Mois G: “Minorenne” di nome e di fatto

Mois G: “Minorenne” l’album d’esordio, il debutto da record di un bambino che è cresciuto grazie alla musica

Minorenne l'album d'esordio di Mois G
Minorenne l’album d’esordio di Mois G

Simone Sensi, in arte Mois G, è un giovanissimo cantante toscano. La sua carta d’identità potrebbe svantaggiarlo ma lui fa della sua età un punto di forza che lo contraddistingue. Nasce così “Minorenne”, l’album d’esordio composto da otto tracce con un sound molto versatile. L’ultimo singolo pubblicato che arricchisce il disco è “Piove”, un brano caratterizzato da un testo malinconico in cui i due artisti, Mois G e NIGU, raccontano il finale di una relazione d’amore tossica.

Simone, sei giovanissimo e stai veramente bruciando le tappe, complimenti davvero. Ripercorriamo insieme i tuoi esordi: qual è il tuo primo ricordo legato alla musica?

Quando avevo cinque anni mio padre mi accompagnò ad uno spettacolo musicale e rimasi veramente colpito; da qual momento capii che volevo fare il cantante e dedicai tutto me stesso.

Quando hai capito che la musica fosse veramente il tuo futuro?

Fin da subito ero convinto che sarebbe stata la mia strada, all’età di 12 anni scrissi i miei primi testi. Il primo risale ai tempi della scuola, scrissi un testo sul quaderno di matematica durante la lezione.

La scelta di Mois G, il tuo nome d’arte, da dove viene?

L’abbreviazione del mio nome è Simo, l’anagramma è Mois. Questo nome però era già utilizzato da un artista canadese che aveva diversi ascoltatori e non potevo usarlo. Il ragazzo dal quale andavo a registrare all’epoca mi chiamava piccolo G quindi da lì ho deciso di scegliere Mois G.

Hai avuto qualche punto di riferimento riguardo il tuo approccio alla musica?

Un esempio lampante per la mia generazione è sicuramente Lazza perché è riuscito ad emergere e ad arrivare ad un pubblico più ampio anche partecipando a Sanremo.

Ti ispiri a lui qualche volta?

Lo ascolto ma di base cerco di non ispirarmi mai a nessuno, quando scrivo sono sempre me stesso e di cerco di essere più unico possibile.

Mois G: “Minorenne” di nome e di fatto 1
Mois G

A casa tua si ascolta musica di tutti i generi?

Da piccolo mia madre mi faceva ascoltare i rapper americani, Eminem, Tupac. Mio padre invece ha sempre ascoltato rock italiano principalmente, quindi Vasco Rossi e quanto altro. Personalmente ho seguito più il rap ma andando al passo con i tempi ho sperimentato anche il pop.

Sposto l’attenzione sul tuo nuovo singolo “Piove”: come nasce questo pezzo?

Questa canzone parla di una relazione che è finita male, un amore tossico. Soltanto la mia voce sul pianoforte poteva esprimere al meglio l’emozione che provavo nel momento in cui l’ho scritta.

Che significato ha per te?

Penso sia uno dei brani più importanti del mio percorso perché può arrivare a quelle persone che si trovano nella stessa situazione.

Invece riguardo il tuo primo album, “Minorenne”, che emozioni hai provato dopo l’uscita?

Indescrivibile, da un lato ero molto preso perché, dopo un anno e mezzo di lavoro, quando vedi che un progetto si realizza sei super contento; dall’altro, sono rimasto un po’ dispiaciuto perché da lì in poi non sapevo più cosa fare perché non avevo più l’impegno di andare in studio a chiudere l’ultima canzone. Un’emozione strana ma che rivivrei mille volte. Ricordo ancora che, quando chiusi il primo brano, Minorenne appunto, tornai a casa e subito ho pensato che quello dovesse diventare un disco. Minorenne era proprio uno slogan. Dal singolo poi ho traslato il titolo all’intero progetto.

Cosa c’è di tuo dentro questo disco? Cosa hai messo in evidenza?

Essendo giovanissimo, minorenne di nome e di fatto, ho iniziato a scrivere questo disco perchè spesso tante persone avevano dei pregiudizi nei miei confronti. Hanno sempre pensato che, data l’età, non potessi mai arrivare a fare un prodotto di qualità. Ho trasformato questo mio difetto in un punto di forza e ne vado fiero.

Mois G: “Minorenne” di nome e di fatto 2
Mois G

All’interno ci sono diverse collaborazioni. Come scegli l’artista con cui vuoi condividere un pezzo?

All’inizio il disco era pensato senza featuring. Però a volte mi capita che, quando faccio una canzone, scrivo prima strofa e ritornello; poi passo alla seconda strofa ma a volte capita che non ci riesco a superare quest’altro step e mi affido a qualcun altro. Di conseguenza, penso a chi ci potrebbe star bene con quel brano e così viene fuori il prodotto finito.

In te è prevalsa questa forte voglia di riscatto. Che consiglio daresti ai tuoi coetanei? Come bisogna reagire in queste situazioni?

Sicuramente non abbattersi, continuare e credere sempre in sé stessi. È giusto ascoltare gli altri e accettare le critiche a patto che siano costruttive. Se si sfocia negli insulti lasciano il tempo che trovano.

Le tue tristezze sono diventate i tuoi punti di forza. Qual è l’insegnamento più importante che hai ricavato da quei momenti?

Una di queste tristezze era il sentirsi inferiore rispetto agli altri. L’ho superata soprattutto grazie alla musica, dedicandole tutto il mio tempo; ho toccato con mano i risultati ottenuti e ho notato un cambiamento in me come persona, mi vedevo più sicuro e determinato. Senza di lei sarei cresciuto molto meno.

Che rapporto hai con la tua città? Ti fornisce degli spunti per la tua attività?

Ho un rapporto strano, da una parte ci sono affezionato perché ci sono cresciuto, dall’altra in generale in Toscana non ci sono molte opportunità a livello musicale. Questo fattore è stato ed è tuttora un’arma a doppio taglio.

Pensi di trasferirti?

Sì, il mio obiettivo è trasferirmi a Milano.

Durante il tuo percorso c’è stato un episodio o un evento significativo che ti ha segnato in modo particolare?

Il mio primo live, avevo 15 anni e cantai per la prima volta nella mia città davanti a quasi mille persone. Andai oltre le mie aspettative perché superai tutte le mie paure e sul palco mi trasformai completamente.

Mois G: “Minorenne” di nome e di fatto 3
Mois G

Come te lo vivi il palco durane i live?

Mi diverto e penso a quanto sto bene in quel momento. Stare sul palco è una terapia, per un artista è la cosa più bella in assoluto.

Che legame hai creato con il tuo pubblico?

Li amo perché sono sempre contenti di me a prescindere dal contenuto. Sono un elemento fondamentale per la creazione dei miei brani, sono coinvolti e coinvolgenti, a volte mi danno anche delle idee.

Programmi per il futuro?

Ho due date a giugno vicino la mia città, Montecatini Terme. Le prossime sono in aggiornamento.

Hai mai partecipato a qualche concorso?

Sì, un paio. L’anno scorso ho partecipato al Tour Music Fest e sono arrivato in finale nazionale e quest’anno al Fantastico Festival sono arrivato in semifinale.

Il tuo sogno nel cassetto?

Diventare un artista internazionale e andare a vivere in America.

Articolo a cura di Simone Ferri

Condividi su:
Redazione
Redazione
La Redazione di Musica361 è composta da giornalisti, scrittori, copywriter ed esperti di comunicazione tutti con il comune denominatore della professionalità, dell'entusiasmo e della passione per la musica.
Top