Puscibaua, “Diversivi”: un momento di passaggio tra passato e futuro dell’artista

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Artista praticamente da sempre, Puscibaua, nome d’arte di Nicola Papapietro 32enne cantautore umbro di origini italo-francesi, ha iniziato a suonare a 4 anni sempre ispirato da nomi altissimi della musica. Una grande passione artistica e un forte impegno sociale, come dimostra lo spettacolo teatrale “Fortuna” sostenuto da “Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie” al quale ha partecipato nel recente passato. Il suo ultimo EP, del quale ci ha parlato in questa intervista, si chiama Diversivi.

Ciao, innanzitutto ti chiedo di parlare un po’ di te agli amici di Musica361…
Un saluto a tutti i lettori di Musica361! La mia avventura con la musica è iniziata praticamente da subito, spinto soprattutto da mio padre, regista teatrale francese con una grande passione per la musica e per l’arte in generale. Tra i 4 e i 5 anni ho preso le prime lezioni di organetto (una sorta di fisarmonica in miniatura) per poi passare allo studio del pianoforte. Parallelamente ho iniziato a dedicarmi alla scrittura di poesie e piccoli racconti, ma per diversi anni è stata impensabile per me l’idea di comporre delle canzoni.
Le prime canzoni sono arrivate intorno al 2010, quando ho iniziato a suonare la chitarra da autodidatta sotto gli effetti di una colossale “cotta” per la poetica di Bob Dylan, di Georges Brassens e di alcuni cantautori italiani come Paolo Conte, Francesco de Gregori, Lucio Dalla e Franco Battiato.
Da lì in poi è successo tutto abbastanza rapidamente: grazie all’interessamento di alcuni amici musicisti, nel 2011 sono arrivati i primi concertini ed ha avuto inizio la più classica delle gavette, sui palchi più o meno improvvisati dei locali, dei festival e dei bar della mia regione. Nel 2017 ho pubblicato il mio primo EP autoprodotto (“La bestemmia”, registrato e prodotto da Marco Sensi) e negli anni seguenti ho inciso i singoli “Afrosirene”, “Foligno Nord”, “La terra si muove” e “Lega!”. Nel 2018 ho partecipato al festival Arezzo Wave e, vincendo la finale umbra, ho avuto la possibilità di esibirmi alla finale nazionale.
Nel 2021 ha avuto inizio con il singolo “Un’idea” la collaborazione tutt’ora in atto con il musicista e produttore tosco-napoletano Luca Cappuccio, con il quale ho arrangiato e registrato diversi singoli fino ad arrivare alla pubblicazione, a novembre 2024, dell’EP Diversivi.
La mia avventura musicale si è spesso intrecciata anche con il teatro, un’altra forma d’arte che ho sempre apprezzato moltissimo, sicuramente anche a causa delle mie influenze paterne. Così, dal 2016 al 2019 ho accompagnato Alessandro Sesti nello spettacolo “Fortuna” in una lunga tournée in giro per l’Italia. E nel 2023 ho scritto, insieme a Silvio Impegnoso, lo spettacolo-concerto “Nuove abitudini per la notte”, che ha visto anche la partecipazione del musicista Filippo Ciccioli.

Hai scelto un nome d’arte molto particolare, che significato ha?
“Puscibaua” è un soprannome che mi è stato dato, prima ancora che iniziassi a scrivere canzoni, dai miei compagni di classe delle superiori e la sua origine si perde ormai tra i vecchi ricordi degli scherzi liceali. Al mio primo concerto mi sono presentato come “Puscibaua” semplicemente perché ormai tutti mi conoscevano così, anziché come Nicola. In quel periodo non pensavo al fatto che sarebbe diventato effettivamente il mio nome d’arte, né che quasi 15 anni dopo avrei ancora continuato a scrivere e a pubblicare canzoni.

Sei italo-francese, quale delle due culture ti ha influenzato di più? Sì, sono italo-francese ma essendo nato e cresciuto in Italia la cultura che mi ha influenzato e che mi influenza di più è senza dubbio quella italiana. Tuttavia alcuni artisti francesi mi hanno ispirato profondamente. Penso ad esempio a Brassens per il suo umorismo e la sua visione del mondo teneramente cinica, a Godard per il nonsense e per l’anarchica poesia dei suoi film, agli Air e a La Femme per il loro approccio alla musica elettronica che in qualche modo sta influenzando, insieme ad altre “muse”, i miei ultimi lavori.

