Alessia Bedini, un’Amleta tra le percussioni del cuore
Ho avuto l’occasione di lavorare con lei durante la messa in scena di due miei lavori teatrali: Essere amata amando, sulle donne di Giuseppe Verdi, e Taccuino di una sbronza, drammaturgia dal libro di Roversi. Attrice, performer, formatrice, Alessia Bedini è nata ad Ascoli Piceno e vive a Milano.
Inizia la sua formazione nel territorio natale con la Compagnia delle Foglie e il Laboratorio Minimo Teatro.
Studia tra gli altri con Jurij Alschitz, Leo Muscato, Danio Manfredini, Marigia Maggipinto, Ricci/Forte, Giorgio Rossi, Pippo Delbono e progetto Brockenhouse.
È diplomata presso il Corso Professionale Cinema d’Attore per la direzione artistica del regista Marco Maccaferri presso la scuola MowLab di Milano.
Ha lavorato, tra gli altri, con le Compagnie Sinergye Teatrali e Arlaune Teatro (teatro di prosa), Il Filo di Paglia (teatrodanza) Compagnia dei Folli (teatro di strada).
Sviluppa spettacoli e reading musicali con il musicista Emanuele “Manolo” Cedrone, unendo voce e paesaggi sonori con strumenti a percussione, ricercando, in particolar modo, la fusione tra ritmo e parola.
Laureata in Storia e Conservazione dei Beni Culturali e in Formazione e Gestione delle Risorse Umane, utilizza le proprie competenze per coniugare l’arte teatrale alla pedagogia, nello sviluppo di progetti finalizzati alla formazione della persona in campo aziendale e scolastico.
Ha scritto, diretto ed interpretato lo spettacolo Motus In Terra -Tragicommedia sismica, dedicato alle vicende del terremoto del 2016, con il quale ha vinto nel 2019 il Bando Binari Paralleli di Torino, interrotto per la pandemia 2020.
Ha partecipato al progetto di videodanza Piano Sequenza del regista Davide Calvaresi per il festival Ritratti d’Artista 2020.
Attualmente è in formazione nella pratica danzata Presence- Mobilité-Danse (PMD©) con Maria Carpaneto ed Hervè Diasnas, Valerie Lamielle. È stata fondatrice e referente didattico dell’Associazione Culturale Wokart. Ha fondato l’Associazione Amleta, APS di sole attrici che indaga difetti e pregi del sistema dello spettacolo dal vivo in un’ottica di genere.
Hai studiato musica, canto? Pensi sia importante nel tuo mestiere?
Fin da bambina le varie discipline artistiche hanno fatto parte del mio percorso formativo: dovendo scegliere, ho prediletto da piccina la danza e poi il teatro.
Mi sono avvicinata allo studio del canto all’Università, entrando a far parte del Coro Polifonico dell’Università di Macerata.
Successivamente, per motivi registici, in uno spettacolo della compagnia Synergie Teatrali, mi venne richiesto di cantare a cappella: decisi quindi di frequentare un corso specifico, approfittai dell’occasione lavorativa per affinare le competenze.
Musica e canto sono importantissimi nel nostro mestiere, non necessariamente per esibire una buona voce o una particolare capacità nell’uso di uno strumento, piuttosto per sviluppare una sensibilità all’armonia e all’ascolto in tutte le sue declinazioni, far parte di un coro è un’ottima
occasione a riguardo: musica, ritmo e canto ci rendono più sensibili…ma ovviamente un attore o un’attrice che hanno anche competenze musicali, permettono svariate possibilità registiche.
La musica ce l’hai in casa, tuo marito è un musicista. Mi parli di te e lui e dei progetti che avete proposto insieme?
Io e mio marito Emanuele Cedrone abbiamo fatto la scelta di vita di non lavorare strettamente insieme, nel senso che non abbiamo un’Associazione condivisa, ma molti progetti, nel tempo, sono stati condivisi e abbiamo imparato a contaminarci.
