Dai primi anni ’60 all’inizio del 2000, le musicassette hanno permesso di ascoltare la musica ovunque nel mondo. Sono un pilastro nella storia della musica.
Le musicassette sono comparse nel 1963 e hanno continuato a vivere fino agli anni 2000, resistendo fino all’ultimo al progresso tecnologico. Il CD le ha leggermente scalfite, ma la musica liquida ne ha scritto la fine. Questi quarant’anni di musica veicolata attraverso un nastro fanno di loro un importante pezzo di storia.
Immesse nel mercato nel ’63, appunto, da Philips, le musicassette non sono altro che degli involucri di plastica contenti una quantità di nastro magnetico. Grazie ai primi modelli monofonici è stato possibile scrivere il lato A e il lato B, riproducibili capovolgendo la cassetta nel lettore. Il mercato musicale accedette a questa tecnologia nel ’65, quando iniziò la produzione di massa e le case discografiche iniziarono a distrubire i propri prodotti sia su vinile che su musicassetta. Grazie a strumenti come il Walkman di Sony , i lettori portatili e le autoradio, le audiocassette diventarono il primo motivo per il quale le persone decidettero di portarsi la musica per la strada. Ecco che la musica, dopo migliaia di anni, smise di avere una ritualità da concerto o da salotto e iniziò a diffondersi per le vie delle città. Basti pensare, ad esempio, alla cultura hip hop e ai b-boy che si incontravano nelle piazze per ballare a ritmo di musica.
La musicassetta, grazie a una tecnologia più semplice da sfruttare rispetto a quella del vinile, poteva essere incisa da tutti. Il fai-da-te è un altro dei vettori di esplosione di questo prodotto. Nascono le compilation regalate alle fidanzate, le canzoni estrapolate dalle radio. Si poteva registrare qualcosa e riascoltarlo. Il solito rovescio della medaglia porta ai primi passi della pirateria, ma soprattutto alla classica frase: “Se posso avere qualcosa gratis, perché devo pagarla?”, in linea con i recenti avvenimenti legati a Spotify. Musicassetta significava anche colori, personalizzazioni, feticcio del prodotto. Nasce un design della musicassetta e del lettore/registratore, che doveva rispettare almeno alcuni canoni estetici, se non avere la presunzione di essere avanguardista. La bobina di destra era dedicata al riavvolgimento del nastro, mentre quella di sinistra conteneva il nastro da svolgere. Una volta inserita la musicassetta in un lettore, la testina riceveva il segnale magnetico del nastro e traduceva il segnale elettrico in suono.
Non è un caso che la scomparsa di questa tecnologia sia dovuta all’ascesa della musica liquida, quella on-line. Oggi abbiamo a disposizione un’infinità di brani in un pochi istanti, è il paradiso. Quello che manca è il contatto con qualcosa, perché alla fine siamo umani e il tatto fa parte dei cinque sensi. Non possiamo più riavvolgere la nostra canzone preferita utilizzando la matita con la quale stiamo scrivendo. Chi l’ha vissuto, almeno, non lo dimentichi. Lo tenga negli amarcord.