O.R.O.: il sogno è condividere la propria esistenza con gli altri attraverso le canzoni, è il miracolo della musica, che spinge un musicista a continuare nonostante le difficoltà
Circa 30 anni fa nasceva la storia del gruppo toscano gli O.R.O. (Onde radio ovest) dall’unione di alcuni musicisti consolidati e già impegnati in diversi progetti musicali, tra i quali Valerio Zelli, Mauro Mengali, Alfredo Golino, Cesare Chiodo e Mario Manzani. Il gruppo ha collezionato tra il tra il 1995 e 2004 quattro album in studio, una raccolta nel 2000. Il gruppo ha vinto l’edizione di Sanremo Giovani nel 1995 con il brano “Io vivo per ..” , e due partecipazioni a Sanremo nel 1996 e nel 1997. Dal 2004 al 2019 gli O.R.O. hanno proseguito in formazione composta dal duo Zelli e Mengali con esibizioni dal vivo proponendo il repertorio storico.
Nel 2022 Valerio Zelli voce e leader della band ha deciso di riprendere il progetto degli Oro, con nuovi inediti e un imminente tour che a breve vedrà delle date. Ne parliamo con Valerio che ci racconta questo percorso artistico.
Raccontami questo ritorno.
Ho deciso di far rivivere gli O.R.O. perché sono la mia creatura e non posso più lasciarla da sola. Dopo un periodo di riflessione, ho capito che ciò che amo veramente è la musica e il progetto degli O.R.O., quindi ho scelto di ripartire con una nuova formazione, in cui sono rimasto l’unico membro originario. Non volevo più scrivere canzoni solo per farle, ma desideravo rispettare il pubblico e me stesso. Dopo il COVID, ho sentito il bisogno di riprendere questo percorso.
È un progetto strutturato o state solo celebrando i 30 anni dal singolo “Vivo per lei”?
È un progetto strutturato che continuerà nel tempo, con una nuova etichetta discografica, manager, live, disco e studio. Vogliamo dare la possibilità ai nostri fan di venire a vederci e rivivere le canzoni che ci hanno fatto conoscere e la nostra storia musicale. Sul palco proporrò brani nati dalla collaborazione con diversi autori, tra cui Bigazzi e Masini, e presenterò anche degli inediti, perché è bello offrire al pubblico un lavoro nuovo che dia valore al nostro ritorno.
A Natale è uscito il singolo “Mantra”. Cosa significa questo brano, che contiene anche parti in inglese?
“Mantra” è un regalo che ho fatto alle persone a dicembre 2023. Non volevo sfruttare il Natale per fare business, perché è una giornata simbolica. Mi sembrava squallido proporre un brano per la vendita. Volevo creare una canzone universale che unisse diverse sensibilità e avesse un sapore internazionale. È un po’ lontano dal nostro genere tradizionale, che è cambiato con le nostre nuove canzoni dal sound più moderno.
La canzone parla di ripartenza, di quel momento della vita in cui ci si guarda dentro e intorno, cercando di capire se la propria collocazione sia giusta o sbagliata. “Come un mantra si convince che ha le sue motivazioni e il sogno da perseguire”. Bisogna ripartire da sé stessi, con la convinzione di esistere e vivere un senso in questa vita. Il sogno è condividere la propria esistenza con gli altri attraverso le canzoni, creando un linguaggio comune. Questo è il miracolo della musica, che spinge un musicista a continuare nonostante le difficoltà.
I vostri pezzi storici come “Vivo per Lei”, “Quando ti senti sola”, “Padre Nostro” erano adatti a essere cantati con una semplice chitarra. Come ti stai adattando ai nuovi sound richiesti dallo scenario attuale?
Cercavo una nuova condizione sonora perché non mi riconoscevo più nei vecchi arrangiamenti e mi sentivo imprigionato, non per i concetti di amore, rispetto reciproco e condivisione delle emozioni, che rimangono punti fermi. Tuttavia, il mondo, il linguaggio e i rapporti cambiano con il tempo, e questo ha avuto un impatto anche su di me come musicista. Oggi cerco di riflettere ciò che ho dentro e intorno a me. La ricerca sonora consiste nell’adattare le melodie e i concetti dei testi, che parlano sempre di amore, ma in modo contemporaneo. Ora il mix tra sound e testi è più attuale, con meno virtuosismi e più concretezza, perché voglio arrivare al cuore del significato delle canzoni. Oggi la musica è più al servizio dei testi rispetto al passato.
