Diodato e Roy Paci si presentano insieme al Festival di Sanremo proponendo in gara il brano “Adesso”. Sembra una coppia artistica inaspettata, ma non è così.
Diodato e Roy Paci, la strana coppia in gara al Festival di Sanremo. Strana sulla carta, in realtà li lega un’amicizia, prima umana e poi dai tempi di “Babilonia” (con cui Diodato ha partecipato qualche anno fa a Sanremo) anche artistica.
Antonio Diodato è l’autore del brano in gara. «“Adesso” l’ho scritto io, in un momento in cui mi stavo facendo tante domande, che passavano attraverso mie insicurezze e paure. Il timore del tempo che passa, la sensazione che la vita sfugga tra le mani, sono sensazioni comuni a molti. Una sera tornando a casa mi sono accorto di essere arrivato al portone camminando senza alzare mai la testa dal cellulare. E ho provato un senso di stanchezza. Guardando la luna gigante dopo aver alzato lo sguardo mi è venuta la prima frase del brano. Mi sono messo sul divano con la chitarra e ho scritto la canzone. Che non è contro la tecnologia e i social. Semplicemente nel brano analizzo i miei timori, e trovo la soluzione in una considerazione: i momenti più belli sono quelli che viviamo a pieno».
Diodato e Roy Paci ci raccontano il loro Sanremo
Il Festival di Sanremo è sia un punto di partenza sia di arrivo. Per voi un questo momento è più l’uno o più l’altro?
Diodato: Racconto un aneddoto. Dopo la mia prima partecipazione al Festival, dopo qualche giorno mia mamma mi ha detto: «Adesso ti sei sistemato, fai il cantante». Voglio dire, la percezione che hanno le persone del Festival è incredibile. Io suonavo già da molto tempo, e mia madre mi conosceva bene, eppure ha detto questa frase (in realtà, tantissimi cantanti raccontano di aver vissuto la stessa situazione, nda).
Roy Paci: Finalmente torno in tv per mia madre. Visto che sono sempre in giro lei non mi vede mai, a meno che appaia in televisione (ride, nda).
Quanto incide al Festival il contesto mediatico e televisivo sulla canzone?
D: È difficile cogliere con un solo ascolto quanto lavoro c’è nella presenza di Roy, per questo sono felice che quest’anno ci siano quattro opportunità di cantare “Adesso” davanti alla grande platea televisiva. Grazie ai social riscontro che più ascolti servono: il pubblico mi scrive che ogni volta che ascolta di nuovo una canzone scopre cose nuove.
RP: L’esperienza che ho fatto a Zelig (in cui curava la parte musicale, nda) mi ha insegnato molto, e prima ancora quella a Markette. Il mio approccio personale è: che ci sia o non ci sia la tv, per me non cambia niente.
Cosa terresti di questa manifestazione e cosa invece cambieresti?
RP: Bisogna accontentare tutti, è televisione questa. Carlo Conti ha portato il Festival a un livello alto, però con Claudio Baglioni parliamo più di musica. Credo ci divertiremo un po’ di più proprio in quanto musicisti. Ad esempio, quanta ricchezza che ci danno gli orchestrali? Per noi da musicisti è un privilegio suonare con loro. Non penso alla tv quando suono con l’orchestra, proprio no.
Sanremo tende ancora a fare rima con cuore-amore, cioè è legato come da tradizione ai sentimenti, oppure c’è sempre più aria nuova all’Ariston?
RP: Il Festival è un palcoscenico importantissimo, un grande carrozzone mediatico, ma noi non vogliamo perdere la nostra attitudine.
D: Attitudine che è riassunta nel nostro primo incontro, avvenuto in una masseria dove siamo stati coinvolti in una jam session. Ci lega un approccio emozionale alla musica, che ci porta alla libertà espressiva.