Lene, all’anagrafe Elena Ruscitto, è una cantautrice milanese, polistrumentista. Splendida voce e tanta energia.
Si è cimentata nello studio del Jazz; ha suonato e cantato per anni come leader della Lene Soul Band e insegna pianoforte. È uscito finalmente il suo primo disco d’inediti tutto italiano dal titolo Ring, disponibile in formato fisico e in tutte le piattaforme digitali.
Ring appartiene al genere Pop, ma è contaminato da sonorità molto diverse dal classico pop italiano a cui siamo abituati: contemporary/adult pop.
Musica 361 ha avuto il piacere di incontrare Lene che ha raccontato per tutti i nostri lettori il suo progetto musicale.
Lene, ho letto che per te Ring ha diversi significati. Mi racconti come nasce questo progetto?
Questo progetto nasce dall’unione tra il mio bagaglio di canzoni e l’incontro con altri due autori: Theo Querel e Raffaella Riva con cui è nata una forte sintonia a livello compositivo. L’album quindi contiene sia i miei brani storici, sia quelli più “maturi” scritti insieme a loro. Poi con Theo Querel, che è anche arrangiatore, abbiamo deciso di dare un certo tipo di sound al disco, più simile a quello del pop internazionale.
Ring ha diversi significati, sì. Proprio perché comprende tutti questi brani, scritti anche in età diverse e nel corso degli anni. Prima di tutto il “ring” è un luogo in cui si lotta. So che è banale, ma ho lottato davvero tanto ed ho fatto fatica per arrivare a realizzare questo che è il mio primo disco. Ma “ring” significa anche “anello”, è qualcosa di circolare, che non finisce mai ma che allo stesso tempo è sempre in divenire, come mi sento io oggi. Significa anche “trillo”, “suono”. Insomma mi è sembrata la parola adatta a contenere questo lavoro che in fin dei conti racconta un percorso.
Nei tuoi testi parli e racconti di temi profondi, legati all’interiorità e al confronto con le proprie passioni facendo ricorso a una simbologia molto personale. Mi racconti di più del perché di questa scelta?
Non è propriamente una scelta razionale. Diciamo che questo è il mio modo di esprimermi. Mi sono sempre espressa cosi, raccontando quello che sentivo e che andava al di là di ciò che si vede con gli occhi. Ho una tendenza all’introspezione. Poi, chiaramente, nel disco ci sono diversi temi, dalla descrizione di luoghi (come tutti a Milano e Q.S.C.) al richiamo a situazioni di vita notturna (Club). Tutto questo raccontato certamente attraverso emozioni interiori e profonde e, mi permetto di dire anche, estremamente femminili.
Ti lusinga l’accostamento con il pop di Lana Del Rey o l’elettropompa di Greg Kurstin e Sia? Sono artisti che senti vicino musicalmente parlando?
Si, molto. Soprattutto Lana Del Rey. Quando ho sentito Born To Die (il suo album di debutto), la prima volta sono rimasta talmente affascinata che ho tenuto il disco in macchina per un anno intero! Mi piacevano soprattutto le atmosfere e il perfetto lavoro di produzione che era stato fatto. Lo trovavo assolutamente moderno e in linea con quello che il mondo stava vivendo in quel momento.Anche Sia mi piace molto, soprattutto per la sua storia. Perché anche lei è una che ha lottato tanto. Diciamo che queste sono le due artiste di riferimento per Ring, ma il mio sentire si allarga sempre, e sono sempre in cerca di nuove sonorità, quindi non escludo che il mio prossimo album possa essere diverso!
Quanto è importante per te nella musica di ora e che verrà cercare sempre delle “contaminazioni” ed esplorare nuovi stili?
Sono sempre in divenire, soprattutto per quanto riguarda gli ascolti. Diciamo che il mio obiettivo è cercare sempre di fare qualcosa di moderno. Amo il passato, ho cantato jazz e soul per una vita, ma nel momento in cui mi metto a scrivere e creare qualcosa di nuovo cerco sempre di fare in modo che il passato sia solo un’ispirazione e non mi svii dal presente e da quello che il mondo e l’ambiente mi raccontano in questo preciso istante.
Ci sono artisti a cui ti ispiri e che guardi per delle eventuali collaborazioni future?
Mi piacerebbe collaborare con Battiato nella scena italiana. Gli Alt-J per quella internazionale.E anche Woodkid.
Come nasce la collaborazione con la tua band?
Per quanto riguarda il live, ho messo insieme la band che più mi sembrava idonea a questo tipo di progetto. Sono tutti amici e in questo periodo di prove siamo diventati ancora più amici, tanto da trovarci un nome, “Lene and the Porners”. Paco Martucci alla chitarra, Jacopo Mazza alle tastiere e cori, Dario Jacuzzi al basso e Riccardo Preda alla batteria. Ho scelto di non avere turnisti che cambiano ma sempre gli stessi musicisti. E infatti i Porners potranno essere soltanto loro!
Quali sono i progetti per questa estate e per il futuro?
Migliorare la nostra performance live e continuare a scrivere, come abbiamo già iniziato, i pezzi per il prossimo album. Abbiamo intenzione di fare a breve una vacanza/sessione creativa in un posto dalla natura splendida, siamo convinti che darà ottimi frutti. Stiamo inoltre producendo una serie di videoclip dei brani tratti dall’album: ci piacerebbe idealmente fare un video per ogni brano. Speriamo di riuscirci!
Good Luck Lene!
Label Copy:
- Amabile
- Chilometri
- Q.S.C.
- Club
- (La Ville) Lumière
- Come tutti a Milano
- In fondo al film
- I sogni non crollano
- Sotterranea
- Circa d’Aprile
- Tropico del ghiaccio.