Maria Antonietta Centoducati: la musica è nella mia testa e nella mia anima
Oggi incontriamo Maria Antonietta Centoducati: Attrice, Regista, Formatrice teatrale, Docente di Lettere. Nata a Sassuolo, abita a Reggio Emilia.
La sua formazione è ricca di esperienze con diversi maestri del teatro internazionale come Marcel Marceau, Michel Azama, Josè Sanchis Sinisterra, il Living Theatre, Laura Curino, Danio Manfredini, Nicolaij Karpov, Daniele Salvo, Leo Muscato e tanti altri.
Collabora con varie compagnie di prosa professioniste e con diversi musicisti.
Che musica ascolti nel privato. Classica? Leggera? Tutto?
La musica posso dire che “abita” la mia vita da sempre, fin da quando ero una bambina e giocavo ascoltando i dischi di musica classica e le colonne sonore di mio padre. Quelle musiche bellissime erano, per me, il sottofondo di storie incredibili che recitavo da sola, nella mia stanza.
La musica mi trascinava, era lei a gestire i tempi e la durata delle mie “recite” davanti alle bambole che mi guardavano estasiate. A volte penso che avrei dovuto fare la musicista, la musica è nella mia testa e nella mia anima.
Ricordo ancora le colonne sonore di film che guardavo da bambina e che canticchio anche adesso, la musica mi è sempre rimasta incollata addosso per giorni e giorni.
Cosa ascolto adesso? Tanta musica classica, in particolare amo la musica barocca, adoro Bach, Handel, Vivaldi. Tanta musica lirica, un’altra mia grande passione che mi porto dietro da quando ero bambina e andavo a vedere le opere con mia madre.
Quando scrivo i testi ascolto invece le colonne sonore, anche di film sconosciuti e mai visti, in casa ho più di 400 cd di colonne sonore, difficile dire quale sia la mia preferita, certamente Morricone ha composto colonne sonore straordinarie come “C’era una volta in America”, “Nuovo cinema paradiso” e tante altre.
Mi piace molto anche il compositore John Williams (sue le colonne sonore dei film “Schindler’s List” e “Le ceneri di Angela”). La musica leggera? Paolo Conte, che trovo profondo e mai banale, Renato Zero, De Gregori, De Andrè. E infine il grande jazz, Miles Davis, Chet Baker, Ella Fitzgerald.
Hai lavorato molto come insegnante, usi la musica? Quale, come?
Come insegnante di teatro uso moltissimo la musica: le lezioni partono sempre con un training fisico con musica rilassante (spesso uso musica tratta dal Buddha Bar). Nel corso della lezione ci sono sempre momenti di improvvisazione sulla musica: gli allievi, ispirati dalla musica, devono dare vita a un personaggio, oppure vivere emozioni.
Per questi esercizi utilizzo musiche diverse: classica, jazz, brani tratti da diverse colonne sonore, musica etnica. La musica funziona sempre: aiuta a lavorare sulle emozioni in modo estremamente intenso, soprattutto nello studio dell’interpretazione del personaggio.
Nei “saggi” finali la presenza della musica è altrettanto importante, la scelgo con molta cura, la musica diventa una “voce” che rafforza la voce degli attori.
Quando invece tengo laboratori di teatro-terapia con persone fragili o affette da disturbi della sfera espressivo-comunicativo-relazionale, utilizzo la musica classica come strumento per creare un clima sereno e avvolgente che possa tranquillizzare e preparare le persone alla lezione.
Hai fatto molto teatro classico ma tantissime volte hai partecipato a spettacoli con musica…Verdi. Beethoven. Raccontami come ci sei arrivata, quali ricordi con particolare entusiasmo e perché
Ho sempre cercato di fare un tipo di teatro che coinvolga i sensi, la pancia e il cuore e in cui la musica dal vivo è sempre presente. Ho una collaborazione, da anni, con il pianista e compositore Ovidio Bigi e con l’attore Gianni Binelli, insieme abbiamo creato il Trio Teatro dei Sentieri e realizziamo spettacoli diversi spaziando dal teatro classico, al teatro civile, storico e comico.
Ovidio Bigi, artista di grande bravura e sensibilità, compone musiche originali degli spettacoli del nostro Trio: non è un sottofondo, ma la musica è indispensabile voce che si mescola con le parole del testo e diventa una seconda pelle per noi attori.
Sono nati tanti spettacoli di parole e musica dedicati a temi civili come il Femminicidio, la Shoah, la Resistenza, la Mafia, il Gioco d’Azzardo Patologico, testi classici come Antigone, Ifigenia, Elettra; di argomento storico come lo spettacolo su Matilde di Canossa e Lucrezia Borgia.
Ogni spettacolo ha le sue musiche uniche e originali. Nel corso degli anni ho avuto anche la fortuna di poter lavorare come MIMO e figurante speciale nelle opere liriche.
Ecco, essere “immersa” nella musica dell’orchestra è straordinario e appagante per una appassionata di lirica come me. Il ruolo del MIMO è ovviamente secondario nelle opere, eppure mi sono emozionata tante volte.
La mia esperienza come MIMO è iniziata nel 1995, poi nel corso degli anni ho partecipato a diverse produzioni. Quella che ricordo con più nostalgia è Candide di Bernstein, divertente e molto appagante per i tantissimi cambi di ruolo e di costume.
