Adoro la musica Barocca, penso di avere un’anima un po’ antica, fuori dal tempo
Si muove tra Londra e Firenze, è attore ma suona anche il violoncello. Nella sua formazione c’è da subito, da sempre, sia la scuola di Teatro che il conservatorio, quindi la parola, certo, ma molta musica e in particolare il Musical.
Tra gli spettacoli, la maggior parte dei quali messi in scena soprattutto a Londra, ne ricordiamo alcuni: La strada, L’amore delle tre melarance, Metamorfosi di Ovidio, Edward mani di forbice, e Nymph Errant e Kiss me Kate di Cole Porter. Ha avuto diverse parti in cortometraggi tv. Canta con voce di baritono. E oltre al violoncello suona la chitarra e il pianoforte.
Dalla tua biografia vedo che sei attore ma molto molto musicista. Che musica ti piace ascoltare?
Quando si tratta di musica spazio molto, dipende dal mio “mood” e dal momento della giornata, e anche dai periodi della mia vita. Nascendo come musicista classico, sono cresciuto ascoltando musica classica, cosa che tutt’ora faccio (adoro la musica barocca). Mi piace molto il genere del musical theatre, soprattutto americano, come quello di Stephen Sondheim (Company, Sweeney Todd, Into the Woods…), o anche, andando più indietro nel tempo, i vecchi musicals di Rodgers and Hammerstein (South Pacific, The King and I, The sound of music…) Una mia amica mi chiama Wikimusical… hahah.
Penso di avere un’anima un po’ antica a volte.
Tendenzialmente un inattuale, diciamo…
Possiamo dire così. Magari nel senso di fuori dal tempo… Infatti mi piacciono anche le vecchie canzoni italiane degli anni 50 e 60, e il cantautorato alla De Andrè (sono cresciuto con il mio babbo che cantava Volta la carta e Bocca di rosa a me e alle mie sorelle)
Non ascolto molto la musica pop, a dire la verità, anche se ultimamente mi sono imbattuto in Mahmood e mi ci sono consumato le orecchie, eheheh…
Com’è nato il tuo rapporto con lo strumento e in particolare il violoncello?
Ho iniziato con lo studio del violoncello quando avevo 7 anni alla scuola di musica di Fiesole a Firenze. Mi ricordo che quando ero in prima elementare un quartetto d’archi venne a fare una lezione concerto nella mia scuola. Io tornai a casa e dissi a mia mamma: ” voglio suonare il violoncello! ” e da lì ha avuto inizio tutto.
Musica a Teatro: Niccolò Curradi
Mi sono diplomato a 22 anni. Ma ho sempre avuto anche la passione per la recitazione. Ho sempre messo in scena piccole recite con i miei amichetti e comunque ho sempre fatto il ” buffone” per fare ridere le persone intorno a me.
Ad un certo punto della mia carriera, mentre suonavo in buca durante un ‘opera o simile, guardavo il palcoscenico e pensavo ” ma io voglio stare là sopra! non in buca! ” da lì è iniziato il mio percorso attoriale. Così ho frequentato l’Accademia di Teatro a Bologna e in seguito, dopo aver scoperto il mio amore per il canto, la scuola di musical a Londra. Proprio a Londra ho potuto coniugare le mie due passioni: la musica e la recitazione. Ho lavorato in produzioni in cui dovevo contemporaneamente recitare, cantare e suonare il violoncello e altri strumenti. In Italia questa figura dell’attore musicista ancora non ha preso piede purtroppo.
E quindi ti senti più attore o musicista?
Se mi sento più attore o musicista? Bella domanda. Diciamo che mi sento un attore che è anche musicista. Negli ultimi anni indubbiamente ho lavorato di più come attore, ma il primo amore non si scorda mai!
Musica a Teatro: Niccolò Curradi
Che stai facendo ora?
Al momento sono tornato in Italia dopo che sono rimasto 8 anni a Londra. Avrei dovuto essere in scena con la versione musical del film “Vacanze Romane” a Londra. Ma purtroppo sappiamo tutti cos’è successo. A maggio sarò in scena in Trentino con una compagnia di lassù (solo in veste di attore, niente violoncello questa volta) e a settembre sarò a Firenze con un altro spettacolo.
Meglio lavorare a Londra o in Italia?
Beh, come ti ho detto, molte cose sono diverse e anche più semplici per attori di un certo tipo, oltre Manica. Diciamo che mi manca lavorare a Londra ma sono contento quando lavoro in Italia, a casa mia!
Bentornato a casa, allora
Articolo a cura di Sergio Scorzillo