I Decibel di Enrico Ruggeri tornano al Festival di Sanremo con una “Lettera dal Duca”, inteso come David Bowie. Il nuovo disco è “L’Anticristo”.
È un grande piacere rivedere un gruppo come i Decibel al Festival di Sanremo. Tornano dopo la reunion del dicembre 2016, con cui Enrico Ruggeri, Silvio Capeccia (imprenditore) e Fulvio Muzio (medico) hanno rimesso in moto la band; la voglia di fare musica tutti e tre l’hanno sempre avuta, tanto che a marzo dello scorso anno era già pronto l’album del ritorno, “Noblesse oblige”.
Oggi il nuovo capitolo che vede protagonisti i Decibel parla di “L’Anticristo”, nuovo disco che sarà pubblicato il 16 febbraio.
Sul palco dell’Artiston i Decibel cantaranno “Lettera dal Duca”, “Un brano nato di getto, per lo meno per quanto riguarda la musica”. Il testo porta la firma di Enrico Ruggeri: “Un giorno si è parlato molto di uno dei nostri maestri, David Bowie. Non è che la notte mi è venuto in sogno, è che avendoci pensato tutta la giornata mi sono svegliato e ho scritto il testo”.
Sanremo 2018 visto dai Decibel
Perché un gruppo come i Decibel, con la vostra storia e il vostro ritrovarvi, ha scelto di partecipare al Festival di Sanremo?
Enrico Ruggeri: A Sanremo si va per snellire i tempi. Abbia fatto un disco che deve essere promosso, dopo di che abbiamo voglia di andare in tour. In 10 giorni di Festival realizzi quello che normalmente faresti in tre mesi. Siamo davvero impazienti di partire con i concerti, e poi abbiamo voluto fare un gesto carino nei confronti di Fulvio che fa ancora il primario e gli abbiamo lasciato più spazio possibile per migliorare qualche vita.
Quanto incide al Festival il contesto mediatico e televisivo sulla canzone?
ER: A volte il meccanismo televisivo disperde l’attenzione.
Cosa terreste di questa manifestazione e cosa invece cambiereste? O cosa vi aspettate che cambi con la direzione artistica di Claudio Baglioni?
ER: Negli ultimi Festival a cui ho partecipato ho cantato sempre dopo le 11 di sera; i miei figli non mi hanno mai visto a Sanremo perché sono piccoli e sono sempre andati a dormire prima delle mie esibizioni. La centralità della musica è importante, significa far sentire più canzoni possibili prima di Uno Mattina. Credo anche che l’assenza delle eliminazioni abbia incentivato le partecipazioni.
Sanremo tende ancora a fare rima con cuore-amore, cioè è legato come da tradizione ai sentimenti, oppure c’è sempre più aria nuova all’Ariston?
Fulvio Muzio: Noi abbiamo con Sanremo un approccio particolare. Al primo a cui abbiamo partecipato, nel 1980, ci presentammo con una voglia di stupire che era dirompente rispetto a quello a cui si era abituati. Quest’anno abbiamo la stessa intenzione di fondo, sperando di godere della diversità con cui ci presentiamo.
ER: “Buonanotte” è un brano molto orecchiabile che abbiamo inserito in “L’Anticristo”. Di questa canzone si poteva evidenziare la parte melodica e romantica e renderla molto sanremese, ma avrebbe tolto nobiltà al brano. Per questo ce ne siamo ben guardati dal farlo sentire alla Sony (scherza, nda). “Lettera dal Duca” è un pezzo diverso, con piccoli particolari che lo rendono differente dalla “canzone da Sanremo”. Questa è l’unico pezzo a cui abbiamo pensato per il Festival.
FM: Sì, di un certo di numero di brani si dice “questo suona da Sanremo”. È chiaro che ognuno pensi di non portare una canzone sanremese al Festival e di sostenere questa posizione, ma capita che i risultati siano diversi.
Silvio Capeccia: In ogni caso, noi suoniamo così e suoneremo sempre così.