Note di Regia: Duccio Forzano

“La musica va rispettata e dosata”

Note di Regia: Duccio Forzano
Duccio Forzano: “suonavo la batteria e cantavo in una band, avevo circa 22 anni e vinsi l’edizione del Talentiere”.

Un inizio da frontman e musicista, per Duccio Forzano, regista di alcuni dei più interessanti programmi televisivi Rai degli ultimi anni. Dopo una gavetta fatta di molti mestieri oltre a quello del film maker e realizzatore, viene notato da Claudio Baglioni negli anni novanta e successivamente l’artista gli affida la direzione televisiva dei suoi concerti. Contemporaneamente lavora per Mediaset: Verissimo e Real TVEroi per caso.

Nel 2000 dirige il primo show di Giorgio Panariello, Ultimo Valzer di Fabio Fazio, le quattro edizioni di Stasera pago io di Fiorello, poi torna in Mediaset con Paolo Bonolis e di nuovo in Rai con Gianni Morandi e Vincenzo Salemme.

Vive anche una parentesi cinematografica nel 2003, dirige 23, una commedia comica con i Ditelo Voi. Dal 2005 cura la regia del programma di Rai 3 Che tempo che fa condotto sempre da Fazio. Sue le edizioni del 2010, del 2011 e del 2013 del Festival di Sanremo.

Sempre per Fazio cura le regie di Vieni via con me su Rai 3 nel 2010 e di Quello che (non) ho su La7 nel 2012. Una vita interamente dedicata alla sua passione, diventata una professione, che ancora oggi lo vede impegnato nella produzione di trasmissioni Rai di grande interesse.

L’amore e il rispetto per la musica e la passione per la regia li racconta Duccio Forzano nella seguente intervista.

Musica e regia. Come sono stati gli esordi?

Nel 1992 suonavo la batteria e cantavo in una band, avevo circa 22 anni e vinsi l’edizione del “Talentiere”, il primo talent show non televisivo nato da un’idea di Rita Pavone e Teddy Reno. Il Talentiere girava in quegli anni per tutta Italia facendo scouting.

La passione per la regia mi ha poi portato verso la mia attuale professione. Ho iniziato a lavorare in un paio di studi televisivi, poi ho avuto un’occasione che ho saputo cogliere e a 37 anni ero già un regista.

Duccio Forzano Regista
Duccio Forzano e Giancarlo Giannini

Quale genere musicale è più affine alla tua personalità?

Il genere musicale che più mi interessava negli anni in cui suonavo era il rock progressivo italiano e internazionale: PFM, Banco del mutuo soccorso, Deep Purple, Genesis e molti altri sul genere punk- rock.

La mia situazione professionale ha decisamente cambiato la mia visione, oggi ascolto tutto, guardo tutto e cerco anche di farmi consigliare dalle persone con cui ho un rapporto di fiducia sia professionale che privato.

Faccio un’azione di ricerca continua sulla musica, non solo per piacere personale, ma anche perché spesso nel mio lavoro io la musica la traduco in immagine.

Che peso assume la musica invece nella tua professione?

Nel cinema e nella televisione la musica è il 50 % di tutto il prodotto. Un sottofondo musicale aiuta l’immagine ad essere ancor più performante. La musica però assolve anche alla funzione di introdurre un programma, è la sigla di una serie tv o del telegiornale o ancora il sottofondo di un documentario.

L’importanza del ritmo è evidente anche negli abusi che invece spesso si fanno nella vita quotidiana: ascensori, supermercati, ristoranti, centri commerciali fanno un utilizzo della musica troppo smodato e addirittura spesso fastidioso.

Alla luce di quanto detto con quali modalità e criteri scegli i brani da utilizzare?

La scelta della modalità di lavoro dipende molto dalle esigenze del programma. Al Festival di Sanremo ogni artista porta il suo brano in dote, quindi è necessario scrivere solo la sigla e poco altro.

Nel 2019 ho diretto un programma dal titolo “That’s amore” andato in onda su Raitre, in cui si raccontava il lavoro di una clinica veterinaria, e in quel caso c’è stata una forte ricerca musicale.

Paradossalmente anche brani di Achille Lauro o Ultimo, che sembravano non essere adatti, al racconto si sposavano invece poi in maniera commovente con le immagini. La musica va prima di tutto rispettata, impiegata in maniera dosata e corretta, e per fare questo mi affido anche a figure professionali che mi aiutano nell’impresa.

 Duccio Forzano e Claudio Baglioni
Duccio Forzano e Claudio Baglioni

Per acquisire professionalità serve di più la formazione o l’esperienza?

Formazione ed esperienza sono decisamente equivalenti. Io ho iniziato con l’esperienza sul campo, ma contemporaneamente studiavo i manuali dei registratori, delle videocamere o dei montaggi.

La formazione non la intendo solo come forma classica di apprendimento, quindi in una scuola, ma è possibile formarsi anche da autodidatta l’importante è essere curiosi.

l tuo lavoro ha subito gli effetti della pandemia?

In realtà anche la televisione ha in qualche modo ha subito una battuta di arresto a causa dell’emergenza sanitaria. Durante l’inizio del primo lockdown il lavoro si è completamente fermato e la tv ha offerto repliche di programmi o collegamenti in video chiamata.

Piano piano si sta lavorando per riprendere la giusta direzione. Il Festival di Sanremo è stato seriamente a rischio perché le restrizioni del momento mettono in crisi l’esecuzione dei programmi televisivi in diretta.

Purtroppo anche un’eventuale positività mette a rischio e in quarantena l’intera troupe, costringendo la produzione a sospendere la messa in onda del programma.

Articolo a cura di Veronica Ruggiero

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