Intervista a Fabio Ricci e Alessandra Drusian alla vigilia del loro ritorno televisivo nel nuovo show del venerdì sera targato Rai Uno
Sempre più affiatati Alessandra Drusian e Fabio Ricci, coppia sia sul palco che nella vita, meglio conosciuti come i Jalisse, saliti alla ribalta grazie ad una sorprendente vittoria in quel di Sanremo ’97. Una gavetta che non finisce mai, sia prima che dopo il Festival, tanta voglia di mettersi in gioco e lo spirito dei veri artisti. Questo e molto altro ancora, porteranno come loro personale contributo nel nuovo spettacolo musicale di Rai Uno condotto da Amadeus, in onda in prima serata a partire da venerdì 8 giugno.
Ciao Alessandra e Fabio, partiamo da “Ora o mai più”, quali sono le vostre sensazioni alla vigilia?
Sensazioni belle dai, nell’ultima settimana siamo stati a contatto con gli altri ragazzi o “allievi”, come ci piace definirci in questo contesto. Si è creata una bella sintonia e ci auguriamo che questa nostra unione traspaia attraverso lo schermo della televisione, perché rappresenta davvero un bel messaggio.
Cosa pensate dei vostri compagni di avventura?
In questi giorni di prove, abbiamo avuto l’opportunità di stare insieme, chiacchierare e scambiarci impressioni a caldo. Sono persone belle dentro e fuori, con carisma, carattere e grandi storie alle spalle, che hanno continuato a vivere la musica come valvola di sfogo per tirar fuori la propria arte.
Tra i maestri, invece, con quale artista vi stuzzicherebbe collaborare?
Guarda, dove caschi caschi bene, sono tutte quante delle icone della nostra musica leggera. Per la nostra identità, ci sentiamo molto vicini a cantautori come Red Canzian, Marco Masini, Michele Zarrillo, ma se pensiamo al fattore-duetti ci starebbe bene un Fausto Leali, anche se le quattro donne ci intrigano allo stesso modo. Sai, bisognerebbe entrare nella testa degli autori per scoprire con quale criterio penseranno agli abbinamenti, attendiamo il responso.
Ogni artista ha il proprio cavallo di battaglia, il vostro è senza ombra di dubbio “Fiumi di parole”, cosa ha colpito così tanto il pubblico al punto da trasformarlo in un evergreen?
Per quanto riguarda il testo, lo consideriamo un po’ uno slogan di un continuo parlare che, in qualche modo, ha anticipato questa epoca di comunicazione frenetica che stiamo vivendo e sottolinea come, a volte, il silenzio piò essere più importante, in più possiede una forza melodica che rimane impressa, tutt’ora è un brano che continua a girare il mondo. Sicuramente, ci ha anche aiutato la splendida orchestra di Sanremo diretta da Lucio Fabbri, che ha creato un fortissimo impatto sonoro. Insomma, è stata una sequela non indifferente di fortuite coincidenze.
C’è una canzone meno nota del vostro repertorio che reputate altrettanto importante ma che non ha avuto la stessa visibilità?
Ci viene subito in mente “Vivo”, brano che avevamo proposto alle selezioni delle Nuove Proposte nel ’95 e che fa parte del nostro primo album. Hai presente quando una canzone ti colpisce subito al primo ascolto? E’ un pezzo equilibrato, sia a livello vocale che strutturale, poi il testo di Carmen Di Domenico ha impreziosito ancora di più il tutto. Di sicuro ne abbiamo fatti tanti di brani che hanno avuto meno visibilità di “Fiumi di parole”, che rimane orgogliosamente il nostro biglietto da visita, ma i Jalisse sono anche altro e speriamo di dimostrarlo nuovamente in questo contesto.
Al di là del contratto discografico in palio, cosa rappresenterebbe per voi la vittoria più grande una volta spente le luci dello show?
Alla luce della nostra esperienza sanremese, la vera vittoria per noi potrebbe essere non vincere (ridono, ndr). Sinceramente, non abbiamo aspettative, siamo abituati a salire sul palco e a mettercela sempre tutta, a prescindere dal contesto e dall’esposizione mediatica. Il nostro più grande obiettivo è far arrivare alla gente chi siamo veramente, perché noi abbiamo continuato a realizzare progetti e fare instancabilmente musica. Al di là della classifica finale, tutti avremo l’opportunità di arrivare a cantare il nostro brano inedito. Piuttosto che “Ora o mai più”, questa avventura la viviamo e la consideriamo per noi un… “Ora e sempre”!