Mimmo Cavallaro, con “Mirjiu” porta la tradizione calabrese in giro per l’Italia. In questo album descrive i luoghi della sua straordinaria terra, posti ancora incontaminati e i luoghi dove è cresciuto
Dallo scorso venerdì 5 luglio, è disponibile in digitale e su tutte le piattaforme “Mirjiu”, l’ultimo album di uno dei più autorevoli interpreti della musica popolare calabrese: Mimmo Cavallaro. “Mirjiu” parla della Calabria e dei suoi personaggi, celebri solo alle persone del posto e che non sono mai diventati famosi, ma che nell’immaginario collettivo sono diventati dei miti. Cavallaro in questo album descrive così i luoghi che omaggiano la sua straordinaria terra, posti ancora incontaminati e i luoghi dove è cresciuto. Un album ricco di tradizione, ma che strizza l’occhio anche alle collaborazioni più atipiche e lontane: si va dalla voce di Davide Van De Sfroos a Marcello Cirillo, dal violino di Jamal Oassini alla mistica voce di Antonella Ruggiero e per concludere con Kento. Insomma, un progetto che si prende l’arduo compito di rappresentare la Calabria in Italia e nel mondo, tra meraviglie e storie.
Un periodo ricco dal punto di vista artistico, ma come lo sta vivendo?
In questo momento sto proprio bene. Sono in piena attività e non mi posso lamentare. Ho avuto la fortuna di suonare in tanti posti questa estate e condividere la mia musica con il pubblico mi fa stare bene. La fatica c’è, ma sto veramente bene. È stata per me un’estate ricca!
Questa volontà di condividere la sua musica l’ha spinta a tornare con un nuovo progetto dopo sette anni. Qual è il segreto dietro questo album?
Questo progetto nasce dalla volontà di raccontare delle storie, delle emozioni e delle situazioni che in questi sette anni ho vissuto. Ho cercato di portare avanti questo disco con la voglia di far conoscere anche all’esterno il mondo della musica calabrese. All’interno ci sono diverse collaborazioni, e lo spirito è quello di mischiare le culture. La mia volontà è di trasmettere miti e leggende anche al dì fuori della Calabria.
Come mai si è preso sette anni dal suo precedente album?
Sicuramente è anacronistico rispetto alla situazione della discografia attuale, dove bisogna sempre essere presenti. Però, io non ho pensato minimamente al mercato. Le cose si fanno con il tempo giusto e solo quando si ha volontà di fare un qualcosa. Nessuno mi ha costretto in questi anni e io mi sono preso il mio tempo. La fretta è nemica della qualità e io ho deciso di uscire con calma e convinzione.
Riuscire ad esportare delle storie e delle musiche tipicamente locali e regionali, in un contesto più nazionale. È questa la missione di questo progetto?
Questa è l’idea dell’album e c’è anche una grande soddisfazione. È bello sapere che anche chi non è calabrese possa capire e farsi arrivare quello che racconto, è una soddisfazione per me raccontare la mia terra!
Il progetto racconta la Calabria, ma sono anche i luoghi e le storie che lei ha vissuto in prima persona. Quanto è importante riuscire a condividere sé stessi in un album?
Condividere me stesso con chi mi segue è fondamentale. Con la mia musica voglio condividere chi sono, cosa penso e cosa provo. Solo riuscendo a condividere sé stessi si può arrivare al cuore delle persone.
Diversi nomi noti presenti nell’album, ma qual è stata la scelta verso questi artisti?
Sono tutti artisti con il quale avevo già collaborato in altri progetti o che avevo incontrato in altri festival. Con loro ci sono state quindi esperienze già condivise. Sono professionisti esemplari e con loro ho dato un respiro più ampio al progetto.
Cosa spera da questo album?
Di arrivare a quante più persone possibili e di riuscire a condividere la mia musica con tutti. Spero che la musica calabrese possa arrivare anche alle persone che ancora non la conoscono, ma che amano la musica.
Articolo a cura di Francesco Nuccitelli