La più emozionante invece il film Rigoletto di Verdi con la regia di Marco Bellocchio girato nel 2010 interamente a Mantova e andato in diretta in Mondovisione.
È molta ricca anche la mia collaborazione con cantanti lirici e musicisti. Uno spettacolo che mette insieme lirica e prosa e che ho amato molto è “Quando penso a Verdi” con il pianista Roberto Barrali e la soprano Angela Gandolfo in cui io interpreto la moglie di Verdi, Giuseppina Strepponi; un altro spettacolo molto intenso tra prosa, lirica e danza è “Le lacrime di Desdemona” dedicato al Femminicidio in cui rivivono le eroine di alcune opere liriche vittime della violenza maschile, come ad esempio Desdemona.
Aneddoti curiosi?
Me ne viene in mente uno molto divertente: nel 2010 stavo portando in tournèe uno spettacolo dedicato alle eroine delle opere di Puccini e con me c’era una cantante lirica e il suo pianista. Eravamo in Puglia, in una masseria del 1600 immersa tra gli ulivi, un posto estremamente evocativo, bellissimo.
Quel giorno c’era un pubblico selezionato, tra cui il sindaco del paese ospitante: ricordo che c’era una luce bellissima, facevamo lo spettacolo al tramonto, il pubblico era attento e tutto stava procedendo a perfezione.
A metà spettacolo, il pianista, dovette lasciare il pianoforte e correre in bagno a causa di un improvviso mal di pancia.
La cantante non sapeva come fare. A un certo punto il Sindaco ci raggiunse sul palco e si offrì di continuare ad accompagnare la cantante. Senza aspettare la nostra risposta si sedette davanti al piano e iniziò a intonare un’aria tratta da Tosca di Puccini.
Era straordinario, la cantante iniziò a cantare “Vissi d’arte” e poi continuarono con Madame Butterfly, Turandot.
Il pubblico era così contento che ci fecero fare ben tre bis. Il povero pianista non osò tornare sul palco e il trionfo della serata fu tutta del Sindaco/pianista che cinque giorni dopo ci fece fare una replica in più nel cortile interno di un castello svevo e, naturalmente, chiese di poter partecipare per fare almeno un brano con la cantante.
Cosa stai preparando ora e cosa farai nel prossimo futuro?
Attualmente, con il mio Trio Teatro dei Sentieri stiamo allestendo lo spettacolo dedicato a Cesare Pavese “Il rumore delle parole” che, Covid permettendo, dovrebbe debuttare il 18 giugno a Giussano (MI).
Contemporaneamente sto lavorando con la Fondazione Famiglia Sarzi che si occupa di burattini e teatro di figura, allo spettacolo per burattini e attori scritto da me e Gianni Binelli “Esto, il burattino” dedicato a Ernesto Rossi, colui che insieme ad Altiero Spinelli e Eugenio Colorni ha composto il “Manifesto di Ventotene” elaborando le basi teoriche del movimento federalista europeo.
Con l’arpista Carla They, e la soprano Annalisa Ferrarini stiamo allestendo uno spettacolo dedicato ad Artemisia Gentileschi “Del mio dolce ardor”
Nel prossimo futuro spero di ricominciare i Laboratori teatrali con gli allievi (ragazzi e adulti) che ora stiamo tenendo a distanza e poi spero di recuperare almeno alcune date degli spettacoli le cui tournèe si sono interrotte un anno fa: “All’alba vincerò” sul gioco d’azzardo patologico, “Due eroi italiani” dedicato a Falcone e Borsellino e “Camille” dedicato alla scultrice Camille Claudel.
Mi dici qualcosa sui libri che hai scritto?
Nella mia vita ho sempre scritto tantissimo: in particolare poesie e i testi teatrali di molti spettacoli che interpreto come attrice e non mi sono mai decisa a pubblicare nulla!
Ultimamente sono tra gli autori del libro “Impara l’arte. Terapia come arte, arte come terapia” curato dallo psichiatra Giorgio Magnani che racconta l’esperienza importantissima di teatro/terapia che ho condotto per diversi anni presso il Centro Salute Mentale di Carpi.
Altra pubblicazione recente è il libro di poesie “Quattro stagioni, non di più” che mette insieme alcune mie poesie, i quadri del pittore Marino Iotti e i testi poetici del sociologo dell’arte Sergio Bevilacqua ed è nato per una performance che ha messo insieme un ensemble di musica jazz, due ballerini, e la mia voce recitante.
Pochi mesi fa, mi sono decisa a pubblicare il libro che raccoglie i miei testi teatrali dedicati a Matilde di Canossa, un personaggio che ho studiato approfonditamente e che ho interpretato diverse volte: nel 2015 ho indossato i panni della Grancontessa al prestigioso 50° Corteo Storico Matildico di Quattro Castella (Re) con Matteo Setti nei panni di Enrico V.
Gli ultimi testi che ho scritto (ma non ancora pubblicati) sono fortemente legati alla musica, il primo è “Amata immortale” dedicato alla vita di Beethoven che ha debuttato il 21 Giugno 2020 in prima Nazionale al Teatro Comunale di Carpi con l’attore Renato Carpentieri, il pianista Andrea Dindo e la violinista Patrizia Bettotti.
E recentissimo, “La voce dei colori” dedicato al pittore Henri Matisse che è stato registrato nel febbraio 2021 presso il Teatro Comunale di Carpi con l’attore Sandro Lombardi e il pianista Antonio Ballista.
Articolo a cura di Sergio Scorzillo