Con Mauro Mengali, la seconda voce degli O.R.O., c’è ancora un’amicizia artistica?
C’è una grande amicizia umana. Mauro è come un fratello per me, ma abbiamo deciso di seguire strade diverse. Il nostro sodalizio artistico non era più in sintonia come un tempo.
La canzone che vi ha portato al successo, “Vivo per lei”, è stata cantata anche da Bocelli e Giorgia. Come è nato questo progetto?
In realtà, la canzone si chiamava “Vivo per…” e faceva parte del nostro primo album del 1995. Partecipammo al Festival di Sanremo Giovani nel 1995 e vincemmo la finale della prima serata. Un giorno Caterina Caselli ci contattò dicendo che Andrea Bocelli voleva reinterpretarla. Essendo progetti artistici diversi, non potevamo cantare lo stesso testo: Gatto Panceri riscrisse il testo, e la canzone divenne “Vivo per lei”. La nostra versione, “Vivo per…”, era dedicata a qualsiasi cosa amata, mentre quella di Bocelli era dedicata alla musica.
Quella canzone è stata concepita per esser cantata da due voci, nel vostro caso, tu con Mauro, mentre nella versione di Gatto con Bocelli e Giorgia. Tu hai una voce molto potente e immutata rispetto a 30 anni fa, e riesci persino a cantarla da solo… raggiungendo tranquillamente la SI 7/4 (una luce in pieno amore…)
È una canzone difficilissima. Ho la fortuna di avere una voce immutata anche dopo 30 anni, invece ora più calda e soffiata. Riesco ad arrivare a quelle note perché sono un tenore come Bocelli: lui è un tenore lirico, mentre io sono un tenore pop.
Come è nata questa meravigliosa canzone?
È nata mentre stavamo cercando i funghi! Trovammo una cappella di porcino e Mario cantò un “la la la la” e gli dissi ma cosa hai fatto? È bellissimo! Andiamo in studio. E’ nacque Vivo per… .
Oltre a essere cantante e musicista, sei il presidente dell’etichetta discografica Music Recordy Italy. Perché hai creato questo progetto?
Per quattro anni siamo stati direttori artistici per Sanremo Rock sezione Puglia. Poi le nostre strade si sono divise e abbiamo continuato a produrre, cercando nuovi talenti. Volevamo dare una possibilità a chi non riesce a trovarla sul mercato. Oggi produrre costa, e io ho avuto la fortuna di fare il cantante. Con i soci Fernando Mameli e Massimo Toma, abbiamo fondato l’etichetta per realizzare i sogni degli artisti e i nostri, ottenendo grandi soddisfazioni. Attualmente collaboriamo con Alla Bua, una famosa band salentina di pizzica, ma spaziamo in vari generi.
Tra i tuoi mille impegni, sei anche impegnato nel sociale con il progetto “Cantare in libertà” nella casa circondariale di Foggia.
“Cantare in libertà” è un modo per ringraziare la vita per quello che mi ha dato. Chi è in condizione di detenzione merita una possibilità di redenzione. A volte si sbaglia senza capire perché. Mi piace pensare che nel cuore di ogni persona ci sia una fiamma che non si spegne mai. Fare musica per i detenuti è importante e mi arricchisce come essere umano. Questo è il motivo per cui è nato il progetto.
Non è ora per gli “Oro” di tornare alla kermesse sanremese?
Non so se ci sarà questa possibilità, ma la cercherò con tutte le forze. Sono nato lì e mi piacerebbe tornare. Speriamo che possano accogliere la nostra richiesta, ma siamo consapevoli che Sanremo non è solo una manifestazione canora, ma anche molto televisiva, dove occorrono determinati ingredienti. Speriamo di far parte di quegli ingredienti, per tornare alle origini e condividere quel momento.
Le prossime date del tour:
26 luglio Pozzilli (IS)
09 agosto San Giacomo degli Schiavoni (CB)
15 agosto Arpino (FR)
Social:
https://www.facebook.com/valerio.zelli
Valerio Zelli (@oro_valeriozelli)
Articolo a cura di Raffaele Specchia