Un libro che, con il piglio del romanzo racconta una storia vera, documentata e particolareggiata che non vuole essere semplicemente la storia di Fumo ma, piuttosto, la storia di una città
Il volume è un appassionato lavoro sulla memoria di Lucio Fumo, patron del “Pescara Jazz Festival” nella lunga carriera alla guida della manifestazione da lui promossa alla fine degli anni ‘60.
Lucio Fumo è un operatore musicale il cui nome è legato alla nascita e crescita di prestigiose istituzioni culturali abruzzesi tra cui la “Società del Teatro e della Musica Luigi Barbara” fondata insieme ad Ennio Flaiano nel 1967 e al “Pescara Jazz” istituito nel 1969 e di cui ha curato ben 42 edizioni. Con i due enti, Lucio Fumo ha portato nel corso degli anni le principali star internazionali del settore nella sua città.
Lucio Fumo è colui che ha reso Pescara un punto di riferimento ineludibile in Italia e nel mondo per l capacità di rappresentare le numerose anime musicali confluenti nella cultura jazz. Di lui dicono che è un uomo bonario, dal fare discreto e dotato del fascino silenzioso della borghesia di provincia.
Con “Rapsodia in blue note”, edito da “Ianieri edizioni” per la “Fondazione Pescarabruzzo”, Lucio Fumo ripercorre gli anni memorabili del jazz a Pescara: gli esordi stentati, ma subito promettenti, il successo di pubblico e di critica fino ai momenti di fulgida affermazione a livello nazionale e internazionale, quando la manifestazione ha potuto rivendicare una rara autonomia anche di espressione.
Gato Barbieri, Bill Evans, Duke Ellington, Miles Davis, Keith Jarrett, Ella Fitzgerald sono solo alcuni tra i più influenti ed innovativi musicisti del Novecento che hanno aderito, negli anni, alla manifestazione.
Accanto ai nomi “classici” del jazz, dagli anni Novanta, hanno fatto la loro apparizione sul palcoscenico di Pescara anche celebri interpreti e cantautori, che hanno introdotto l’evento alle prospettive della musica leggera più impegnata, del rock e del pop, come James Taylor, Joan Baez, Bob Dylan, Tony Bennett, Tracy Chapman, Burt Bacharach, Natalie Cole.
Un libro, questo, che non è un romanzo ma nemmeno un saggio. Un libro che, con il piglio del romanzo racconta una storia vera, documentata e particolareggiata che non vuole essere semplicemente la storia di Fumo ma, piuttosto, la storia di una città che, sin dal 1963, anno in cui a Pescara si esibì Gato Barbieri e anno in cui nasce la voglia di fondare il “Jazz Club Pescara”, comincia a far compenetrare la musica jazz nei suoi interessi culturali.
È il racconto di una generazione, quella che portava con sé il giradischi di famiglia per far ascoltare agli amici una musica che poco aveva a che fare con il bel canto all’italiana. Una musica che gli sarebbe entrata nella vena e che, linfa vitale, avrebbe alimentato una profonda passione per questa musica fatta di sincopi, armonie dissonanti e impasti sonori densi di dinamicità.
Il testo, curato da Marco Patricelli, è il diario di quel lungo viaggio che, anno dopo anno, arriva al 1969, anno in cui si concretizza il primo festival jazz a Pescara, al 1970, anno in cui Pescara viene citata nella copertina dell’autorevole rivista “Jazz magazine” come città di festival jazz assieme a Newport, Montreaux, Carthage e Antibes e poi via veloce, tra “primedonne e contrattempi”, edizione dopo edizione, fino alla conferenza stampa di presentazione dell’edizione 2016 nel corso della quale fu annunciato che quella sarebbe stata l’ultima edizione.
Un volume pieno di vita e di amore, corredato da una ricca collezione fotografica che riporta il lettore agli anni narrati nel capitolo e, elemento importantissimo, una serie di “plus” che lo rendono un documento storico come la cronologia, con i partecipanti dall’edizione del 1969 e quella del 2016, una bibliografia ragionata e selezionata e un indice dei nomi citati.
Contravvenite ad una regola: iniziate a leggere il libro proprio dall’indice dei nomi citati dopo di che iniziate a leggerlo nella maniera tradizionale, dalla prima all’ultima pagina.
I nomi riecheggeranno dentro di voi durante la lettura e vi permetteranno di godere ancor di più degli aneddoti che troverete durante il racconto e dello scorrere del tempo.
Visto il periodo, sicuramente potrebbe essere un ottimo regalo da mettere sotto l’albero di Natale. Anche il vostro.