La musica è un veicolo di emozioni
Secondo il regista Raffaele Maiolino la musica è un vettore di emozioni e sentimenti. Laureato all’università La Sapienza di Roma in Tecnologia della comunicazione, Maiolino è l’artefice di alcuni dei più bei programmi proposti dalla Rai.
Linea verde, Linea blu, Cose nostre, sono solo alcuni esempi dei documentari che il regista riesce a realizzare per il piccolo schermo con magistrale professionalità, portando all’attenzione del pubblico realtà altrimenti inesplorate. Tradizione, cultura, piccoli momenti di vita quotidiana che sullo schermo, grazie alla magia del montaggio, diventano spettacolo. Una carriera iniziata come assistente al montaggio per la trasmissione di Rai2 “Sms”, per poi proseguire come montatore e aiuto regista. Tante le esperienze che lo hanno visto protagonista, all’interno di diverse realtà televisive nazionali. Ormai da tempo lavora in esterna per la Rai. Il suo rapporto con la musica Raffaele Maiolino la racconta nella seguente intervista.
Note di Regia: Raffaele Maiolino
Quando è nata in te la passione per la musica?
Il mio rapporto con la musica nasce dall’infanzia, quando ho iniziato a suonare e studiare l’organo Hammond. Purtroppo il mio progetto si è arenato nel giro di due anni, perché non ero molto interessato e bravo nel solfeggio. Non ho comunque abbandonato la musica e pochi anni dopo mi sono attrezzato e ho iniziato un percorso come dj. In questo caso la parentesi è stata più lunga perché ho protratto questa attività anche duranti gli anni universitari.
Che significato assume per te musica nel contesto della tua professione?
Nella mia professione la musica è fondamentale. La scelta di un brano piuttosto che di un altro cambia completamente. La musica è un veicolo di emozioni. Ricordo alcuni documentari girati a scopo benefico in cui era proprio la musica a veicolare i sentimenti che si volevano esprimere attraverso le immagini.
Note di Regia: Raffaele Maiolino
Nei momenti più drammatici la musica riesce a sottolineare e a far rivivere allo spettatore il pathos della storia. In altre trasmissioni invece i brani contribuiscono alla caratterizzazione di un personaggio o di un particolare momento. Questo effetto si può ottenere anche tramite contrasto. La musica incide sull’effetto finale di un montaggio circa per il 50%. Nel caso delle trasmissioni tv e i documentari che firmo ho una certa libertà sulla musica, quindi posso spaziare. La libertà rende tutto interessante ma anche più complesso e richiede ampie conoscenze.
Riuscire a veicolare le emozioni non è certo cosa semplice. Come ci riesci e come scegli i giusti brani?
Spesso la musica per me diventa anche un gioco, in particolare durante i viaggi in aereo o in treno: guardando i paesaggi all’esterno cerco di costruire una colonna sonora che sia adatta alle immagini. In realtà nel mio lavoro capita di dover fare proprio questo, cioè abbinare musica e immagini. Avendo un passato da dj ho la fortuna di conoscere bene la musica e quindi riesco a spaziare molto tra i vari generi: classica, jazz, rock, a partire dagli anni ’20 fino alla contemporanea, quest’ultima meno interessante per me. Per quanto riguarda i generi che meno conosco invece mi affido molto a Spotify e a volte anche a consulenti musicali che mi aiutino a comprendere quale sia il genere più efficace.
Quale tra le trasmissioni che hai firmato oggi ti rende orgoglioso del tuo lavoro?
Mi ritengo un professionista molto fortunato perché ho collaborato a trasmissioni che mi hanno dato sempre grosse soddisfazioni. Lavorando in esterna per la Rai si fanno incontri estremamente interessanti: persone che sono autentiche storie di tradizione, vite a volte incredibilmente segnate da situazioni paradossali. Girare un documentario permette di toccare con mano alcune realtà che dall’esterno si possono sottovalutare. Oggi con i mezzi moderni il montaggio è più semplice, quindi anche il nostro lavoro sotto un certo punto di vista, quello che rimane veramente importante è l’idea. I mezzi tecnologici hanno consentito a tutti di poter realizzare e diffondere video e montaggi. L’idea è quello che distingue un lavoro degno di nota e lo rende unico.
Articolo a cura di Veronica Ruggiero