Intervista alla cantante toscana alla vigilia del suo ritorno televisivo nel nuovo show del venerdì sera targato Rai Uno
Non ha perso la grinta e la voglia di far ascoltare la propria musica Donatella Milani, cantante e compositrice che nel corso della sua carriera ha raggiunto la vetta della hit parade con “Volevo dirti”, oltre ad aver scritto brani cult come “Su di noi” per Pupo e “Ma non ho più la mia città” per Gerardina Trovato. A partire da venerdì 8 giugno, la ritroveremo tra i protagonisti di “Ora o mai più“, il nuovo spettacolo musicale di Rai Uno condotto da Amadeus.
Ciao Donatella, partiamo da “Ora o mai più”, quali sono le tue sensazioni alla vigilia?
L’impressione è che non sarà così facile come immaginavo, credevo fosse un pochino più leggero, invece i coach sono belli agguerriti (ride, ndr), ma in fondo è giusto così, ci vuole quel pizzico di pepe per far sì che la gente si avvicini a questo tipo di format. La voglia di riprovarci è tanta, senza aspettarmi chissà che cosa, ti dico la verità, sentivo il bisogno di rimettermi in gioco per dimostrare chi sono a me stessa e al pubblico. Nell’apice della mia carriera ho avuto una serie di problemi alle corde vocali, sono dovuta star ferma tre anni, ho sofferto di depressione, ma non ho mai smesso di amare la musica e di trasmettere la stessa passione ai ragazzi a cui insegno canto.
Cosa pensi dei tuoi compagni di avventura?
Sembra di non essersi mai lasciati, hai presente quando ti ritrovi a cena con i compagni di classe dopo tanti anni? Con molti di loro ci conosciamo da tempo, con altri abbiamo instaurato una sintonia all’istante. Ci alziamo la mattina, facciamo colazione, dopo le prove la sera andiamo a cena, non ci stanchiamo di stare insieme e di vivere in gruppo questa esperienza che, per ognuno di noi, ha un impatto emotivo importante.
Tra i maestri, invece, con quale artista ti stuzzicherebbe collaborare?
Guarda, da sempre amo Loredana Bertè, nelle mie serate coverizzo spesso i suoi successi, cantare con lei “Il mare d’inverno” sarebbe per me un’emozione pazzesca. Ad istinto ti dico lei, poi, chiunque capiti sono convinta che sarò comunque in una botte di ferro, perché sono tutti grandi professionisti che sanno il fatto loro.
Ogni artista ha il proprio cavallo di battaglia, il tuo è senza ombra di dubbio “Volevo dirti”, cosa ha colpito così tanto il pubblico al punto da trasformarlo in un evergreen?
Sai, lì c’è una componente pazzesca di una serie di fattori, il primo che mi viene in mente, ad esempio, è il look. Ti spiego meglio, molti magari oggi non si ricordano il mio nome o le canzoni che cantavo, ma nella loro memoria è rimasta impressa l’immagine della “ragazza con le tutine colorate”. Chiaramente, parliamo di un brano funzionale, che ti rimane in testa con facilità, mettici pure il modo spontaneo con cui lo cantavo, il fatto che l’avessi scritto insieme a Zucchero, insomma, una serie di fortuite coincidenze.
C’è una canzone meno nota del tuo repertorio che reputi altrettanto importante ma che non ha avuto la stessa visibilità?
Sfortunatamente ne ho di diverse (ride, ndr), perché purtroppo non sono stati ascoltati i “famosi lati b”. Io non ho mai fatto LP, solo 45 giri contenenti due brani. I pezzi che amo di più sono quello più intimi, che corrispondono nella stragrande maggioranza dei casi nei retro, quelli che non sono diventati singoli. Nell’84 ho fatto un altro Sanremo con “Libera”, una canzone che reputo innovatrice e che ho registrato a Londra addirittura con Simon Boswell, produttore dei Duran Duran. Non è stata molto capita, forse perché rappresentava una svolta troppo repentina, a pochi mesi dal successo di “Volevo dirti”, la gente magari si aspettava un’altra canzoncina, mentre io volevo dimostrare che sapevo fare anche altro, di essere una compositrice oltre che una cantante.
Al di là del contratto discografico in palio, cosa rappresenterebbe per te la vittoria più grande una volta spente le luci dello show?
Guarda, sto vivendo una situazione veramente pazzesca, mia mamma da tempo ha un tumore non operabile, in questo ultimo periodo gliene hanno diagnosticato un altro e si sta lentamente consumando. Prova ad immaginare con quale contrasto posso affrontare questa grande occasione, quale immenso dolore posso portarmi nel cuore. La mia vittoria è farla sentire ancora una volta orgogliosa di me, ringraziarla per tutto quello che ha fatto, per aver creduto nelle mie potenzialità ed essermi sempre restata accanto. Il resto, conta poco o niente.