Paola Angeli: “La vera me” l’ultimo album, racconta la bellezza interiore, la diversità, l’anticonformismo; la versatilità nello stile e nei contenuti

Paola Angeli presenta “La vera me”, il suo progetto discografico in studio, prodotto e arrangiato da Giancarlo Di Maria (etichetta Parametri Musicali). L’ultimo album della cantautrice bolognese, 12 brani di cui 11 inediti e una cover di Dylan, mostra la sua versatilità nello stile e nei contenuti, spaziando da brani di stampo classicheggiante all’elettro-pop, raccontando la bellezza interiore, la diversità, l’anticonformismo, con la sua voce calda e presente.
Il primo brano del tuo disco si intitola “Il cervello”: perché hai scelto proprio questo pezzo per aprire l’album?
Woody Allen risponderebbe: “perché il cervello è un oggetto pratico e vintage e io adoro avere addosso qualcosa di pratico e vintage”. Scherzi a parte, ho scelto questo brano perché pur essendo surreale, (immagino di aprire gli occhi e trovarmi a disposizione 365 cervelli, uno per ogni giorno dell’anno), credo sia assolutamente un tutt’uno con la realtà e con il desiderio di evolvere, di cambiare opinioni, pensieri, idee. Molti anni fa mi colpì molto una frase di Enrico Ruggeri: “cambiare idea non è sinonimo di superficialità o di qualunquismo, ma fa parte della naturale e necessaria evoluzione dell’essere umano”. “Osate cambiare, percorrere nuove strade” diceva il Prof Keating nel film “L’attimo fuggente”. Perciò sperimento tanti cervelli.
Qual è il cuore di questo disco?
Senza dubbio il brano che dà il titolo all’album “La vera me”, perché è un pezzo in cui mi metto davanti a me stessa e mi libero di tutte le maschere e le sovrastrutture che inesorabilmente indosso ogni giorno. Quando mai siamo autentici? Ma l’altra domanda più impegnativa è: “siamo sempre sinceri con noi stessi?” Quante volte per paura di cambiare accettiamo situazioni che non ci appartengono, che non sono adatte al nostro universo interiore? Quante volte ci snaturiamo? In questo pezzo cerco di raccontare come vivere la vera me, la mia natura più intima e sincera, senza condizionamenti, evitando di essere incorniciata nel conformismo, nel “si fa così perché tutti lo fanno e quindi è giusto”. Mi sono sempre ribellata a questa logica.
Quanto della tua vita c’è in questo disco in termini di tempo e quanto c’è di te?
C’è metà della mia vita, perché questo disco raccoglie più di vent’anni di scrittura di canzoni. Onestamente voglio dire che oltre alla mia vita c’è anche quella di Giancarlo Di Maria, che ha arrangiato e prodotto questo disco e che mi segue da sempre. Ci sono ore di lavoro, di fatica, di confronto e c’è la fiducia, la stima, il rispetto e la libertà di costruire, brano dopo brano, la vera me, la vera Paola, quella che va controcorrente, che non teme di mostrarsi per quella che è, per ciò che sente, che pensa, che vive. Quindi io sono le mie canzoni e viceversa, in questo disco c’è tutto di me, c’è Paola e il suo sguardo, spero mai banale, su vari temi come la diversità, l’amore, la bellezza interiore, la coscienza, Dio.
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L’’ultimo brano è una cover di Bob Dylan: “License to kill”. Perché hai scelto Bob Dylan e in particolare questa canzone?
Bob Dylan è un cantautore che stimo e che è molto lontano dal mio stile di scrittura e dal mio mondo vocale: per questo ho scelto di re-interpretare un suo brano, sperimentando qualcosa di assolutamente opposto a quella che sono.
Se avessi scelto un altro artista vicino a me sarebbe stato scontato e non avrei avuto la possibilità di misurarmi con una canzone così diversa da quelle che scrivo io e con uno stile interpretativo agli antipodi. “License to kill” è una ballata rock, che Dylan canta con voce di sabbia, io l’ho rallentata e l’ho addolcita rendendola essenziale e così è stato per l’arrangiamento di soli piano e archi.
Mi piace il testo, mi piace il modo in cui Dylan descrive la coscienza umana, il suo è uno sguardo originale, quasi un monito che ricorda all’uomo che non può agire come vuole, non tenendo conto di come questo agire possa poi riflettersi sugli altri, quali conseguenze può provocare.
È evidente che per te le parole sono importanti quanto la melodia: per chi fosse curioso di leggere i tuoi testi dove può trovare il tuo disco?
Le parole sono uno strumento potentissimo perché hanno il potere di dare conforto o di distruggere. Parto quasi sempre dalle parole per scrivere una canzone, la musica è già dentro le parole. Mi piace farle sentire quando canto, cercando di essere molto chiara. Il disco esiste in versione cd e chi volesse acquistarlo può scrivere a shop@paolaangeli.it.
Articolo a cura di Gaetano Reggente