Monia Russo, “Bacio Francese” racconta una serata perfetta, dove tutto si incastra alla perfezione con naturalezza e semplicità
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Monia Russo, cantautrice sanremese dal sound pop-R&B torna con il singolo “Bacio Francese”, presentando una veste stilistica molto interessante, nella quale l’artista trova il suo comfort artistico. Con una personalità magnetica, una voce calda e un’energia travolgente, Monia ha intrapreso un percorso musicale iniziato nel luglio del 2005 con la vittoria al Festival di Castrocaro Terme. Nello stesso anno partecipa e vince l’Accademia di Sanremo, guadagnandosi così un posto nella categoria giovani al 56° Festival della Canzone Italiana, dove si classifica finalista con il brano “Un Mondo Senza Parole”. Nel 2006 consegue il premio AFI.
Dopo altre due partecipazioni a Sanremo, nel 2009 e nel 2010, ricalca il palco del Festival insieme a Povia. Monia ha trascorso tre anni in tour nazionale, collaborando con altri artisti, e altri due da solista, apparendo in innumerevoli programmi televisivi, tra cui Porta a Porta, Domenica In, Scalo 76, Festa Italiana, Buona Domenica, Insieme sul Due, Cominciamo Bene, Lo Zecchino d’Oro e Chi Ha Incastrato Peter Pan. Inoltre, ha collezionato diverse partecipazioni internazionali, rappresentando la musica italiana in Russia, Israele, Malta e collaborando con artisti come Claudio Baglioni, Povia, Ron, Franco Fasano e molti altri. Dal 2016 al 2019 è stata in tour nazionale con l’Orchestra Sinfonica di Sanremo.
Negli ultimi anni ha pubblicato una serie di singoli, tra cui “La Vita è Un Bluff”, “Karitè”, “Dakar”, “Cellula”, “Labbra Sensei” e “Come Vimini”. Dal 2024 inizia la produzione e la collaborazione con Faffa, con il brano “Tristezza Light”, che le ha garantito l’accesso alla finale del Festival di SanNolo 2024.
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“Bacio Francese” è il singolo che conferma la tua nuova dimensione R&B. Hai raggiunto la maturità. È una seconda fase artistica rispetto agli inizi più pop?
Partiamo dal presupposto che un artista, in generale – e sta succedendo anche a me – da quando inizia a scrivere le proprie canzoni, vive una sorta di maturazione. Si impara a conoscere sé stessi sempre di più e a capire ciò che si vuole e ciò che non si vuole. Un po’ come succede nella vita, accade anche nelle canzoni. Sicuramente, andando avanti, sta emergendo sempre di più la mia vena artistica, che mi appartiene in maniera sempre più forte. Sono nata dal pop e le influenze R&B e soul fanno parte della mia crescita personale e artistica.
Sono cresciuta ascoltando Whitney Houston, Mariah Carey e Stevie Wonder. Ho studiato e imparato a cantare “mangiando” quei dischi. Questi generi, che sono più nelle mie corde, mi hanno regalato tante emozioni. D’altra parte, io sono una “poppettera”, perché ascolto il pop e mi sono emozionata con questo genere. Questa fusione ha sempre fatto parte della mia realtà quotidiana, sia in ciò che ascolto sia in ciò che scrivo solitamente.
Il taglio che ha dato un po’ di differenza tra i generi è stato principalmente la parte curata dalla direzione artistica, che oggi è diversa. Con il nuovo direttore artistico, siamo riusciti a scavare e dal singolo “Tristezza Light” è iniziato un nuovo percorso, perché sto collaborando con Alessandro (in arte Faffa) e abbiamo trovato una verve con un’anima R&B che pulsa molto forte.
Nel nuovo singolo hai portato delle sfumature che io non sentivo dai tempi delle Pussycat Dolls. Suoni che non sentivo da anni. Sui tuoi canali YouTube, spesso sperimenti con la tua tastiera e con la tua voce, come se cucinassi musica.
