Quattro chiacchiere con Miglio, al suo debutto discografico con l’album “manifesti e immaginari sensibili”
E’ disponibile dallo scorso 20 gennaio l’album d’esordio di Alessia Zappamiglio, meglio conosciuta con lo pseudonimo di Miglio. Si intitola “manifesti e immaginari sensibili” il suo primo progetto discografico rilasciato da Matilde Dischi e distribuito da Artist First.
Come si è svolto il processo creativo di “manifesti e immaginari sensibili”?
Avevo già un po’ di brani scritti in quel periodo, un paio erano anche più vecchi e manifesto invece ricordo di averlo ultimato mentre eravamo già in studio a registrare gli altri pezzi. In quel periodo ho conosciuto il mio produttore Marco Bertoni, gli ho fatto ascoltare i provini e da li abbiamo iniziato a lavorare a queste canzoni per un po’ di mesi, è stato un processo importante caratterizzato da diverse fasi di lavorazione dei brani.
Quali skills pensi di aver acquisito durante la lavorazione di questo progetto?
Mi ha sicuramente insegnato molto, sono senza dubbio cresciuta e credo che questo lavoro mi abbia cambiata. Oggi riesco ad approcciarmi alla scrittura e alla lavorazione dei brani in maniera più ampia rispetto a tempo fa.
Credi con questo disco di essere riuscita a raggiungere il giusto equilibrio tra chi sei e chi, a livello artistico, vorresti essere?
Si, direi di sì, nonostante io mi senta spesso in evoluzione e per il futuro, ma anche per il presente immagino già di andare oltre e di sperimentare il più possibile.
Ti senti rappresentata dall’attuale mercato e da ciò che si sente oggi in giro?
Non saprei rispondere con esattezza a questa domanda. Nella mia ipotesi sarebbe bello ascoltare più cose diverse tra di loro e non per forza troppo simili, e io nel mio personale lavoro quotidiano cerco di trovare un mio modo di comunicare e scrivere.
I tuoi precedenti singoli sono balzati nelle principali playlist indie nazionali, ma personalmente collochi la tua musica in un genere particolare oppure la ritieni libera dalle etichette?
Assolutamente libera da ogni etichetta.
In un momento di grande paura e confusione come quello che stiamo vivendo, credi nel potere terapeutico dell’arte?
Si, certamente, ci credo nonostante non sia sempre facile.
Se dovessimo definire “manifesti e immaginari sensibili” con uno stato d’animo, quale sceglieresti?
Forse con un solo stato d’animo mi risulterebbe un po’ difficile, ne utilizzerei due: malinconico e felice.