza, a differenza di molti tuoi colleghi non sei presente nei social, come mai questa scelta?

C’è stato un momento, all’inizio di questo mio percorso musicale, in cui mi sono iscritto a qualche social network, ma dopo l’entusiasmo iniziale mi sono reso conto che si tratta di luoghi affollatissimi, caotici e soprattutto non meritocratici. Per ottenere numeri è necessario non soltanto spendere costantemente dedizione ed energie nella cura dei propri profili, ma anche e soprattutto soldi in promozione. E per quanti soldi un musicista indipendente possa spendere, il confronto con le major sarà sempre del tutto iniquo. Il risultato è che i numeri ottenibili dagli indipendenti servono solo a mantenere in vita gli stessi social network e a favorire gli artisti delle grandi casa discografiche, che in definitiva sono gli unici a trarre vantaggio da questo meccanismo.

Lo stesso discorso vale per le piattaforme di streaming, ma purtroppo oggi l’industria musicale funziona così, e da qualche parte bisogna pur essere per farsi trovare. Così ho eliminato i miei account sui social e anche il mio canale ufficiale dell’artista YouTube (è rimasto il canale tematico, che non c’è stato verso di eliminare), e la mia musica è presente solo sulle piattaforme di streaming.

Prima di salutarci ci puoi parlare dei progetti futuri, sappiamo che c’è qualcosa che bolle in pentola…

E’ così Ruggero. Sto realizzando un album di soli brani strumentali, di cui ho voluto dare un’anticipazione con la pubblicazione del singolo “Hypnotic pathway”, di cui abbiamo già parlato.  Ma non sarà l’unica anticipazione, poiché vorrei dar conto della diversità dei generi esplorati dall’album con la pubblicazione di altri due brani che ne faranno parte.  Spero di poter pubblicare l’intero album entro i primi mesi del 2025.

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Ruggero Biamonti
Ruggero Biamonti
Autore con esperienza decennale presso importanti realtà editoriali quali Rumors.it (partner di MSN), Vivere Milano, Fondazione Eni e Sole 24 Ore Cultura, si occupa di temi che spaziano dall'intrattenimento al lifestyle.
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