Sì, mi piace cucinare la musica, vivo di questo. La sperimentazione è una cosa che mi fa stare bene, probabilmente per la mia formazione, perché arrivo dal Conservatorio. Il fatto di spingermi sempre oltre e imparare cose nuove mi stimola ad ascoltare nuova musica e quindi ad assorbire nuove influenze che posso inserire nella musica che faccio e che scrivo. Ti ringrazio per queste belle osservazioni.
Rispetto ai singoli precedenti, “Bacio Francese” ha una durata molto breve ed è una canzone che arriva subito. È una scelta stilistica voluta? Anche perché le attenzioni sulle canzoni sono molto brevi, a causa dei video su TikTok e Instagram.
Sulla durata del pezzo, è nata proprio così. È stata una casualità. In quei due minuti ho detto tutto ciò che dovevo dire. Non è stata fatta per un’altra motivazione particolare. A volte ti impongono i tempi delle canzoni, ma non è sempre un male, perché rispetto al pop precedente, ti permettono di sviluppare delle strutture che non seguono la classica struttura del testo, ma offrono soluzioni super originali (in questo caso è un bene). Riguardo all’attenzione, devo essere onesta: quando scrivo le canzoni, butto dentro quello che devo esprimere, poi, ovviamente, con le indicazioni del produttore e delle persone con cui collaboro, si cercano eventuali miglioramenti per valorizzare il pezzo. “Bacio Francese” è nata di getto e non è stata tagliata.
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In questo video, si parla di una serata con amici, finita con un bacio. Dove è il protagonista che ha vissuto questa esperienza con te?
In realtà parla di una situazione con il partner, dove tutto si incastra alla perfezione con naturalezza e semplicità. Sono sempre bellissimi quei momenti di connessione totale. Quindi cose semplici, una delivery, qualche presa in giro dispettosa e un po’ di passione. Questo è stato il mio pensiero. Il ragazzo non appare nel video, non esiste nel mio immaginario. È la miscela delle esperienze.
Ho letto che ci sono altri inediti già pronti e altri in fase di scrittura. Questa intensa fase di scrittura sarà accompagnata da live? Hai qualcosa in cantiere per Milano, che spesso frequenti.
Sono milanese di adozione e giro molto il territorio, perché viaggio sempre. Stiamo programmando dei live. Uno sarà a marzo e altri saranno comunicati prossimamente sui social.
Come è stata l’esperienza al SanNolo Festival 2024 a Milano?
SanNolo è stata una bellissima esperienza, perché ho avuto l’opportunità di conoscere altri artisti molto talentuosi. Sono entrata nel loro mondo, perché ognuno di loro portava brani diversi e inediti. Avevano un universo attorno, legato ai loro progetti artistici. È stato importante interfacciarmi con altre realtà e confrontarmi. È stata una bellissima esperienza perché ho avuto la possibilità di esibirmi in due locali e, soprattutto, davanti a persone che vivono di musica ogni giorno. Questo mi ha stimolato a ricevere critiche costruttive, che mi hanno dato l’opportunità di migliorare. Il confronto permette una costante crescita e, anche quando arriva una critica che può darti fastidio, io ci rifletto e la mia voglia di mettermi in gioco è tanta. Fin da piccola, ho sempre avuto la determinazione di realizzare i miei obiettivi. Quando ricevo critiche, vedo in esse un valore aggiunto e cerco di lavorare per migliorarmi.
Come vivi il rapporto sui social, dove spesso ci sono profili che commentano solo per attaccare e offendere gli artisti, anche se fortunatamente ho letto solo commenti positivi?