Dal 2016 al 2019 sei stato in tour con lo spettacolo teatrale “Fortuna” di e con Alessandro Sesti, sostenuto da “Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie”, dimostrando di essere un artista sinceramente impegnato: quanto ti ha coinvolto un impegno simile e secondo te a che punto siamo con la lotta alle mafie?
Confesso che portare un certo impegno politico e sociale in quello che faccio è uno degli aspetti che mi entusiasma di più. Per me ne sono un esempio le canzoni “Guarda quante cose ti ho lasciato” e “Afrosirene” (dedicate al fenomeno delle migrazioni e del razzismo) e “Lega!” (un goliardico pezzo rock in cui parlo dell’omonimo partito politico e del suo principale esponente).
Perciò sono sempre stato infinitamente grato ad Alessandro per avermi coinvolto in questa esperienza che ci ha permesso di raccontare la terribile storia di Fortuna Loffredo in tantissime repliche dal nord al sud Italia. Le date più emozionanti sono state probabilmente i matinée per le scuole, durante i quali ci siamo commossi insieme a innumerevoli ragazze e ragazzi che si sono mostrati estremamente coinvolti nelle problematiche legate alla mafia, all’omertà, al bullismo e alla violenza in generale. Non voglio né posso esprimermi circa lo stato attuale della lotta alla mafia perché è un argomento estremamente complesso e io non sono la persona più indicata per fornire un’analisi sullo stato delle cose. Quello di cui sono convinto però è che si tratta di un fenomeno così articolato che non credo possa essere risolto unicamente con l’intervento dello Stato. Credo che la partecipazione (emotiva e concreta) della collettività sia indispensabile per tentare di sconfiggerlo o di
renderlo quantomeno più marginale. E in generale credo nell’importanza di dedicare anche solo un po’ di tempo ogni tanto a quei temi che ci stanno davvero a cuore. Penso che se ci impegnassimo tutti un pochino di più il cambiamento risulterebbe molto più a portata di mano di quello che siamo portati a credere.

Il tuo ultimo EP si chiama Diversivi, vuoi parlarcene?
Diversivi” è il mio nuovo EP, uscito a novembre del 2024. Registrato da e con Luca Cappuccio, contiene tre canzoni inedite e la versione rimasterizzata di “Un’idea”, il brano che 4 anni fa diede il via al nostro sodalizio artistico. “Diversivi” per me rappresenta soprattutto un momento di passaggio tra i miei precedenti lavori e quelli futuri già pronti nel cassetto, un passaggio che potrei riassumere in una transizione pacifica tra il mio vecchio mondo folk e le attuali sperimentazioni con un cantautorato che si avvicina a sonorità elettroniche senza essere necessariamente pop.

Quali sono i tuoi cantanti o gruppi di riferimento e come definiresti il tuo genere?
In realtà fin dai miei esordi ho sempre cercato di non accomodarmi in un determinato genere musicale, mi sono sempre concesso la libertà di seguire il mio istinto artistico senza preoccuparmi troppo di restare all’interno di specifici confini. Questo anche perché i miei ascolti musicali sono estremamente variegati e vanno letteralmente da Bach alla trap (quando scovo qualcosa di interessante).
Sicuramente ci sono stati alcuni pilastri fondamentali, ma gli artisti e le opere che mi hanno influenzato sono innumerevoli.
Ad ogni modo tra i pilastri metterei (in ordine più o meno cronologico di scoperta) Mozart per il Requiem e il Flauto Magico, Brassens, gli 883, gli Articolo 31, i Beatles, De Gregori, Vinicio Capossela, i Nirvana, Bob Dylan, i Sangue Misto, i Metronomy, La Femme… È un elenco prettamente simbolico perché sento di aver preso qualcosa da ogni artista a cui mi sono appassionato. Detto ciò, tornando al “mio genere”, se proprio dovessi definirmi in qualche modo direi semplicemente che sono un cantautore, in quanto la mia passione principale è sempre stata la scrittura dei testi.