Lui ha una formazione come percussionista, quindi il ritmo è la matrice di partenza di ogni nostro lavoro: abbiamo creato reading musicali per musei e uno spettacolo sul gioco d’azzardo “Mi versavo il latte addosso” per la regia di Francesca Rossi Brunori, in cui la melodia
era totalmente assente: unica presenza erano le percussioni che creavano il tappeto sonoro amplificando le atmosfere della messa in scena…la mia voce diventava parte integrante del ritmo.
Il progetto più interessante è stata una serie di reading dal titolo “1800 secondi di sesso”, dedicata a grandi testi della letteratura erotica (come La filosofia del Boudoir per intenderci) in cui viaggiavano insieme paesaggi sonori, melodiosa (strumento monodico che Emanuele suona), lettura e performance…in particolare ci siamo dilettati a sperimentare l’uso del silenzio e delle lunghe pause sui ritmi della mia lettura e dei performer (come i ballerini di tango e rigger di Shibari), è stata una possibilità artistica davvero interessante.
Infine, sviluppiamo progetti teatrali e ritmici in contesti scolastici per potenziare il lavoro di ascolto di gruppo in ragazzi e ragazze, c’è sempre molta energia!
Altri spettacoli a cui hai partecipato in cui il ruolo della musica era importante?
Con la compagnia dei Folli, compagnia di teatro di strada e immagine, non esiste, se non in minima parte, l’uso della parola, la musica entra direttamente nella drammaturgia scenica, dalla musica parte l’evocazione dell’immagine e viceversa.
Nei lavori di teatrodanza, ugualmente, non si può che parlare di stretto rapporto tra musica e movimento, credo che l’esperienza più importante in tal senso sia stata lo spettacolo “Bucolive” per la regia di Maria Carpaneto e Marco Maccaferri: in quel caso musica e drammaturgia sonora sono stati sviluppati da un Sound Engineering.
Quali sono i temi che ami trattare nei tuoi spettacoli?
Non c’è un tema in particolare che amo trattare, posso dire che nel tempo ho capito che le tematiche sociali, i fatti e gli accadimenti della realtà, sono diventati gli argomenti di mio maggior interesse: dalla tematica sul gioco d’azzardo “Mi versavo il latte addosso”, di cui parlavo
prima, all’ultimo, in particolare, “Motus in Terra – Tragicommedia sismica” dedicato alle vicende del terremoto del Centro Italia…ecco…mettere la lente di ingrandimento sulla realtà ed evidenziarne le contraddizioni e gli aspetti più positivi, questo mi interessa, mi interessa davvero.
Cosa ascolti quando non lavori? Cantanti che ti piacciono?
Adoro il cantautorato italiano! Mi piace cantare in casa i cantautori italiani, a squarciagola, come nei migliori raduni universitari…sono legata a Carmen Consoli, Max Gazzè, Niccolò Fabi, Caparezza…e andando indietro De André, De Gregori, etc…però la Cantantessa Carmen Consoli fa da capofila!
Progetti in atto e futuri?
Dopo un anno e mezzo di fermo (o quasi) la priorità ce l’ha la vendita dello spettacolo Motus In Terra, tanti professionisti hanno seguito questo lavoro: Valentina Rho aiuto regia, Sabrina Conte per i movimenti scenici, Maurizio Capisani luci e audio, Andrea Lambertucci Sound
engineering, Simona Cavalli per i costumi, Debora Mancini alla voce di una terremotata, Emanuele Cedrone e Patrizia Rossi per l’esecuzione del brano finale dello spettacolo “Ombra mai fu”: sono trascorsi 5 anni dal terremoto e quelle vicende non possono essere dimenticate.
Un nuovo progetto, appena avviato, è con la danzatrice Irene Maria Giorgi, dal titolo “Grado zero”: una performance in natura che indaga il rapporto tra l’uomo e la natura appunto…ne scoprirete presto gli sviluppi.
Nell’ultimo anno, nella mia vita, è nata Amleta www.amleta.org, APS il cui scopo è contrastare la disparità e la violenza di genere nel mondo dello spettacolo: siamo 28 socie fondatrici, seguiteci!!!! Tesseratevi!!!!
Lo faremo!
Articolo a cura di Sergio Scorzillo