Quando sono uscita nel 2006 e ho partecipato per la prima volta a Sanremo, spesso leggevo commenti di chi diceva che avevo pagato per essere presente alla manifestazione. In realtà, lavora solo mio padre e sono stata selezionata per il mio talento. Quei commenti, nonostante fossi giovane, mi hanno segnato e mi hanno fatto mettere una corazza, uno scudo che mi permette di non farmi influenzare troppo. Mi feriscono solo se provengono da chi mi conosce e ha qualcosa di valido da dire. Se invece scrivono solo per cattiveria, me ne infischio. Sono molto sensibile e se dovessi dare retta a tutto ciò, non vivrei più.
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La tua città natale (Sanremo) ti ha segnato negli esordi con la doppia partecipazione con Povia a Sanremo 2009 e 2010. Hai ricevuto tantissimi riscontri positivi dalla critica e sui social per la tua esibizione. Inizialmente non hai avuto timore che i testi di Povia, finiti al centro di polemiche come il brano “Luca era gay”, potessero segnare e condizionare la tua carriera?
In realtà, l’ho fatto con tutta l’incoscienza del mondo. Quando mi è stato chiesto di collaborare a quel brano, l’ho vista con l’innocenza di una ragazza di vent’anni che desiderava farsi notare. Ho lasciato parlare la musica e la voglia di tornare a cantare a Sanremo. Io sono nata come solista e l’idea di andare come collaboratrice/seconda voce mi poneva dei dubbi, ma la mia preoccupazione era più che altro legata alla mia immagine musicale.
Per quanto riguarda i testi, ritengo che Povia sia un cantautore in gamba e libero di esprimere le sue opinioni, assumendosi la responsabilità di ciò che fa e scrive. Non mi sono preoccupata; quando l’ho ascoltato, ho sentito che era un brano molto bello e lo riascolto con emozione nel cuore. Ho solo bei ricordi e non ho vissuto questa esperienza in modo negativo. Anzi, mi ha fatto del bene e, come hai detto tu, ho ricevuto tantissimi riscontri, il che è stata la cosa più importante, un’esperienza da raccontare.
Qual è il tuo rapporto da sanremese con il Festival di Sanremo, dove hai debuttato nel 2006 nella sezione Giovani?
Sono nata a Sanremo, seguo tutto e sono attaccata ai social. Non vedo l’ora di tornare a Sanremo e sono una fan sfegatata. Spero di tornarci presto, perché per me sarebbe un nuovo punto di partenza. Spero che la vita mi dia questa possibilità per rimettermi in gioco nuovamente come solista e con una maturità diversa, che mi permetta di aprire nuovi orizzonti e di giocare le mie carte, che sono lì da anni e stanno maturando.
Dopo un Sanremo Giovani nel 2006 e due edizioni tra i Big (2009 e 2010), eri lanciatissima, ma hai comunque deciso di dedicarti allo studio iscrivendoti al Conservatorio. È stata una scelta forte e coraggiosa. Cosa è scattato dentro di te?
Arrivo da una famiglia in cui mio padre è un musicista che poi ha intrapreso la strada dell’insegnamento e, da questo punto di vista, mi ha sempre supportato moralmente e non solo. Lui ha sempre suonato jazz e musica classica. Mi ha sempre detto che dovevo studiare musica e diplomarmi al conservatorio. Quando sei piccola, certe cose non le percepisci. Ho fatto il percorso opposto, iniziando a cantare a sette anni. A tredici ho partecipato a Castrocaro.
È stato tutto così, in modo opposto. Ho fatto tante esperienze e poi mi sono resa conto che avevo voglia di conoscere tutto l’universo musicale, che ti permette di essere una musicista a 360 gradi. Non basta cantare e prepararsi per la performance; ci deve essere il talento, ma avevo voglia di approfondire. Tutto questo mi ha portato a iscrivermi al Conservatorio per ampliare le mie conoscenze e studiare uno strumento, scegliendo il pianoforte, che mi ha permesso di concentrarmi sulla scrittura delle canzoni. Mi ha regalato molto e lo consiglio a chiunque.
Articolo a cura di Raffaele Specchia