Sanremo, una settimana dopo. Cosa rimane del Festival più strano della storia?
E’ stato il Festival della sorpresa. Quello vinto dai Maneskin non è solo il primo vinto da ragazzi nati negli anni Duemila, ma è particolarmente significativo per il carattere innovativo della sua classifica finale. Una novità inaspettata per tanti motivi, a cominciare dal genere musicale: per la seconda volta a Sanremo si impone il rock (l’unico precedente nel 1993 con Enrico Ruggeri, Mistero) Vediamo insieme qualche numero facendo qualche confronto con il passato.
La vittoria dei Maneskin è la quarta di un gruppo in questo Millennio.
Non male considerando che i complessi vinsero in altrettante quattro occasioni nel Novecento, dove si contano ben 48 edizioni. Tutto questo escludendo ovviamente la formula del trio, anch’esso vincente in più di un’occasione a Sanremo.
Il trionfo dei Maneskin arriva dopo i successi dei Minstrels (1965), Homo Sapiens (1977), Pooh (1990), Avion Travel (2000), Matia Bazar (1978 e 2002 con formazione in gran parte modificata), Stadio (2016). Come quest’anno, curiosamente anche nel 2016 si classificò seconda Francesca Michielin. A questi si aggiungono le vittorie nelle Nuove Proposte con Future, Neri per Caso, Gazosa (ultimi a vincere nell’ormai lontano 2001).
La vittoria a Sanremo di un complesso ha talvolta significato un punto di rottura rispetto alla classica melodia.
Dal folk degli anni Sessanta fino all’orchestralità degli Avion Travel, passando per i gruppi dei cosiddetti ‘capelloni’ anni Settanta, la matrice è spesso stata l’innovazione. Quella che, nella maggior parte dei casi, ha sbattuto contro il muro delle giurie demoscopiche, tendenzialmente piuttosto restie a concedere i favori delle classifiche a certe proposte. Ne sanno qualcosa Decibel, Negramaro, Ladri di Biciclette, Subsonica, Quintorigo, Afterhours, Ribelli, Le Vibrazioni, Dear Jack, The Hollies: tutti trattati malissimo a Sanremo.
Andó meglio, sulla carta, a Elio e le Storie Tese (secondi nel 1996 e nel 2013) e ai Nomadi (sul secondo gradino del podio nel 2006). Già, sulla carta, perché in pratica entrambi si ritrovarono davvero a un passo dalla vittoria finale, salvo poi vedersi sfumare il successo lasciando anche qualche dubbio sulla correttezza delle classifiche. Sorte simile capitó ai ben più melodici Modà, in realtà bocciati anche loro nella sezione Giovani nel 2005, prima di arrivare sul podio nel 2011 e nel 2013.
Sul podio di Sanremo, a onor del vero, i gruppi ci arrivarono varie volte.
Anche se, negli anni della doppia esibizione, più per merito dei solisti, veri promotori dei brani: i complessi rappresentavano in qualche occasione la presenza di lusso di artisti internazionali. In ogni caso, il loro ruolo non andò quasi mai oltre quello di outsiders. Mai davvero considerati possibili vincitori insomma. Sui gradini più bassi del podio quindi ci furono anche Equipe ‘84, Giganti, Les Surfs, The Bachelors, Camaleonti, Albatros, Santo California, Collage, Lo Stato Sociale, Pinguini Tattici Nucleari.
Sferzate di novità che lasciarono sempre il segno, pur senza mai cambiare completamente l’identità del Festival. La melodia c’è sempre comunque stata insomma, anche dopo i successi dei gruppi. Ecco perché sentenziare ora che la musica sia completamente cambiata appare azzardato.
Di certo è stato un Festival di profondo rinnovamento: inserire tanti giovani meno conosciuti nella categoria Big è stato un rischio grandissimo che Amadeus con coraggio ha voluto perseguire. E ha fatto bene, perché solo in questa maniera abbiamo avuto la possibilità di conoscere veramente certi cantanti: anche all’epoca dei social, Sanremo rimane la migliore vetrina musicale. Non sono mancati tuttavia i grandi nomi: oltre a Orietta Berti, da più parti citata quale vincitrice morale, va detto che anche Ermal Meta, Max Gazzè, Noemi, Arisa, Annalisa non rappresentano più ormai la generazione delle assolute novità. Sono loro i grandi veterani, entrati ormai nella storia della nostra canzone.
Scommessa vinta su tutti i fronti dal direttore artistico, visti anche i risultati delle classifiche Fimi dopo una settimana dalla conclusione del Festival: tutti i primi dieci posti del’hit parade, infatti, sono occupati da brani provenienti da Sanremo.
Maneskin, campioni a Sanremo, e ora anche nelle classifiche.
1. Chiamami per nome, Fedez-Michielin
2. Zitti e buoni, Maneskin
3. Musica leggerissima, Colapesce-Di Martino
4. Voce, Madame
5. La genesi del tuo colore, Irama
6. Fiamme negli occhi, Coma_Cose
7. Dieci, Annalisa
8. Mai dire mai (la locura), Willie Peyote
9. Parlami, Fasma
10. Un milione di cose da dirti, Ermal Meta
Dall’undicesimo al ventesimo posto, sono sette i posti occupati da canzoni festivaliere: Noemi, La Rappresentante di Lista, Aiello, Lo Stato Sociale, Arisa, Gaia, Fulminacci.
Dulcis in fundo: nella classifica degli album più venduti durante la settimana, in seconda posizione c’è proprio la compilation di Sanremo 2021. Il Festival, quello vero, è appena cominciato, e questa volta ancor più di altre edizioni, sembra davvero promettere di rimanere nella storia musicale.