A proposito di generi musicali, oggi quello che va per la maggiore è la trap che però ha attirato anche tante critiche, cosa ne pensi?
Io non credo che si possa esaltare o condannare un genere musicale nella sua interezza. Mi capita spesso di ascoltare cose meravigliose nate all’interno di generi che di solito non frequento. Senza dubbio in questo periodo la trap ha monopolizzato gran parte dell’attenzione, ma dal mio punto di vista fa parte anche delle regole del gioco, in modi diversi è sempre stato così. Prendo ad esempio mio nonno che impediva a mia madre di ascoltare i Beatles perché all’epoca venivano considerati troppo eccentrici e sovversivi. Piuttosto se devo essere polemico preferisco esserlo nei confronti dei tanti che criticano la trap, ma poi non sostengono in alcun modo quei generi che secondo loro sarebbero più degni di esistere. Così accade che, al di là delle polemiche infinite, ai concerti degli emergenti ci va sempre meno gente e i locali tendono quindi a modificare la loro programmazione in base a ciò che spinge il pubblico ad uscire di casa.
Quindi la differenza sostanziale è questa: che la trap è “potente” perché è seguita da un pubblico estremamente coinvolto, mentre il “nostro” pubblico sta diventando sempre più pigro e sterilmente brontolone.
Insomma, chi vuole sostenere realmente i bellissimi progetti che nascono attualmente all’ombra della trap può farlo dandosi un po’ da fare, partecipando alle iniziative che vengono ancora faticosamente organizzate, aguzzando la curiosità e abbandonando i paragoni tra il passato e il presente.

Il Festival di Sanremo si avvicina, lo seguirai? C’è un artista per cui farai il tifo (tra l’altro parteciperà anche Lucio Corsi, i cui concerti hai aperto…)?
Sì, ogni anno seguo con interesse Sanremo, mentre accarezzo il sogno proibito di finirci anch’io magari fra qualche tempo. Il Festival mi affascina per il suo instabile equilibrio tra i (pochi) momenti alti e gli innumerevoli scivoloni, gaffe e problemi di qualsiasi tipo che lo affliggono da sempre, come una divertente maledizione.
E sì, quest’anno farò decisamente il tifo per Lucio Corsi. È sempre stato il mio cantautore preferito tra le nuove leve e sono ancora incredulo per il fatto che lo vedremo a Sanremo. Anzi, colgo l’occasione per consigliare a tutti di ascoltare i suoi dischi per arrivare preparati all’appuntamento.

Oggi imperversano i Talent, ti andrebbe di partecipare?
Ogni tanto mi capita di vedere qualche puntata di X Factor, ma secondo me questi programmi vanno visti per quello che sono: semplice intrattenimento, in cui la musica in realtà è solo un pretesto o poco più. Ho conosciuto diversi artisti che ne sono usciti con le ossa rotte e personalmente non solo non intendo partecipare, ma mi sento anche di sconsigliare questo percorso a chi davvero ha a cuore la musica.
Soprattutto perché trovo sempre poco sano accostare il concetto di musica con quello di competizione, di gara. Si finisce per dare ad una classifica le redini della propria autostima ed è pericolosissimo. Sanremo lo salvo in parte proprio perché il format su cui si basa fa sì che la classifica non sia dopotutto così rilevante: sono ben noti molti esempi di artisti divenuti delle icone pur piazzandosi all’ultimo posto.

Prima di lasciarci vuoi rivelarci i progetti futuri, sappiamo che c’è qualcosa che bolle in pentola per questo 2025…
Effettivamente credo e spero che il 2025 si rivelerà piuttosto cruciale. In primavera pubblicherò un nuovo EP di cui sono molto orgoglioso e di cui spero di poter parlare di nuovo ai lettori di Musica361. Ci saranno anche delle altre novità, ma per ora vi invito a seguirmi cercandomi come “Puscibaua” sui miei canali social e sulle varie piattaforme musicali (Spotify, YouTube, Apple Music, ecc…) per rimanere aggiornati sulle prossime pubblicazioni.

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Ruggero Biamonti
Ruggero Biamonti
Autore con esperienza decennale presso importanti realtà editoriali quali Rumors.it (partner di MSN), Vivere Milano, Fondazione Eni e Sole 24 Ore Cultura, si occupa di temi che spaziano dall'intrattenimento al lifestyle.
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